I puristi amano differenziare l'operato delle tribute band da quello delle cover band: le prime omaggiano una band specifica, ricalcandone fedelmente vocalità e sound; lontane dal sublimare l'operato specifico di un organico in particolare, le seconde attingono dal repertorio di artisti differenti, generalmente adottando un modus operandi votato alla personalizzazione dei brani. I The Musical Box sono altra cosa: "non sono una tribute band", precisa Phil Collins in persona: "hanno preso un periodo e lo stanno riproducendo fedelmente nello stesso modo in cui qualcuno farebbe una produzione teatrale". Incalza l'ex collega Peter Gabriel, che avalla senza riserve l'operato della band canadese: "hanno ricreato, devo dire molto accuratamente, ciò che i Genesis facevano all'epoca. Li ho visti a Bristol con i miei figli in modo che potessero vedere cosa faceva il loro padre allora". Chi scrive aderisce alla tesi per cui l'approccio odierno da riservare ad alcune opere della musica contemporanea, debba necessariamente ispirarsi al modello applicato nella compagine della musica classica, specie se si parla di gruppi ormai impossibilitati, generalmente per questioni anagrafiche, a riprodurre il loro stesso lascito. In tal senso, l'opera dei Musical Box è nobilitata, rispetto ad altri organici, dalla tenace volontà di ricreare costumi e scenografie stratificate tipiche del primo periodo genesiano, non di rado incarnante aspetti afferenti all'arte teatrale tout court. Ciò vale maggiormente per l'opera "The Lamb Lies On Broadway", complessa (e ultima) fatica con Peter Gabriel ancora in organico, caratterizzata da un utilizzo dei costumi che percorre un range espressivo agli antipodi: si passa dalla visione minimalista offerta dal protagonista Rael (giacca di pelle, maglietta, jeans e taglio corto di capelli), alle immaginifiche rappresentazioni del cono rotante decorato con immagini di serpenti, senza tralasciare i deliri visivi dello "Slippermen", figura inquietante coperta di protuberanze rotondeggianti, dotata di genitali gonfiabili, fuoriuscita da un bozzolo apparentemente saccheggiato dall'universo degli insetti, pur a forma vagamente fallica. A dirla tutta, non tutto è fedelissimo: alcuni passi di flauto sono omessi così come è assente il cantato del batterista in "The Colony of Slippermen" (il verso è "now can't you see, when the raven flies it's jeopardy"), mentre in "It", un'esplosione e luci stroboscopiche dovrebbe introdurre la presenza di due Rael, qui ridotti ad uno soltanto; e poi c'è la critica all'opera originaria: le diapositive proiettate sullo schermo - offerte dai Genesis e riproposte proprio nella loro sequenza originale - sono assolutamente incomprensibili, talvolta apparentemente disancorate dalle musiche. Tuttavia, tutto ciò non toglie nulla alla validità di quanto proposto, qualcosa di molto vicino all'apoteosi sonora, tanto musicalmente, quanto vocalmente. Senza dimenticare la ulteriore valorizzazione rappresentata dai brani "The Musical Box" e "Watcher Of The Skies", che i Genesis eseguivano come bis in quel tour, qui ovviamente riproposti con la sublimazione delle maschere originarie (il vecchio uomo e il costume con ali di pipistrello, occhi fluorescenti e mantello multicolore). In conclusione, lo spettacolo messo in scena da questi fedelissimi emuli offre la rara opportunità di assistere ad una rappresentazione artistica di pregevole spessore rappresentativo, riprodotta con grandissimo impegno e immutata tenacia. Al riguardo, soccorre il già citato Phil Collins: "Si è parlato tanto di The Lamb da quando abbiamo finito, da quando Peter se n'è andato. La ricreazione dello spettacolo di Musical Box è l'unico modo per vederlo dato che non è mai stato girato". |
Denis Gagné - lead vocals, flute, occasional percussion tracklist: |