Che brutta cosa che sono i clichè … il fare copia ed incolla di usi e costumi, suoni ed atteggiamenti che oggi risultano all’occhio ( o meglio all’orecchio) dell’ascoltatore e del critico più snob solamente patetico ed inutile … che brutta cosa che sono le foto in bianco e nero che ritraggono quattro rocker ( o presunti tali) con occhiali da sole improponibili già venti anni fa e con capigliature che nemmeno il Bon Jovi più anfetaminico avrebbe avuto il coraggio di sfoggiare …
Questa, può essere in pillole una descrizione abbastanza approssimativa di quello che soni i toscani Rockstar, sia nel look che nella loro musica. Infatti il quintetto di Lucca, esce con un secondo mini album che non fa altro che ricalcare l’ondata air metal\glam rock di fine anni ’80, citando a livello musicale tutti i nomi più gettonati di quel decennio, dai Motley Crue ai Guns’n’Roses passando per Los Angeles Guns e W.A.S.P.. Praticamente la musica che ha fatto impazzire legioni di rockers per diversi anni e che oggi ( ma forse anche allora) è considerata musica obsoleta, poco raffinata e priva di contenuti. Ma voglio proporre una sfida a chi avrà tra le mani una copia di questo Dusk Till Down: provare a rimanere fermo sulla propria sedia per tutti i ventitre minuti senza alzarsi in piedi, cercare il primo specchio in giro per la casa e cominciare ad ondeggiare come Axl Rose oppure facendo il verso al chitarrista muovendo la propria testa a tempo. I cinque pezzi di questo album infatti sono un puro e grezzissimo rock’n’roll, antemico “Take My Gun” che si alterna a furiose schitarrate heavy come in “To Be A Monster”. Ecco se resisterete a questa sensazione, tutto ciò non fa per voi. Resta peraltro il fatto che i Rockstar sono musicisti con la "M" maiuscola, hanno una padronanza dei loro strumenti non indifferente, sanno come costruire semplici motivetti disimpegnati dalla carica pazzesca e con un riffing eccellente come ad esempio in “Tonite”. “Dirty Love” invece è la classica ballatona ottantiana “strappamutande”, dove l’ottimo ed istrionico cantante Dyego Star pare aver appreso in pieno la lezione di Lawless ha impartito una ventina d’anni orsono con i primi dischi degli W.A.S.P. Chiude in bellezza “Livin Again”, travolgente e molto velvetrevolveriana che esplode in un chorus da cantare a squarciagola. Insomma, questi possono essere tamarri, ma sono travolgenti e carichi come una molla pronta a saltellare per la vostra stanza. Se non vi piacciono i nomi tutelari citati all’inizio lasciate perdere, altrimenti avete trovato la colonna sonora giusta per i vostri sabato sera quando siete in macchina, tra sigarette accese, volumi impossibili, finestrini abbassati e litri di birra versati sulla tappezzeria. It’s only rock’n’roll …but we like it 80/100
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Dyego Star: Voce Anno: 2007 Sul web: |