Dopo una pausa di quasi 20 anni dall’ultimo lavoro “Inca”, il tastierista Nik Comoglio ripropone il marchio Syndone all’attenzione del pubblico “progressivo”.
E’ un gruppo profondamente rinnovato però quello che ci propone Melapesante. A Comoglio (ovviamente già presente nei due precedenti lavori degli anni ’90), si affiancano il bassista Federico Marchesano, il batterista Paolo Rigotto, Francesco Pinetti al vibrafono (oltre che ai timpani e ai cimbali) e l’ottimo vocalist Riccardo Ruggeri. I numerosi “guests” al cello, al violino, al flauto, all’oboe contribuiscono a “nutrire” Melapesante di ulteriori gustosi sapori. Un album a tema sui numerosi significati simbolici ed allegorici del frutto che sin dall’antichità ha popolato i miti e le leggende di gran parte dell’umanità. 10 canzoni ( per quasi 50 minuti di musica) avvolgenti, seducenti, che sposano la tradizione progressiva italiana, con i riflessi della musica classica, la musica colta contemporanea con i “divertissement” cabarettistici, il jazz-rock con il cantautorato. Il tutto con una libertà espressiva e musicale che (forse) potremmo aspettarci da una band con parecchi album alle spalle (e magari sostenuta da una major) e non da una “quasi” nuova, a dimostrazione della statura professionale di questi musicisti di cui Nik Comoglio ( non dimentichiamolo autore anche di alcune prove soliste) è solo la punta di diamante. L’eclettismo della band è evidente sin dalla traccia iniziale “Melancholia d’Ophelia” con le tastiere vintage di Comoglio, la ritmica spezzettata, gli inserti jazz-rock e la voce particolare di Ruggeri. L’incalzante strumentale “Allegro feroce” con tanto di archi, ci porta alla title-track. Il ritornello di facile presa non sminuisce, anzi valorizza, la bellezza di una composizione semplicemente perfetta. Anche nelle liriche. Tra “vuoti” e “pieni”, tra hammond “pesante” e flauto delicato. L’acustica “Magritte” (altro gioiellino) prelude ad un altro pezzo forte dell’album. Misteriosa, ipnotica, straniante, anch’essa impreziosita dagli archi, “Giardino delle Esperidi” non vi lascerà certo indifferenti. Il dramma dell’11 settembre è ricordato in “Malo in adversity”. Originale il simil-cabaret di “Mela pensante”. Ancora l’hammond debordante di Comoglio è protagonista in “Mela di Tell” con una grande performance anche di Ruggeri al canto. Meno avventurosa ma comunque raffinatissima “Dentro l’inconscio”. Chiude l’album l’esercizio strumentale “4 hands boogie prog”. Un lavoro inaspettato. E quindi ancor più gradito. Non usiamo la parolina magica ... ma dovremmo. Imperdibile. 85/100
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Nik Comoglio: Piano, Hammond, Moog, tastiere Anno: 2010 |