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Dark Quarterer
Pompei

Fan dei Dream Theater, se volete capire dove tutto ha avuto inizio e quando veramente le sonorità hard si sono sposate con quelle progressive, è dei Dark Quarterer che dovete chiedere visitando i (seri) negozi di dischi peninsulari. 
Andrebbe bene qualsiasi loro album ma, già che è appena uscito, noi consigliamo fortemente "Pompei", lavoro che ha il raro pregio di evocare potenza e suggestione in un colpo solo, cosa non da poco.
Se non sapete chi siano costoro, correte a leggere le nostre recensioni dei loro dischi passati (li abbiamo trattati quasi tutti: da "The Estruscan Prophecy" a "Ithaca", passando per "Under The Spell", "Symbols" e "War Tears", sia quando uscì in cd, sia nella recente versione in lp. Una intervista concessaci nel 2008 si trova QUI). 
Così ottemperati i doverosi obblighi informativi, trattiamo ora quest'ultima fatica discografica (la n. 7, se si esclude il loro live del 2012), la cui perfezione stilistica raggiunge il suo apice espressivo.
La band propone la
formula sonora profetizzata fin dal primo album e perfezionata nel tempo, album dopo album, con ostinata convinzione.
Con più di 40 anni di esperienza alle spalle, questo gruppo, ennesimo orgoglio tricolore, non deve più dimostrare nulla a nessuno e quindi non meraviglia se lo stesso si concede il vezzo di giocare con i generi musicali: così, in "Vesuvius", il quartetto aggiunge, alle già stratificate e macchinose compenetrazioni sonore derivanti dalla efficace fusione di prog, metal ed epic, sia le plumbee atmosfere tipiche dei Black Sabbath più cadenzati, sia i tecnicismi rabbiosi dei Megadeth di "So Far, So Good... So What!", mentre il pianista/tastierista Francesco Longhi, con una disinvoltura che lascia pietrificati, in "Welcome to the Day of Death" evoca con un assolo la PFM di "Stati Di Immaginazione" (il loro capolavoro degli anni 2000) e in "Plinius the Elder" ci sgambetta, pur limitatamente al suo intervento di piano, nelle dissonanze tipiche del coll jazz (e, credeteci, se non fosse scomparso nel 2012, avremmo detto che l'immenso Dave Brubeck si fosse unito alla band per un'ospitata dalle tinte genialoidi).
Il lettore ci perdonerà se, in conclusione, siamo spinti ad usare aggettivi banali ma fin troppo esplicativi come "eccezionale", "stupendo" o "straordinario", ma succede sempre così, quando ci si imbatte in un'eccellenza: la mascella penzola sospesa e si perdono letteralmente le parole.
Ai giovani imberbi diciamo di tracciare nuove coordinate, quando intendono indicare come capostipite qualsiasi altro gruppo prog metal; agli altri, quelli nati nei '60 e '70, non serve dire nulla: loro già sanno di cosa abbiamo parlato fino ad ora.
Supportate la band, perdiana!: prendete il disco direttamente da loro scrivendo qui: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
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Gianni Nepi – voce, basso
Francesco Sozzi – chitarra
Francesco Longhi – piano, tastiere
Paolo "Nipa" Ninci – batteria

Anno: 2020
Label: Cruz Del Sur Music
Genere: prog metal

tracklist:
Vesuvius
Welcome to the Day of Death
Panic
Plinius the Elder
Gladiator
Forever




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