La perfetta commistione tra hard rock e rock sudista è racchiusa tra i solchi di questo incredibile live. Assieme a band come Outlaws e Molly Hatchet, alla fine degli anni '70, i Blackfoot (per tre quarti composti da indiani pellerossa, da cui il moniker), imbevono di adrenalinico hard rock la formula dei Lynyrd Skynyrd (due membri della band avevano militato in questi ultimi nel biennio 1970-1971), forgiando la nascita di un nuovo genere che riesce ad accontentare in un solo colpo i rustici sudisti statunitensi e i primitivi metallari europei.
Ma in questo live, i Blackfoot fanno di più, arrivando a superare tutti quanti, anche se stessi, reinventando letteralmente la loro formula: estremizzando il concetto di base all'ennesima potenza, velocizzano le ritmiche all'inverosimile, distorcono oltre misura le chitarre, cantano rabbiosamente mangiandosi il microfono. In studio abbaiano e graffiano, in concerto mordono e devastano. In studio rumorosi, in concerto pericolosi. I due chitarristi, Charlie Hargrett e Rickey Medlocke, si alternano in assoli aggressivi, l'uno in stile bykers, l'altro quasi metal. Il secondo dei due è anche il cantante, che urla i suoi testi con veemenza, galvanizzando il pubblico con spavalda determinazione. Alle sue spalle, una macchina da guerra come Jakson Spires riesce a ripetere tutti i fell ritmici degli arrangiamenti originari spingendo così forte sull'acceleratore, da far venire il dubbio che la velocità del piatto sia impostata sulla modalità 45 e non 33 giri. E' questo il motivo per cui un brano meravigliosamente trascinante come "Train Train" suona come se "Highway Star" fosse stata reinventata da gente che indossa stivali texani e cappello da cowboy; per la stessa ragione, "Good Morning" suona talmente devastante da far pensare che il nascente genere thrash sia robetta da signorine e "Queenie, Every Man Should Know" riesce a trascinare un pubblico londinese che, non soltanto non sa nulla del genere southern, ma sembra addirittura dimenticarsi, per una quarantina di minuti, della ormai affermata NWOBHM. Analogamente, un classico come "Rolling and Tumbling" di John Lee Hooker presenta un timbro talmente originale che potrebbe essere depositato a nome della band senza far minimamente ipotizzare alcun tentativo di plagio. In tutto questo pot-pourri al fulmicotone, il gruppo riesce a collocare in scaletta una ballata mozzafiato come "Fly Away", sorta di "Free Bird" degli anni '80, unico brano saggiamente proposto seguendo le linee guida degli arrangiamenti originari. I paragoni sono spesso imbarazzanti ma non in questo caso: "Made in Japan" sta all'hard rock europeo come "Highway Song Live" sta a quello americano.
PS: QUI l'intervista realizzata da chi scrive al leader storico della band
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Rickey Medlocke - vocals, guitar Charlie Hargrett - guitar Greg T. Walker - bass, backing vocals Jakson Spires - drums, percussion, backing vocals
Anno: 1982 Label: Atco Genere: Southern/Hard rock
Tracklist: Gimme, Gimme, Gimme 3:50 Every Man Should Know (Queenie) 5:27 Good Morning 3:46 Dry County 3:32 Rollin' & Tumblin' 2:03 Fly Away 3:28 Road Fever 3:44 Trouble In Mind 4:00 Train Train 4:14 Highway Song 8:38 Howay The Lads 0:52
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