Capeggiati dal chitarrista/cantante Luigi Ranieri (già notato quale leader dell'organico Amministrazione Caos Popolare e, in termini di turnista, nell'esordio discografico degli Anno Mundi), i Second:Scene si affacciano sul mercato discografico con "Out of the blue", opera autoprodotta assai interessante, con una chiara e puntuale vocazione floydiana.
Il citato Ranieri sottolinea l'importanza del progetto inteso come collettivo, pur a direzione cangiante, talché, nel momento in cui si scrive, si apprende di alcune variazioni: a Claudio Daddi subentra il batterista Roberto Sieli mentre il basso, prima devoluto allo stesso leader, è oggi imbracciato da Giorgio Onofrio; invariati i restanti musicisti, Andrea Aliberti e Angelo Bocchino, rispettivamente seconda chitarra e tastiere. L'album propone l'efficace formula del concept album, il cui tema - così divulga il quintetto nel comunicato stampa che accompagna l'uscita - "è il percorso mentale dallo stato di confusione, angoscia e malinconia (il “blue”) che si forma con l’accumularsi delle diverse esperienze negative vissute sin dall’adolescenza fino all’uscita ("Out of the blue") attraverso un’analisi introspettiva di tutto ciò che di puro si ha dentro, si ha vicino o che non si smette di cercare". Le chitarre di questo lavoro sono fortemente e meravigliosamente debitrici al Gimour più liquido e dilatato. L'artista, peraltro, funge da ispirazione anche a livello vocale. E se il lascito dei Pink Floyd post Water è particolarmente evidente in "Northern Lights" e "Joyful Little Things", le sperimentazioni di "Atom Heart Mother" sono rievocate in "Into The Blue" e la mini suite "Out of The blue" si divide equamente tra le elucubrazioni di "Meddle" e il progressive a vocazione plumbea di "Tales of Mystery and Imagination - Edgar Allan Poe", disco che pure attinge a pieni mani dai maestri psichedelici. Tuttavia, gli Alan Parsons Project non sono l'unico gruppo altro ad essere tributato: una brano come "Between The Lines", ad esempio, è capace di evocare i Porcupine Tree più introspettivi e claustrofobici, mentre "Interlude 201" omaggia chiaramente le formule riflessive dei Tangerine Dream più minimalisti. In conclusione, è con piacere che apprendiamo dalla band circa l'interessamento di una label alla pubblicazione dell'opera qui recensita. Visti i retaggi settantiani che connotano quest'ultima, si auspica che la concretizzazione in supporto fonografico non prescinda dal formato 33 giri, possibilmente esaltato da una copertina meno anonima di quella attuale, unico punto debole dell'intera fatica. |
Luigi Ranieri: voce, chitarre, basso, tastiere Anno: 2023 |