Gli alessandrini Svart Vold, dopo qualche anno di utile esperienza ottenuta sui palchi piemontesi, giungono al loro terzo demo, intitolato “Burning Memories”.
La copertina, dal disegno piuttosto naïf, mostra due figure avvolte dalle fiamme, mentre in lontananza si notano dei guerrieri a cavallo, disegnati in basso, in disparte, piuttosto piccoli, come se fosse stata aperta una finestra temporale su un ricordo lontano: un'immagine di non facile interpretazione, anche se, come prima associazione di idee, ci torna alla memoria la tragedia di cui rimasero vittime sette operai della ThyssenKrupp di Torino, morti durante lo svolgimento del proprio lavoro non per fatalità, bensì - stando a quanto riferito dai mezzi di comunicazione - perchè l'azienda non aveva rispettato le corrette precauzioni in materia di sicurezza sul lavoro e di antinfortunistica. Il disco, registrato agli Authoma Studios di Federico Pennazzato, dura circa venti minuti e comincia con la potente “Time for the Punishment”, che accelera nel finale. Segue la lunga ed elaborata “Fired Mark”: inizialmente cadenzata, acquista velocità con una parte rabbiosa, cantata in italiano; in seguito un pregevole assolo di chitarra cede spazio ad una lenta melodia, caratterizzata anche da una voce effettata e seguita da un finale ancora all'insegna della velocità. “Nameless” è aperto, in modo originale, da basso e batteria, ai quali si aggiungono le chitarre, dando luogo ad un brano veloce e massiccio, in cui il ritmo è spezzato da un altro buon assolo. La conclusione è affidata a “The Final Crusade”: un pezzo di un certo interesse, perchè inizia con le chitarre in duetto insolitamente epic metal, quindi si lancia nella lentezza doom, presto interrotta da una raffica micidiale di tutti gli strumenti, veloci e compatti all'unisono, prima dell'assolo che precede il rallentamento finale. Il CD, non particolarmente curato dal punto di vista estetico, è comunque ottimamente registrato, infatti i vari strumenti sono perfettamente distinguibili, peculiarità che nel death metal, erroneamente, viene spesso considerata opzionale. Dal punto di vista musicale, mentre l'alternanza scream/growl si fa più aggressiva che in passato, grazie al naturale sviluppo fisico dei cantanti, il lavoro risulta più maturo e ragionato, ma, per forza di cose, meno selvaggio e spontaneo del suo predecessore. La scelta stilistica di privilegiare la lingua inglese, se da un lato lascia maggiore spazio alla possibilità di acquistare consenso all'estero, dall'altro impoverisce quel fattore di protesta che, grazie all'utilizzo della lingua italiana, raggiungeva il pubblico in modo più diretto e lo sferzava violentemente, costringendolo a ragionare: in un periodo storico in cui la protesta è un dovere ineludibile per il futuro di un'Italia in totale decadenza, avremmo apprezzato maggiormente qualche episodio di denuncia in più. A prescindere da questa nostra opinione personale, comunque, il demo rimane certamente valido, pertanto lo consigliamo a tutti gli appassionati di death metal ed in generale dei settori estremi. 70/100
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Peli from Hell: Voce growl Anno: 2009 Sul web: |