Per capire chi sono i Goblin Rebirth bisogna fare un rapido excursus storico:
GOBLIN: nel 2000 la formazione di Profondo Rosso (Claudio Simonetti, Agostino Marangolo, Massimo Morante e Fabio Pignatelli), si riunisce inaspettatamente grazie al pretesto fornito dalla colonna sonora del nuovo film di Dario Argento, Non ho sonno. Il gruppo conclude un'opera ottima tra polemiche e contrasti insanabili e si scioglie per l'ennesima volta, non mancando, i singoli componenti, di lanciarsi invettive ed accuse via internet. BACK TO THE GOBLIN: Nel 2005, per volontà di Massimo Morante e Fabio Pignatelli, la band si ricompone, interessando anche Maurizio Guarini e Agostino Marangolo. Assente Claudio Simonetti che, in un clima di contrasto con gli altri, decide di dedicarsi ai suoi Daemonia. Il gruppo pubblica un disco molto suggestivo, autoprodotto, ma non può fregiarsi del nome Goblin, il cui uso spetta, dal 2001, alla formazione di Non ho sonno. Il moniker del gruppo (nonché titolo dell'album), diventa pertanto Back To The Goblin. Nel 2009, dopo 32 anni di assenza dal palcoscenico, questa formazione si esibisce dal vivo con l'innesto di un musicista aggiunto, il tastierista maltese Aidan Zammit. Tuttavia, a sorpresa, alla fine dello stesso anno, il gruppo annuncia il suo scioglimento, dovuto, ancora un volta, ad insanabili dissidi interni. NEW GOBLIN: nel 2010 Massimo Morante, Maurizio Guarini e Claudio Simonetti, formano i New Goblin, con l'aggiunta di due componenti dei Daemonia: Titta Tani alla batteria e Bruno Previtali al basso. Con la nuova formazione, i cinque tengono diversi concerti in Italia e all'estero. GOBLIN REBIRTH: agli inizi del 2011, anche Fabio Pignatelli e Agostino Marangolo organizzano una formazione alternativa dei Goblin, ribattezzata prima Goblin World, poi, definitivamente, Goblin Rebirth. Accanto a loro, suonano Aidan Zammit (che, come detto, aveva militato già nei Back to the Goblin), il tastierista Danilo Cherni e il chitarrista Giacomo Anselmi. Le ultime due band annunciano ciascuna alcune uscite discografiche. A sentire loro, infatti, sarebbero usciti DVD dal vivo, documentanti rispettivamente in concerti tenuti all'Alpheus di Roma, il 18 Febbraio 2011 (New Goblin) e al Crossroads di Osteria Nuova il 22 aprile 2011 (Goblin Rebirth), album in studio (un disco di solo materiale inedito per i Goblin Rebirth e un disco contenente 7 classici opportunamente riarrangiati e sei brani inediti per i New Goblin). Ad aver (parzialmente) mantenuto queste promesse erano stati i New Goblin che avevano fatto uscire un doppio vinile dal vivo e un EP dal titolo Tour EP 2013 (contenente 4 brani, tutti già editi, riproposti in ennesime nuove versioni che nulla aggiungevano a quelle originali. Assenti i paventati pezzi inediti). GOBLIN 4: nel 2014, i 'Back To The Goblin' si riformano sotto un nuovo moniker, 'Goblin 4' (qui la recensione di Four of a kind, album veramente notevole). CLAUDIO SIMONETTI'S GOBLIN: parallelamente, il tastierista storico forma i 'Claudio Simonetti's Goblin' (praticamente i Daemonia spacciati per una filiazione dei Goblin), che pubblicano un LP di sole cover (sulla cui qualità vale quanto detto per l'EP sopra menzionato). A latere di queste due formazioni, ed in linea con il nome utilizzato, i GOBLIN REBIRTH non solo esistono ancora - hanno suonato dal vivo proprio all'inizio dell'estate 2015 (qui la rece del concerto) - ma hanno pubblicato il loro più volte annunciato disco di inediti. Orbene, il lavoro è forse il migliore tra tutti quelli citati. Indicare come fortemente ancorati al passato, brani come "Requiem For X" e "Mysterium" sarebbe una grossolana diminutio: piuttosto che evocare i semplicemente i Goblin, questi pezzi SONO i Goblin, quelli enigmatici e ipnotici dei primi tempi, indimenticabili, magnetici, inquietanti, ora ripetibili. A dispetto del titolo, "Back in 74" propone una commistione inedita e miracolosamente efficace che pare unire i Goblin più ritmati e avvincenti con gli Ozric Tentacles più ipnotici mentre "Book Of Skulls" fonde praticamente tutto l'universo Goblin in forma di rapida e incalzante suite: il rock del Bagarozzo Mark, le suggestioni malinconiche delle ultime colonne sonore e quelle mefistofeliche di Profondo Rosso e Suspiria, fino all'incedere caracollante di Zombie. "Forest" riprende la lezione liquida e suggestiva che il Maestro Pignatelli ci aveva proposta ne La Chiesa, mentre "Evil In The Machine" suona come se il basso martellante degli Yes di Fragile venisse mescolato ad Ozric Tentacles e Rockets con il risultato che, così rimaneggiato, il vocoder appare addirittura gradevole). Nella sua fase iniziale, "Dark Bolero" incarna esattamente ciò che il titolo esprime ed evolve, nel prosieguo, assumendo connotazioni corali, prevalentemente volte ad omaggiare "Carmina burana", la famosa cantata scenica composta da Carl Orff. Da ultimo, la conclusiva "Rebirth" rende onore al suo titolo: il gruppo "rivive" per la seconda volta una nuova vita: il "Goblin touch" è qui incastrato alla perfezione con ascendenze crimsoniane, percussioni di stampo orientale, inquietudini atmosferiche, dinamismi degni del prog più avvincente e incalzante. Sono felicemente stordito da questo lavoro e auspico caldamente un secondo capitolo. E se Pignatelli e Marangolo non hanno dimostrato nulla di più di quello che già valgono, Cherni, Zammit e Anselmi risultano l'arma vincente di questa incarnazione, meritando a pieno titolo l'appellativo Goblin, già parzialmente riconosciutogli suonando le cover dello storico gruppo nell'aprile del 2011, al Crossroads, qui ampiamente conquistato con questo fantastico disco di inediti, così diversamente Goblin da apparire sempre - e solo - GOBLIN. Voto: 95/100 |
Anno: 2015 |