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Claudio Canali (BIGLIETTO PER L'INFERNO)

Parlando di musicisti attivi negli anni '70, la storia vissuta da Claudio Canali, tuttora in itinere, è certamente tra le più incredibili. Vocalist e flautista del Biglietto per l'Inferno, gruppo minore ma validissimo della scena prog nazionale - con i quali ha pubblicato un album omonimo nel 1974 e un paio di postumi nei decenni successivi - decide, nel 1990, di dedicarsi all'eremitaggio secondo la regola benedettina, presso l'Eremo della Beata Vergine del Soccorso di Minucciano, un paesino arroccato tra la Garfagnana e la Lucchesia, sotto le pendici del monte Uccello in provincia di Lucca.


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Biglietto per l'inferno

Artista a tutto tondo, Fra Claudio è oggi anche poeta, disegnatore, intagliatore di legno, scultore di marmo.
Lo sono andato a trovare proprio presso il citato Eremo, ove conduce una vita appartata, nel silenzio della preghiera e nella durezza del lavoro imposto dagli insegnamenti di San Benedetto.
Sono ivi giunto nel primo pomeriggio del 1° Novembre 2015, con tutta la famiglia, in una giornata ventilata, caratterizzata dal tipico frizzore di inizio autunno.
Il luogo non era disabitato, come avevo ipotizzato, ma, anzi, largamente frequentato da fedeli, ivi giunti per la messa domenicale delle ore 16.00.
L'eremo è un luogo bello, circondato di pace e tranquillità.
Nell'attesa, qualcuno degli astanti ha raccolto castagne, con il consenso dei monaci, il cui spirito altruista li porta a condividere con il prossimo i frutti della terra.
Ad uno di loro ho chiesto informazioni su Claudio Canali: mi aspettavo una certa resistenza che invece non è affatto giunta. Sono stato bene accolto, fraternamente, serenamente, nonostante fossi venuto per motivi musicali e non religiosi.
Ho provato ad accennare, ancorché senza intenti provocatori, che sono ateo: l'atteggiamento non è cambiato affatto. Sono rimasto oltremodo stupito da questa accoglienza.
Ho finalmente incontrato Claudio finita la funzione religiosa, verso le 17:00. L'ho visto salutare i fedeli, porgere la mano, scambiare battute, sorridere sereno. Fattomi avanti, gli ho presentato mia moglie e i miei due figli, dicendogli che avrei voluto parlare al musicista e non al frate. Ancora una volta, sono rimasto stupito: sorridendo, ci ha condotti nel retro del monastero ove “non c'è gente e si può parlare serenamente, senza interruzioni”.
Ne è scaturita una chiacchierata prevalentemente incentrata su questioni di fede che, in qualche modo, ha coinvolto tutta la famiglia. Si è parlato ovviamente anche di musica e mi è toccato l'onere di notiziarlo della morte di Rodolfo Maltese, chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso, della quale era totalmente all'oscuro.
Tirando le somme, io ho intervistato lui su argomenti musicali, lui ha intervistato me su questioni di natura religiosa, con la differenza che ha anche cercato di aiutarmi a trovare alcune risposte. Non credo che ci sia riuscito ma sono stato bene, al punto che le cose materiali hanno perso completamente di importanza (giusto per fornire un'idea, ho dimenticato di farmi autografare alcune cose che avevo portato e altre di cui mi ha gentilmente fatto dono).
Di seguito, brevi stralci di questa lunga conversazione, inaspettata per entrambi.
Buona lettura.




Intervista

Gianluca: come si vive qua, Claudio?

Fra Claudio: si vive bene, in pace con Dio, nella preghiera e nel lavoro.

Gianluca: parlando con uno dei confratelli, mi è stato detto che tu non scappi dai fan che ti vengono a trovare e il modo in cui mi hai accolto me ne fornisce piena conferma.

Fra Claudio: perché dovrei scappare? Vengono tutti a farmi visita animati da positive intenzioni e io sono felice di rapportarmi come sono ora.

Gianluca: eri a conoscenza di queste attenzioni nei confronti del Biglietto dell'Inferno e di altri gruppi analoghi dell'epoca?

Fra Claudio: all'inizio non sapevo nulla della riscoperta del disco del Biglietto e di altri 33 giri di quel periodo. Qui non ci sono mai stati televisione, radio, internet e io non sospettavo minimamente di quanto stesse succedendo al di fuori di questo angolo di pace. Diciamo che per circa 5 anni ho vissuto da inconsapevole “protetto”, nel senso che nessuno sapeva dove mi trovassi e cosa facessi.
Poi la notizia della mia scelta e il luogo ove vivevo sono trapelati ed è cominciato un costante via vai di persone, sebbene abbastanza contenuto. 
Quando sono giunti i primi fan, siamo rimasti tutti un po' interdetti, qui all'Eremo: eravamo preoccupati che qualcuno potesse pregiudicare alcune delle nostre regole, come il lavoro, la preghiera, il silenzio, la meditazione. Successivamente, ci siamo detti che, se le visite non avessero intaccato la pace di questo luogo, sarebbe stato doveroso far prevalere il senso di ospitalità, che per noi è sacro. 
È stato anche un modo di avvicinare due mondi: i frati associavano al rock dei disvalori, visualizzando un'immagine decadente, di perdizione. Erano convinti del binomio rock/croce rovesciata (risate).
Invece si sono subito resi conto che si trattava, eccetto alcune pericolose eccezioni, di luoghi comuni privi di fondamento. I musicisti, invece, hanno scoperto un luogo di pace verso il quale si rapportano con molta serenità, con molta umiltà. Il nostro approccio semplice e genuino li stupisce e li affascina.

Gianluca: immaginavi che saresti invecchiato in un monastero, vestendo il saio da monaco?

Fra Claudio: no, ma ora posso dirti che questa strada era già stata scritta per me, soltanto che io non riuscivo a vederla. In fondo, ho fatto la prima media in seminario e da ragazzo, assieme ad altri del gruppo, ho partecipato ad un ritiro spirituale di circa un mese, durante il quale mi sono trovato benissimo. A dirla tutta, ero un discolo di prim'ordine (risate).

Gianluca: come mai questo percorso si è interrotto?

Fra Claudio: avevo tanti interessi che mi hanno distolto: la musica, il gruppo rock, altri impegni.


Dal vivo, negli anni '70, con il Biglietto per l'Inferno (batteria presa in prestito dai Garybaldi)


Gianluca
: io credo che negli anni '70, con la scena musicale pesantemente schierata a sinistra, fosse anche impopolare rivendicare una certa identità religiosa. È così?

Fra Claudio: lo era certamente ma non credo che fosse questo il motivo del mio distacco. Altrimenti, se avessi voluto seguire delle mode, delle tendenze imperanti, sarei caduto nel tranello delle droghe, che in quel periodo imperversavano non poco. Pur tuttavia, noi del Biglietto non ne abbiamo mai fatto uso: eravamo infatti convinti che fosse meglio un buon bicchiere di vino piuttosto che una canna.
Una volta l'abbiamo anche provata ma non ci trasmise proprio nulla.
Ricordo, su questo tema, animate chiaccherate con Eugenio Finardi, produttore del nostro secondo album, “Il tempo della Semina”, che poi non uscì per fallimento della Trident (fu pubblicato postumo nel 1992 dalla Mellow Records. NdA).


Con il Biglietto per l'Inferno, durante le session fotografiche del
primo album (1974).
Claudio Canali è il secondo da destra.


Gianluca
: rinneghi il tuo passato nel Biglietto dell'Inferno?

Fra Claudio: assolutamente no. Vedi, io ero alla ricerca di una strada e quello compiuto con il Biglietto era un passo fondamentale per giungere dove sono ora.

Gianluca: credo di capirti. Quella strada sembra oggi così evidente, ascoltando i testi dei brani di allora. Io sono convinto che il vostro primo album fosse, a suo modo, un disco religioso

Fra Claudio: certo, con alcune ingenuità di stampo teologico, ovviamente, ma sicuramente trattava temi di spessore afferenti alla religione.

Gianluca: i tuoi testi erano certamente espressione di un disagio. Sembrava che fossi pervaso dalla irrefrenabile esigenza di trovare risposte. Non mi stancherò mai di ascoltare “Confessione”, pensando alla tua scelta odierna.

Fra Claudio: non soltanto “Confessione”. Credo che “L'amico suicida” sia un brano molto profondo. Hai ascoltato la nuova versione? E bellissima! (si riferisce al rifacimento che compare nel recentissimo lavoro del Biglietto dell'Inferno, “ViviLottaPensa.”, che contiene nuove versioni dei vecchi brani, come il precedente album, “Tra l'assurdo e la ragione”. NdA.).

Gianluca: non ho ancora ascoltato l'ultimo disco. Hai collaborato anche in questo?

Fra Claudio: mi è stato chiesto e io ho accettato, limitandomi a riscrivere brevi passaggi di alcuni testi che, alla luce degli insegnamenti teologici che ho appreso nel corso della mia esperienza da religioso, erano incoerenti.


Con il Biglietto per l'Inferno, durante le session fotografiche del secondo album (1975)


Gianluca
: come hanno vissuto, gli altri del gruppo, i tuoi amici o parenti, i conoscenti, la tua scelta di diventare monaco?

Fra Claudio: erano stupiti. Fino a poco tempo prima ero un rockettaro che girava con i capelli lunghi fino alle spalle e poco dopo me ne andavo in giro con la testa rasata, rosario in mano. “Ma come è possibile?”, mi dicevano “Non sei più te! Cosa ti hanno fatto?”. Io indicavo il crocefisso e rispondevo sorridendo: “Non dovete chiederlo a me ma a lui” (risate). Ma non tutti capivano una risposta di fede come questa. Tu hai fede?

Gianluca: no, sono ateo, sebbene provenga da un passato di credente: sono stato praticante, non soltanto con riferimento alla ricorrente celebrazione domenicale, ma anche frequentando gruppi di preghiera e militando in un coro polifonico nato per esigenze di parrocchia, che poi si è tramutato in qualcosa di più serio, giacché si è esibito in varie zone dell'Italia, all'estero in un caso, sempre in contesti religiosi.

Fra Claudio: e come mai ti sei allontanato?

Gianluca: è evidente che Dio ha risposto alle tue domande. Alle mie, invece, non ha mai risposto. Ad un certo punto sono successe due cose importanti: mi sono stancato di aspettare e ho visto in televisione un'intervista a Margherita Hack nella quale lei asseriva di non credere in Dio e di credere nella materia, non come entità suprema, ma semplicemente come trasformazione delle cose e delle persone: oggi siamo carne, domani polvere nella terra, ove crescono le piante che ci forniscono i frutti, e così via.
Diciamo che quella intervista è stata la cosa più vicina alle risposte che aspettavo.


Nel 2014, con Tony Pagliuca de Le Orme (per gentile concessione di Tony
Pagliuca.
https://antoniopagliuca.wordpress.com/2014/08/19/biglietto-per-linferno/).


Fra Claudio
: come fai a non credere vedendo tutto questo? (indica la natura circostante. NdA)

Gianluca: credo nella natura ma non in Dio. Perchè dovrei credere in qualcosa che non vedo?

Fra Claudio: non vedi Dio in tutto questo?

Gianluca: Tu vedi Dio? Io vedo soltanto l'esplosione della natura: tanti fiori, alberi, le nuvole, il cielo.

Fra Claudio: tu non lo sai, ma sei molto più vicino a Dio di quanto lo sia io.

Gianluca: Non ne sono così convinto. Claudio, spiegami perché ogni volta che qualcuno chiede un segnale della presenza di Dio, gli altri, quelli che la fede dicono di averla, rispondono che sarebbe troppo comodo credere in Dio dopo aver ricevuto una prova della sua esistenza. E perché dovrebbe essere scomodo, ribatto io? Non sarebbe più facile che Dio si manifestasse?

Fra Claudio: quando la Madonna apparve a Bernadette, a Lourdes, lei corse a dirlo al prete del paese che non le credette. “Se è vero”, le disse, “chiedile di far fiorire il roseto!”. Lei corse dalla Vergine Maria alla quale riferì la richiesta. Ella sorrise. Ovviamente, non può essere questo il modo.

Gianluca: perché no?

Fra Claudio: perché Dio non si manifesta come vuoi te ma come vuole lui. Sta a te sapere individuare.

Gianluca: Ci sono tante domande, tanti perché rimasti irrisolti. Perché se qualcuno venisse lisciato da un pianoforte che casca dall'alto, si direbbe che “è stato miracolato”, mentre se il pianoforte gli cadesse sulla testa, nessuno chiamerebbe in causa Dio? Non dico di additarlo quale responsabile della morte ma quantomeno di indicarlo come colui che è rimasto inerte di fronte ad una morte che avrebbe potuto evitare.

Fra Claudio: in realtà, nel bene e nel male, sempre di disegno di Dio si tratta. Ovviamente, secondo la nostra ottica di esseri terreni, sarebbe meglio che il pianoforte non ti cadesse sulla testa. Tuttavia, la vera riposta è un'altra: qualunque cosa dovesse succedere, la volontà di Dio che oggi ti appare incomprensibile, domani sarà chiara. 
Io ho avuto problemi di salute molto seri ma non ero preoccupato di morire. Mi sono rimesso a Dio  ed eccomi ancora qua. Ho scoperto che Dio aveva altri progetti per me: per esempio io compongo musica e intaglio il legno.
Ultimamente, mazzetta e scalpello in mano, ho scoperto di sapere scolpire il marmo. E' un dono di Dio, questo. Certo, la prima volta che ci ho provato, volevo modellare il volto di Gesù ma è venuto fuori uno dei ladroni (risate). Ma con il tempo, l'arte si è perfezionata.


Fra Claudio colto durante la registrazione dell'album "Tra l'assurdo e la ragione" (2009).


Gianluca
: parlando di te come artista, sei ancora un musicista?

Fra Claudio: certo. Suono sempre il flauto, spesso nelle corso della liturgia. Inoltre, poco tempo fa ho scritto un brano di musica sacra di cui ho composto i versi e, in coppia con Roberto Martinelli, l'arrangiatore di Gino Paoli, la musica. Ti regalerò il cd.

Gianluca: Grazie. Mi impegno a recensirlo quanto prima (qui la rece). Ha un titolo?

Fra Claudio: si chiama “Inno dell'Oblato” ed è una composizione per coro polifonico a quattro voci.
Inizialmente ero deciso a volere soltanto voci maschili ma poi sono rimasto incantato dalla interpretazione effettuata dal Coro “Iubilate Deo” della parrocchia di Casette di Massa: più lo ascoltavo e più mi piaceva questo intreccio tra soprani e contralti da un lato, bassi e tenori dall'altro. 
Il ritornello è una marcia decisa che, allegoricamente, indica anche la marcia contro i nemici dell'asceta (le tentazioni e la rilassatezza). 
Per la versione strumentale, invece, non ci siamo limitati a togliere le voci ma abbiamo voluto inserire un violoncello solista che ha vestito il brano in maniera diversa, non meno suggestiva, molto intima.



Epilogo

Nel guardare quest'uomo negli occhi, sono rimasto sorpreso dal suo candido approccio. È stato quasi impossibile scorgere in lui lo stesso uomo rabbioso che 40 anni fa scherniva e provocava l'uomo di Chiesa, il Frate Isaia presente nel brano “Confessione”, il prelato che si indignava dal senso di giustizia spiccio manifestato dall'uomo che andava a confessarsi più per provocazione che per convinzione.


Claudio Canali a sinistra (1974), Fra Claudio a destra (2015)

Per tutto il colloquio, negli occhi di Fra Claudio ho invece intravisto la luce particolare dell'attivista sincero, che lo ha spinto a regalare dei libri ai miei figli; che gli ha fatto rifiutare, invero senza successo, la mia genuina offerta in denaro (che difficilmente, per non dire raramente, elargisco alla Chiesa, preferendo beneficiare organizzazioni umanitarie, spesso laiche); che lo ha reso smemorato, facendogli dimenticare le regole del monastero, a favore di un senso spiccatissimo dell'ospitalità, rischiando di saltare la cena per colpa nostra.
A ricordarci che il tempo è tiranno è stato il discretissimo Padre Lorenzo, la guida spirituale dell'Eremo, con il quale ho scoperto di avere comuni amicizie. Il mondo è veramente piccolo.
Avviandoci verso l'uscita, mentre mi salutava come un vecchio amico, Fra Claudio mi ha confidato commosso: “appena mi riprendo da questa visita, comincerò a pregare per te”.
“Lui si deve riprendere?”, mi chiedo, “E io cosa dovrei dire?”.
Sulla via del ritorno, in autostrada, mia moglie e i miei figli mi hanno chiesto di sentire il disco del Biglietto per l'Inferno. È un lavoro forte, musicalmente e liricamente, come tutti gli amanti del progressive sanno bene. Ma ora, dopo questo bell'incontro, posso certamente osare un poco e fare ascoltare “Confessione” anche ai miei figli.
Eccoli che ridono divertiti, pensando all'uomo dalle fattezze di un improbabile Babbo Natale fuori stagione, non riconoscendolo mentre dice, energico e beffardo: “Ascoltami frate, non so se ho peccato, ho ucciso un bastardo che avrebbe voluto coprire coi soldi il suo sporco passato tentando così di beffare il suo fato (…) Ascoltami frate e dimmi se questo lo chiami peccato o un nobile gesto: ho preso dei soldi a un ricco signore per dar da mangiare a un uomo che muore”.


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