L’album omonimo Colster è il prodotto musicale delle esperienze di vita e dei viaggi dei due componenti della band, il chitarrista (e bassista e tastierista) Livio Cravero e il batterista Francesco Previotto.
Interamente strumentale, l’opera prima del duo piemontese, supera l’esame a pieni voti. Non inventano nulla, ma quello che fanno è senza dubbio apprezzabile, a dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che il prog nostrano, tra graditi ritorni (Eris Pluvia), conferme (Maschera di cera, Areknames) e novità (Wishin’cap) sa ancora emozionare. “Searching absolution”, ma anche “Searching absolution pt. 2 e pt.3”, si abbeverano alla fonte del Re Cremisi Fripp e ricordano (pur senza averne la potenza devastante) Larks’ tongues in aspic: un brano “aperto”, in continuo divenire, in cui la chitarra di Cravero dispensa ora “sciabolate” violente ora “toccate” di fioretto di classe assoluta ed anche la batteria di Previotto fa la sua bella figura. “The first wall” segue andazzi floydiani soprattutto nel finale ed anche la piacevole “Everyday life” si può ricondurre a Gilmour e Co. o se preferite ai primi Porcupine Tree. Le screziature fusion di “Island asylum” sfociano nella claustrofobica (e troppo breve) “Mind Rejection”, mentre con “Melancholy” i fumi psichedelici dei Floyd tornano a fare la loro comparsa. Digressioni chitarristiche pacate e d’atmosfera intensa emergono nella conclusiva “See through the tears” che definisce un album davvero convincente ed un altro tassello musicale importante in quest’ultimo scorcio di 2010. 78/100
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Livio Cravero: Chitarra, basso, synth Anno: 2010 Sul web: |