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New Goblin/Goblin Rebirth
Roma, 18 Febbraio/24 Aprile 2011

Roma, Alpheus, 18 Febbraio 2011, 22 aprile 2011 - Osteria Nuova, Crossorads

PREMESSA

Nel 2000, la formazione di Profondo Rosso (Claudio Simonetti, Agostino Marangolo, Massimo Morante e Fabio Pignatelli), si riunisce inaspettatamente grazie al pretesto fornito dalla colonna sonora del nuovo film di Dario Argento, “Non ho sonno”. Il gruppo conclude un’opera sublime tra polemiche e contrasti insanabili e si scioglie per l’ennesima volta, non mancando, i singoli componenti, di lanciarsi invettive ed accuse via internet.
Nel 2005, per volontà di Massimo Morante e Fabio Pignatelli, la band si ricompone, interessando anche Maurizio Guarini e Agostino Marangolo. Assente Claudio Simonetti che, in un clima di contrasto con gli altri, decide di dedicarsi ai suoi Daemonia. Il gruppo pubblica un disco molto suggestivo, autoprodotto, ma non può fregiarsi del nome Goblin, il cui uso spetta, dal 2001, alla formazione di “Non ho sonno”. Il moniker del gruppo (nonché titolo dell'album), diventa pertanto “Back To The Goblin”. Nel 2009, dopo 32 anni di assenza dal palcoscenico, questa formazione si esibisce dal vivo con l'aggiunta di un musicista aggiunto, il tastierista maltese Aidan Zammit. Tuttavia, a sorpresa, alla fine dello stesso anno, il gruppo annuncia il suo scioglimento, dovuto, ancora un volta, ad insanabili dissidi interni.
Nel 2010 Massimo Morante, Maurizio Guarini e Claudio Simonetti, formano i New Goblin, con l'aggiunta di due componenti dei Daemonia: Titta Tani alla batteria e Bruno Previtali al basso. Con la nuova formazione, i cinque tengono diversi concerti in Italia e all'estero.
Agli inizi del 2011, anche Fabio Pignatelli e Agostino Marangolo organizzano una formazione alternativa dei Goblin, ribattezzata prima Goblin World, poi, definitivamente, Goblin Rebirth. Accanto a loro, suonano il “veterano” Aidan Zammit (già nei Back to the Goblin), il tastierista Danilo Cherni e il chitarrista Giacomo Anselmi. Il gruppo ha finora tenuto una sola data, il 22 aprile 2011, al Crossroads, qui recensita.
Nel sito (gestito da Fabio Capuzzo, l’autore del libro “Goblin: sette note in rosso”, un’opera incredibile che non può mancare nella biblioteca di ogni appassionato dei Goblin, da noi recensita al seguente link, il giorno 21 marzo 2011 veniva riportato un articolo in cui l’autore, presso atto che:

a) tanto i New Goblin quanto i Goblin World (oggi Goblin Rebirth), “mirano ad utilizzare la denominazione Goblin pura e semplice” pur non potendolo fare giacché il nome, dal 2000, risulta registrato a nome Simonetti, Pignatelli, Marangolo, Morante;
b) stavano riprendendo, proprio come nel 2001, pericolose stoccate verbali tra le due fazioni, prontamente inserite in rete dagli stessi interessati,
consigliava “ai musicisti coinvolti di astenersi dal replicare l’umiliante diatriba pubblica del 2001 e di graziare i fan da reciproci sputtanamenti e critiche al vetriolo. Se dovete offendervi fatelo in privato e non in pubblico anche perché verba volant, scripta manent: potrebbe essere imbarazzante rileggerle tra qualche anno quando magari si è nuovamente amici. Se guerra deve essere, sia a chi realizza lo show più coinvolgente ed a chi pubblica l’album migliore!!”

Per quanto mi riguarda concordo in toto. Come fan sono sinceramente amareggiato dal constatare che la formazione di Roller sia tragicamente spaccata in due (da un lato Simonetti, Morante e Guarini, dall’altro Pignatelli e Marangolo). Tuttavia, l’elevato livello artistico che contraddistingue entrambi i gruppi, mi ha permesso di poter apprezzare due attendibili e pregevoli contesti live, contesti che, dagli anni ’70, i Goblin hanno replicato solo a partire dal 2009. Pertanto, solidarizzo con Fabio Capuzzo, ed invito i musicisti a non amareggiare i fans con un secondo e pietoso contrasto verbale, come già successe in occasione di “Non ho sonno”.
Come giurista, quale sono, peraltro esperto di diritto d’autore, mi pregio inoltre di consigliare:
a) di utilizzare ognuno il proprio moniker (New Goblin e Goblin Rebirth), evitando l’uso della storica sigla da sola (Goblin);
b) di evitare azioni legali che porterebbero al solo risultato di togliervi denaro e salute, e lasciarvi, con ogni probabilità, del tutto insoddisfatti. Nel portare ad esempio ciò che sta succedendo in casa dei New Trolls o, peggio ancora, delle Orme, mi permetto di suggerire che, un’eventuale causa legale, vedrebbe ciascun gruppo difeso da avvocati che, oltre a non sapere probabilmente dell’esistenza di un gruppo chiamato Goblin, conoscerebbero forse soltanto il brano “Profondo Rosso”, la cui composizione, però, attribuirebbero verosimilmente al regista Dario Argento. Tutto ciò verrà giudicato da un giudice che, sentendo esprimere gli avvocati di cui sopra in un linguaggio a lui sconosciuto (Note musicali? Dischi? Colonne Sonore?), nella migliore delle ipotesi, guarderà i componenti del gruppo come se fossero marziani. Nella peggiore, invece, attribuirebbe alla parola Goblin e ai contesti horror ad essa connessi, immancabili (e molto di moda) implicazioni sataniche e giudicherebbe ogni singolo membro un perfetto scansafatiche che, invece di andare a lavorare come ogni altro essere umano che si rispetti, si guadagna da vivere facendo il musicista, professione che non riconoscerà come tale (cioè immaginando un musicista che suona uno strumento musicale), ma che concretizzerà, con intimo e profondo orrore, visualizzando capelloni che sniffano (o hanno sniffato) cocaina e circuiscono (o hanno circuito), giovani donne della stessa età della sua bellissima e vergine figlia.
Se avete sorriso, avete anche capito l’inutilità di una guerra tra di voi. Io auspico, invece, una sana competizione artistica. Proprio nel quadro di una immaginaria competizione artistica, mi appresto a comparare le prestazioni live di queste due sotto-realtà dell’infinito universo Goblin, sperando di poterlo fare al più presto anche analizzando due supporti fonografici fra le mani (che auspico in vinile, da collezionista di 33 giri quale sono).

RECENSIONE

Da un lato i New Goblin, con una front-line quanto mai attendibile composta da 3/5 della formazione di Roller: Massimo Morante, Claudio Simonetti e Maurizio Guarini. Dall’altro i restanti 2/5, una sezione ritmica inossidabile, Agostino Marangolo e Fabio Pignatelli, con il secondo che, tra tutti i membri che sono transitati per i Goblin, si segnala quale l’unico presente in tutti i dischi.

NEW GOBLIN

I New Goblin si presentano assai sicuri sul prestigioso palco dell’Alpheus, con una tracklist da brivido che include solo i grandi classici della band e, inaspettatamente, “Magic Thriller” come brano iniziale. Estratto da “Back to the Goblin”, non ci aspettavamo che Simonetti, assente in quell’album, accettasse di suonarlo, peraltro strategicamente in apertura del concerto.
È una scelta estremamente appagante, quella di presentare una tracklist interamente composta da brani ultraconosciuti, visto che tra il pubblico ci sono tanti giovani, immancabilmente attratti dalla possibilità di sentire estratti dagli album più famosi della band, come peraltro ha largamente fatto intendere la incessante pubblicità mandata in onda da Radio Rock, organizzatrice dell’evento artistico.
La potenza del batterista Titta Tani è perfettamente contestualizzata nei brani più energici (“E suono Rock“,“Death Farm“,“Tenebre“,“Profondo Rosso“,“Zaratozom“), che appaiono certamente valorizzati a livello di dinamicità e vivacità. Nel caso di “Mad Puppet“, poi, complice un arrangiamento completamente rinnovato - voluto, lo si capisce, da tutta la band - la batteria robusta ed autorevole di Tani rappresenta uno degli elementi di forza del brano, che appare pertanto restaurato ex-novo, estremamente energico e vitale. Tuttavia, se in alcuni brani è elemento costitutivo ed imprescindibile, in altri, la potenza di questa nuova sezione ritmica ci sembra un tantino inadeguata, giacché catapulta la band nei meandri rimbombanti e ridondanti della compagine heavy: non è affatto scadente Bruno Previtali, pur essendo egli un chitarrista prestato al basso (ma perché Simonetti ha scelto lui e non Silvio Assaiante che è un bassista?), né tantomeno, il citato Titta Tani, che vanta un passato in una cover band dei Dream Theater, il che dovrebbe dirla lunga sulle sue qualità di batterista. Semplicemente, ci è sembrato fuori luogo il drumming potente di quest’ultimo in brani che, invece, necessitano di un’interpretazione decisamente più intimistica (Dr Frankenstein, Roller, Aquaman, Goblin).
Nulla quaestio, invece, sulle sue innegabili doti vocali, epiche e vigorose, che impreziosiscono non poco il brano “E suono Rock”, talmente convincente e accattivante da essere suonato addirittura due volte (la seconda come bis finale).
Il duo Simonetti-Guarini ci sembra perfettamente osmotico, coadiuvato da un Morante che, perfettamente inserito in questa nuova compagine, costituisce un elemento imprescindibile nel suono di insieme di una band che, proprio dal vivo, offre il meglio di stessa.
Un ultima cosa: ci è sembrato che Claudio Simonetti scherzasse un po’ troppo con il pubblico: scambio di battute, dialoghi estemporanei, addirittura microfono prestato alla prima fila durante i cori di Suspiria (cori che, invero, non esistono affatto nella versione originale), puntualmente abusati da un pubblico oltremodo esuberante, appaiono come manifestazione fin troppo goliardica, non sempre aderente e rispondente alla realtà, soprattutto se si pensa che dall’altro lato del palco, un sempre compassato e professionale Maurizio Guarini osserva il tutto con sguardo serioso.

GOBLIN REBIRTH

Il 22 aprile 2011, presso il Crossroads, un locale che vanta un’acustica oltremodo perfetta, i Goblin World salgono sul palco con un compito assai arduo: presentarsi ad una esigente e competente platea con tre elementi nuovi (lo è, di fatto, anche Aidan Zammit, ancorché già in forza ai nei “Back To The Goblin”). Nondimeno, fin dalle prime note, si capisce che il “Goblin Touch” è oltremodo presente in questa formazione, ancorché priva della chitarra e delle due tastiere originali. Merito di un Pignatelli fortemente ispirato, silente direttore di una formazione blasonata e competente che, coraggiosamente, sceglie di presentare una scaletta composta anche da brani di colonne sonore minori, ma altrettanto valide e suggestive. Il bassista ne è stato autore da solo o insieme al fidato Marangolo, unici superstiti della formazione classica dei Goblin: “Buio Omega”, “Contamination” e, soprattutto, “La Chiesa”, brano splendido, composto e suonato solamente dal citato Pignatelli nel 1989, qui valorizzato da un inedito arrangiamento per 5 strumenti che lo catapulta nel novero dei grandi classici della band. Alcune caratteristiche dei Goblin Rebirth – tra cui: gli arrangiamenti eccezionalmente curati, spesso inediti (come “In Profondo Rosso”, “Suspiria”, “Zombi”, piacevolmente evoluti nelle parti conclusive); la scelta di ripercorre l’intera discografia dei Goblin (è stranamente assente il brano “Phenomena”, però); una sezione ritmica assolutamente impeccabile – rendono questa formazione, se non un pelino più attendibile dell’altra, quantomeno più adatta ad un pubblico meno commerciale, più attento ed avvezzo alla complessa stratificazione della estesa discografia dei Goblin.
I nuovi giunti, tutti tecnicamente ineccepibili, impreziosiscono una band che si palesa al massimo della forma, perfettamente integrata nella compagine blasonata del difficile repertorio dei Goblin, di cui almeno un quarto, va doverosamente precisato, qui eseguito dal vivo per la prima volta. Infatti, oltre ai tre brani minori sopra citati, vanno certamente menzionati “Killer on the train” dall’album “Non ho sonno” e il meno conosciuto “Le cascate di Viridiana”, dall’album del Bagarozzo, scelto in luogo di “E suono rock”, largamente proposto tanto dai New Goblin, quanto dai Back To The Goblin.
Due sole le pecche:
a) l’esecuzione di “Profondo Rosso” è partita un po’ in sordina a causa di una piccola stecca sul refrain iniziale;
b) non ci è proprio piaciuto l’apporto batteristico in “Death Dies”: completamente assenti, infatti, gli splendidi giochi di hi-hat e rullante presenti nella versione originale, qui sostituiti da un tempo sincopato che smorza le complesse e astruse strutture ritmiche della versione originale (ciò ha dell’incredibile se si pensa che tale brano fu l’unico suonato dal batterista siciliano nell’album “Profondo Rosso”).




Orbene, le due formazioni ci hanno convinto. Non resta che aspettare il battesimo della prova discografica, annunciata dalle due bands. Entrambi i gruppi, infatti, faranno uscire un DVD dal vivo, documentanti le rispettive date qui recensite. Sul loro sito ufficiale, i New Goblin hanno inoltre, preannunciato l’uscita di un disco contenente 7 classici opportunamente riarrangiati e sei brani inediti. Per quanto concerne i Goblin Rebirth, dopo il concerto, Fabio Pignatelli ha manifestato allo scrivente l'intenzione di pubblicare un disco in studio composto di soli inediti.
Tutto sommato, la possibilità che la formazione di Roller si costituisca di nuovo è, a mio avviso da scongiurare, giacché si tratterebbe di un evento che possiamo tranquillamente ipotizzare infausto e pericoloso. Con dissidi interni così freschi, peraltro asseritamente insanabili, una siffatta formazione sarebbe soltanto blasonata ma assai poco credibile a livello artistico. Invece, la presenza di nuova linfa creativa, rappresentata dai signori Anselmi, Cherni, Previtali, Tani e Zammit, oltre che generare serenità nelle fila di ogni formazione, è certamente prodromica di una progressione artistica di ben altro livello. Come fan dei Goblin, paradossalmente, preferisco questa soluzione.


INTERVISTE

Nate le due distinte formazioni dalle ceneri dei “Back To The Goblin”, lo scrivente si è ripromesso di intervistare un componente per ciascuna di esse. Agostino Marangolo, dei Goblin Rebirth, e Maurizio Guarini, dei New Goblin, hanno entusiasticamente aderito all’iniziativa, lasciandosi anche andare a commenti riguardanti le formazioni “concorrenti”, peraltro esternati in termini civili e pacati. La terza intervista è una chicca per i lettori di A&B: rimasta inedita per 15 anni, da me effettuata nella primavera-estate del 1996, una lunga intervista a Claudio Simonetti realizzata nei suoi studi romani è stata recuperata per mia volontà e viene oggi pubblicata da A&B per gentile concessione dell’allora fanzine Wonderous Stories, oggi affermata rivista di settore, per la quale fu effettuata all’epoca.

Per leggere l’intervista inedita realizzata:
ad Agostino Marangolo (febbraio 2011)
a Maurizio Guarini (maggio 2011)
a Claudio Simonetti (giugno 1996)

 


NEW GOBLIN
Massimo Morante: Chitarre
Claudio Simonetti: Tastiere
Maurizio Guarini: Tastiere
Bruno Previtali: Basso
Titta Tani: Batteria

GOBLIN REBIRTH
Fabio Pignatelli: Basso
Agostino Marangolo: Batteria
Aidan Zammit: Tastiere
Danilo Cherni: Tastiere
Giacomo Anselmi: Chitarre

Data: 18/02/2011 22/04/2011
Luogo: Roma, Alpheus - Osteria Nuova, Crossorads
Genere: Progressive Rock

Setlist New Goblin:
01. Intro
02. Magic Thriller
03. Bass solo
04. Mad puppet
05. Dr Frankenstein
06. Roller
07. E suono Rock
08. Aquaman
09. Non ho sonno
10. Death farm
11. Goblin (including drum solo)
12. Alba dei morti viventi
13. Zombi
14. Suspiria
15. Tenebre
16. Phenomena
17. School at night
18. Profondo Rosso
Encore:
19. Zaratozom
20. E suono Rock

Setlist Goblin Rebirth
01. Killer on the train
02. Buio Omega
03. Aquaman
04. Bass solo
05. Mad puppet
06. Death dies
07. Roller
08. Dr Frankenstein
09. La Chiesa
10. Tenebre
11. Goblin (including drum solo)
12. Alba dei morti viventi
13. Magic Thriller
14. Le cascate di Viridiana
15. Contamination
16. Witch
17. Suspiria
18. Zombi
19. School at night
20. Profondo Rosso
Encore:
21. Dr Frankenstein

 

 

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