- A&B -
Ciao Carlo e benvenuto sulle pagine di A&B ...
- Carlo Carcano -
Ciao Vale e un 'ben trovati' ai lettori di A&B
- A&B -
38 anni, di Como, Ingegnere informatico e diplomato in composizione al conservatorio di Padova. Queste le prime note della tua biografia. Ma facciamo un passo indietro. Come nasce la tua passione per la musica e la tua formazione musicale prima del conservatorio ?
- Carlo Carcano -
No, non sono ingegnere informatico, lasciai a metà gli studi per dedicarmi completamente alla carriera di compositore.
Iniziai come batterista, verso i dieci anni, studiando solfeggio e poi prendendo lezioni, ma fino al conservatorio (che iniziai a frequentare a vent’anni) la mia formazione fu autodidatta. Dalla batteria la passione si espanse e incominciai a suonare la chitarra e a strimpellare il pianoforte. Presto incominciai a scrivere musica, studiando sui libri rudimenti di teoria e tecnica. Ai tempi del liceo scrivevo buffi preludi per pianoforte in Re minore in uno stile che definirei “Rachmaninov sedato plays the blues”. :-) E nello stesso tempo suonavo in gruppi come batterista e chitarrista, prevalentemente nell’ambito che va dal rock al metal estremo.
- A&B -
Una formazione piuttosto diversa da quella che è la tua musica di oggi. Cosa ti è rimasto però di quei momenti? Cosa ti porti ancora dentro (magari anche in modo inconsapevole) nelle composizioni di oggi ?
- Carlo Carcano -
In realtà vivo la mia relazione colla musica come un’unità. Come per ogni persona, tutte le esperienze che ho attraversato (artistiche ed esistenziali) contribuiscono alla mia identità di oggi.
Per fare un esempio nello specifico musicale, il fatto di iniziare come percussionista/chitarrista rock mi ha lasciato un interesse per la fisicità della musica, per le situazioni sonore estreme. E ciò risuona a vari livelli nelle mie composizioni.
- A&B -
Esperienze anche importanti le tue ... l’ultima a Madrid ... e una palese “vocazione estera”. Un caso o perché la situazione in Italia per un compositore non concede alternative alla fuga ? E una politica che “taglia” per molte forme di cultura ...
- Carlo Carcano -
No direi che si tratta di una scelta ahimè obbligata per chi vuole fare un mestiere artistico e vive in Italia. Praticamente impossibile sopravvivere come compositore (o danzatore o altro), in Italia. Lo si può fare solo guadagnandosi la pagnotta con altri lavori, condizione frustrante perché ti priva poi dell'energia e dello spazio reale per fare ciò che ami e per cui hai investito anni di studio, passione e fatica. In Italia non c'è cultura della creazione, cioè delle opere nuove. L'Italia è un gran museo, dove si conserva e non si crea. Le sovvenzioni statali per la musica vanno prevalentemente all'opera lirica. Meglio un'ennesima Aida che far crescere giovani artisti, questo il messaggio scoraggiante che si percepisce. Per un'istituzione italiana (teatro festival etc) programmare e commissionare musica 'nuova' (di qualsiasi genere) è generalmente una rottura di palle che non paga, e non un valore ed un'occasione come in molti paesi esteri.
- A&B -
Vuoi ricordarci brevemente le tue opere principali come compositore ?
- Carlo Carcano -
Difficile scegliere delle ‘opere principali’, perché tutte in qualche modo hanno un posto unico. Direi comunque il Primo Quartetto (in/pulse) (per archi - 1998), marzo, madre (per voce e percussioni - 1998), le due pièce con danza contemporanea Disteso, berceuse (per coro e percussioni - 2000) e Alice nel paese delle meraviglie (per vocalist e suoni elettronici - 2004), l'opera lirica Cuore (2005), e poi i pezzi recenti, tra i quali Sette silenzi seminati dal riso (per mandolini e orchestra) e Compressed Cry Chronicles (per ensemble strumentale, pezzi rock ed immagini).
Sul mio sito c'è il catalogo completo (www.carlocarcano.com).
- A&B -
In ambito pop/rock invece ti cimenti come arrangiatore o come direttore d’orchestra. Ricordo la tua collaborazione con i Bluvertigo al festival di Sanremo del 2001. Ci vuoi parlare di questa esperienza magari un poco “blasfema” per il progsters incallito, ma immagino importante dal punto di vista umano e professionale.
- Carlo Carcano -
La collaborazione con Morgan (e quindi coi Bluvertigo) iniziò ormai più di dieci anni fa, a partire da un'attrazione artistica reciproca, a me piaceva quello che faceva lui, lui era incuriosito da me e dal mio percorso 'classico'. Mi propose di arrangiare un pezzo per l'album 'Zero', dandomi sostanzialmente carta bianca a partire da un suo scheletro di canzone. Scelta molto coraggiosa e testimone della curiosità di Morgan per le strade inedite e 'rischiose'. Il frutto fu il brano 'Numero' (per voce, piano e quartetto d'archi), strano ed interessante ibrido a metà tra canzone e musica contemporanea.
A quella esperienza ne seguirono altre, fino agli arrangiamenti dei suoi due album da solista, l'ultimo è 'Da A ad A', del 2007.
La partecipazione a Sanremo 2001 si inserisce in questo percorso come parentesi francamente divertente. Ricordo quei giorni come deliranti e spensierati, immersi in una gabbia di matti.
Artisticamente, il contesto Sanremo è sterile. Un goffo macchinone mediatico, piuttosto noioso e poco emozionante, vissuto da dietro le quinte. Ma se non lo carichi di aspettative può diventare un'occasione interessante per far passare messaggi obliqui, per portare un po' di 'azione' musicale qui e la. Fu in questo spirito leggero e goliardico che vivemmo i giorni sanremesi coi Bluvertigo.
- A&B -
Come riesci a far convivere situazioni musicali così diverse fra loro e seguire ad esempio le esigenze di un Morgan oppure quelle di un danzatore o di un cantante lirico ?
- Carlo Carcano -
È una questione di ascolto reciproco e di strategia nel creare un vero incontro, come in ogni collaborazione artistica. Prendersi il tempo e le energie per capire davvero chi è il tuo interlocutore, qual è il suo mondo, cosa ti sta davvero chiedendo e come puoi mettere il tuo mondo e il tuo mestiere al suo servizio. Alla fine è questione di amore, mi viene da dire. Io fatico enormemente a collaborare a progetti che non amo, che non mi toccano personalmente.
C'è poi ovviamente una differenza tra i lavori in cui io sono più 'collaboratore' (arrangiamento, lavoro colla danza, etc) e quelli in cui io sono più 'autore' (la mia musica, per es.). Nel secondo caso è il mio mondo personale che prevale, uso il mio artigianato per dare forma a idee e desideri miei. Ma le due attitudini (collaboratore e autore) si mescolano sempre, non sono separate.
- A&B -
Una personalità poliedrica come la tua che tipo di musica ascolta prevalentemente e che importanza riveste poi questo ascolto nella tua produzione ?
- Carlo Carcano -
Ascolto di tutto, direi. O meglio, la mia curiosità musicale è onnivora. Dall'ultima interpretazione di Krystian Zimerman delle ballate di Chopin, ai dischi in cui Chris Watson mette microfoni nella carcassa di zebre, a oscuri gruppi funeral-doom finlandesi, gamelan balinesi, l'elettronica freddissima di Ryoji Ikeda, e così via. Me li faccio tutti, i 'tag': jazz, alternative, contemporary, elettronica, pop, rock, industrial, world, new, old, medium, x-large, bla bla etc :-)
Poi certo ho delle preferenze e delle musiche 'funzionali' che ascolto quando cerco piaceri musicali 'specifici'. (Tipo i Meshuggah per una corroborante intensa energia, Alexandre Scriabin per una goduria sensuale, le sinfonie di Gustav Mahler per viaggi emozionali, le ballads di Brad Mehldau per rilassare il cervello, etc)
- A&B -
Come si svolge la tua giornata lavorativa tipica quando sei occupato in un progetto ?
- Carlo Carcano -
Dipende dalle fasi del lavoro.
La fase di scrittura è molto solitaria ed è la più difficile, è un gioco di prestigio con se stessi per far convivere spontaneità, ispirazione e 'produttività' e coltivare un'atmosfera che faciliti il più possibile la concentrazione.
Poi ci sono fasi più 'sociali': prove, collaborazioni, registrazioni in studio, ove i tempi e i ritmi sono condivisi con altre persone.
Sono come due anime molto diverse e complementari del mio lavoro.
- A&B -
Pensi di aver soddisfatto appieno i tuoi “pruriti” musicali o è tutto un divenire e quindi ad un sogno nel cassetto soddisfatto ne segue subito un altro ed un altro ancora ?
- Carlo Carcano -
La seconda che hai detto, direi. :-)
Anche se non la vedo tanto in termini di 'sogni nel cassetto da realizzare', piuttosto si tratta di provare a fare cose che desidero, magari sbagliando. I sogni nel cassetto non soddisfano mai, preferisco la realtà, qui bella in vista sul tavolo, fuori dal cassetto.
Il 'mi piacerebbe ma non ne sono capace' per me è una menzogna. Se non fai è perché non lo vuoi veramente o perché ti fai paralizzare dall'autogiudizio o dal perfezionismo. Piaghe da estirpare.
- A&B -
Cosa conosci della scena progressive odierna o di quella ormai “storicizzata” degli anni ’70 ?
- Carlo Carcano -
Non sono un accanito progster. Della scena odierna ignoro abbastanza, e poi mi interessa relativamente esplorare delle 'scene', divento sospettoso davanti alle realtà chiuse in se.
In realtà se c'è un aspetto che ammiro del cosiddetto prog è che praticamente non è un genere, è molto aperto, ha confini tra loro lontanissimi e questo consente risultati variegati, sperimentazioni e esiti emozionali vasti.
Tra i miei ascolti amati ci sono cose che sono state etichettate anche come prog (i geniali italiani Mariposa – carissimi amici, Mr.Bungle, Naked City, i già citati Meshuggah, etc) ma che di fatto non appartengono ufficialmente alla categoria.
Del prog storico ho ammirato molto i Gentle Giant, per esempio.
- A&B -
Prima dei saluti di rito ... parlaci del tuo amore per il tango ...
- Carlo Carcano -
Grandissima passione ballare il tango argentino, da anni ormai. La considero una declinazione 'fisica' del mio amore per la musica. La musica del tango è poi un universo di una ricchezza e varietà incredibili, da molti punti di vista: culturale, strumentale, emotivo.
E, pensandoci bene, artisti come Osvaldo Pugliese o Horacio Salgàn potrebbero nascondere un'anima prog …
- A&B -
E’ stato molto piacevole incontrarti ... un saluto ai nostri lettori ...
- Carlo Carcano -
Piacere mio, davvero.
Buon cammino musicale senza fine a tutti.