A&B: L'ultimo album è dominato dal c.d. "Goblin touch", espressione che allude al tocco, all'impronta gobliniana, coniata dall'autore del volume "Sette note in rosso" (Qui la nostra rece). E, pur tuttavia, brani come "Back in 74", "Evil In The Machine" e "Rebirth" riescono a condire la formula gobliniana con influenze che vanno dai King Crimson agli Yes passando per Ozric Tentacles e addirittura Rockets, influenze, queste, del tutto assenti nel passato della band. So che dietro a tutto ciò c'è anche lo zampino di voi due. Aidan: Sicuramente ognuno di noi è influenzato da tutto ciò che ha ascoltato. L'utilizzo del vocoder su "Evil In The Machine", potrebbe far pensare ai Rockets, ma per me il fascino di questo strumento viene da altrove. Senz'altro il suono freddo e vagamente minaccioso di "The Robots", dei Kraftwerk ha lasciato qualcosa dentro di me, quando ero bambino. E poi mi faceva impazzire il disco "The Age Of Plastic" dei Buggles. Scrivendo i brani "Back in 74" e "Book Of Skulls", ho sicuramente fatto riferimenti a tanti musicisti che mi hanno preceduto anche se la cosa non era mirata. Tony Banks è il primo che mi viene in mente. Su "Book Of Skulls", ad un certo punto, uso una tecnica pianistica (cross-hand) che lui ha sfruttato molto, e uso un certo tipo di suono di synth con portamento che i classici musicisti prog come Emerson esposero al mondo per primi. Credo che venga anche da una certa inevitabile frustrazione legata a certi limiti del pianoforte. Improvvisamente scopri i sintetizzatori e ti scateni con i glissandi, i pitchbend e le variazioni di timbro che questi strumenti permettono. Quel trauma iniziale che colpisce molti pianisti e quella voglia di sfogarsi rimane per sempre! "Back in 74" parte con un gioco di sovrapposizioni di metriche che richiama anche uno stile ritmico dei Police e l'uso dell'Hammond distorto di Jon Lord. La parte carnevalesca centrale, probabilmente, è influenza dagli anni della mia collaborazione con Nicola Piovani. Giacomo: le influenze sopra citate sono vere. Personalmente, c e' molto Steve Howe nelle parti di chitarra, su “Rebirth”. C'è Robert Fripp su “Evil in the Machine” ma nessuna in particolare su “Back in ‘74”. Tutto ciò che e' prog riesco a percepirlo molto bene sulle mie parti di chitarra. Alcune sono concepite da Aidan stesso. Il mio zampino si rinviene su “Requiem for X”, una scrittura ispirata a Mike Oldfield.
A&B: Il successo di questo disco dal punto di vista artistico prelude ad una seconda uscita di inediti? Giacomo: Da vedere come e quando. L' idea c'è. Aidan: Sarebbe bello! Vedremo.
A&B: Come è possibile che, oggi, queste musiche non facciano parte di colonne sonore? Aidan: Non sono state scritte per un film! Il mondo del cinema non funziona così. La musica è quasi sempre realizzata nell'ultima fase della creazione di un film, con poche eccezioni. E' difficile che un regista faccia un film e poi decida di usare musiche già esistenti. Al limite può piazzare una canzone famosa all'interno del film ma di solito la musica va scritta su misura per ogni scena, se si vuole fare un buon lavoro. In TV c'è spesso un approccio più superficiale e si lavora più sul montaggio di musiche già fatte. E' più veloce e costa meno ma i risultati spesso sono deludenti. Giacomo: in realtà “Mysterium” e' stata utilizzata per una fiction televisiva americana ma, più in generale, Aidan ha ragione: finché il regista e il songwriter non lavorano insieme, certe cose non si realizzano. In “Suspiria” le musiche erano usate sul set. Questa e' una differenza.
A&B: Una delle prime occasioni di contrasto in seno ai Goblin orginari, alla fine dei '70, fu la spaccatura in ordine alla tendenza del gruppo alla stesura di colonne sonore: da un lato Fabio e Agostino che erano favorevoli, dall'altro Claudio e Massimo, contrari. Oggi io chiedo a voi due, nuovi membri, se i Goblin possono essere considerati un gruppo progressivo tout court e se ha ancora senso parlare di loro legandoli alle colonne sonore. Aidan: Bisognerebbe chiederlo ai vecchi membri dei Goblin. Comunque il gruppo faceva prog e contemporaneamente faceva colonne sonore. La sua fama deriva soprattutto dalla seconda abilità. Giacomo: questo album e' stato scritto e pubblicato in quanto album, come alcune cose dei vecchi Gobelin, non legate alle colonne sonore. Penso che comunque siano da considerare come band tout court.
A&B: L'album in studio è stato pubblicato dall'americana Relapse mentre il doppio live dalla nostrana Black Widow. Perchè la scelta di due case discografiche diverse? Come sono i rapporti con il management di ogni label e quali le differenze nella gestione dell'artista? Aidan: Ci sembrava un esperimento interessante e ognuna delle etichette ci è apparsa ottima. E' successo tutto in parallelo. La gestione Relapse, con un'identità internazionale era ottima per promuovere il progetto di pezzi nuovi ed avere un feedback che provenisse da mercati che non conoscevamo. Il live, invece, proviene da un repertorio interamente Gobliniano, più vecchio. La Black Widow sta facendo un'ottimo lavoro ed è più vicina geograficamente. È gestita da persone splendide ed appassionate che ci stanno anche aiutando ad organizzare nuovi concerti. I rapporti sono ottimi con tutte e due le etichette.
A&B: Si può vivere di sola musica oggigiorno? Giacomo: me lo chiedo da anni, penso di si. Aidan: Beh, in realtà, ognuno di noi lo fa.
A&B: Di cosa vi occupate, al di fuori dei Goblin Rebirth? Aidan: Tour e registrazioni con vari artisti ma anche progetti personali. Bisogna essere versatili per andare avanti. Giacomo: insegnamento e progetti musicali diversi.
Giacomo Anselmi (foto di Andrea Stefanello)
A&B: Cosa ne pensate delle altre formazioni parallele, i Goblin 4 e i Claudio Simonetti's Goblin? E degli scomparsi New Goblin? Giacomo: sono amico di Titta Tani da anni e stimo Claudio Simonetti. Ho l’onore di suonare musica scritta anche da lui. Ringrazio anche Massimo Morante che ha parlato bene di me a Fabio e Agostino. I Goblin 4 hanno pubblicato un gran bel disco (è recensito qui). Ascoltatelo.
A&B: Aidan, tu suoni sia con i Goblin Rebirth, sia con i Goblin 4 (anche quando si chiamavano Back To The Goblin). Sei certamente la persona più indicata per esprimere un parere sulle caratteristiche e sulle differenze di ogni organico. Aidan: Non ho ascoltato il gruppo di Simonetti e non l'ho mai incontrato ma lo stimo molto. E' senz'altro un tastierista importante nella storia musicale italiana. Per quanto riguarda le varie incarnazioni, direi che ogni formazione è diversa perché è composta da musicisti diversi. Ognuno contribuisce con il proprio stile e la propria creatività,
A&B: Infine, cosa ne pensate dei riformati Cherry Five, gruppo che all'epoca poteva certamente essere considerato una costola dei Goblin, se non l'embrione originario da cui tutto è partito? Aidan: E' vergognoso, ma ancora li devo sentire, purtroppo. Giacomo: hanno la fortuna di avere Ludovico Piccinini alla chitarra, mio grande amico e chitarrista straordinario.
Aidan Zammit
A&B: In una intervista Maurizio Guarini ha dichiarato che “Aidan Zammit è un bravo professionista e ottimo esecutore, ma non ce lo vedo come un Goblin”. Successivamente (qui su "goblinsettenoteinrosso-blogspot"), ha riferito che "Non vederlo come Goblin significa che non lo identifico parte della formazione degli anni '70, anche per questioni anagrafiche, essendo molto più giovane di noi (...) Non e' stato parte né è cresciuto musicalmente all'interno di un singolo gruppo, come e' successo a noi a metà anni 70, nel bene e nel male. Per essere un Goblin, a mio avviso, devi aver vissuto la nostra storia di 40 anni fa. Ed è senz'altro vero che Aidan e' un ottimo musicista e che il suo contributo e' fondamentale nell'attività' live di questa incarnazione." Mi farebbe piacere un tuo commento al riguardo. Aidan: Con "Back To The Goblin" e i "Gobelin 4" effettivamente facevo e faccio soltanto il professionista e l’esecutore, suonando un repertorio già esistente e quasi interamente scritto in tempi in cui ancora frequentavo la scuola elementare. Maurizio mi ha conosciuto soltanto in questo ruolo quindi capisco le sue dichiarazioni. Non abbiamo ancora avuto modo di sfogare la nostra creatività insieme.
A&B: Suonare i vecchi pezzi dei Goblin vi obbliga a scegliere i suoni originari, riprodurre pedissequamente le scelte di chi eseguì all'epoca quei brani? Oppure siete liberi di modificare l'arrangiamento come volete? Ad esempio: Aidan, se ne avessi la facoltà, toglieresti il suono dell'organo in “Profondo Rosso”? Giacomo, modificheresti l'assolo di chitarra elettrica in "Le cascate di Viridiana"? Aidan: I suono sono fondamentali. “Profondo Rosso” non avrebbe senso senza quell'organo gigantesco. Giacomo: non cambio nulla quando le cose funzionano così bene.
Goblin Rebirth - Live a Roma, marzo 2016
A&B: In chiusura, un vostro commento su Fabio e Agostino dal punto di vista artistico Aidan: Artisti inconfondibili e meravigliosi, nati in un’epoca che permetteva la creazione di uno stile personale ed unico. Purtroppo, dopo, il mondo è cambiato… Giacomo: hanno qualcosa che non si può imparare ma se si è fortunati, si può ascoltare bene in ogni brano. Sono dei fuoriclasse: Sono esperti, esigenti e buoni amici.
A&B: ultime parole ai fan dei Goblin Aidan: Grazie per il sostegno e per aver recepito il nuovo progetto con così tanto entusiasmo. Giacomo: continuate a spingere insieme a noi.
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