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Tuesday's Bad Weather
Electric Paranoise

Il duo nostrano Tuesday’s Bad Weater si apre a “nuovi” orizzonti che per comodità potremmo definire post-punk revival, come tutto il resto della produzione musicale odierna che presenti una chitarra elettrica. Al diavolo le ballad e il synth pop di “Flowers Smell Like Candies”: Electric Paranoise fa venire in mente un terribile incidente stradale a folle velocità tra un’automobile con dentro i TV On The Radio e una con dentro i We Were Promised Jetpacks. E al centro John Fusciante che cerca di ripararsi rannicchiandosi.

Terribile, al punto che le membra dei membri delle due band (e quelle di John Frusciante) sono irriconoscibili e a cercare di rimetterle insieme si fa un gran casino, e il risultato non è quello che ci si aspetta. Si passa da tentativi bucati, mansueti di atmosfere alla Soundgarden cosparsi di synth, panna montata, zabaione, miele e zucchero a velo (pesante eh?) nei migliori dei casi, a sonorità mutuate in quantità da u2 e rem infarcite di effettini elettronici e finta cattiveria nei peggiori. E nonostante tutte queste “influenze” il disco scorre zoppicando e insipido. Incastrata in tutto questo troviamo poi una voce “erede” di Bill Corgan ma con una pessima pronuncia inglese – che poi perché non cantate in italiano? L’internazionalità va cercata prima con altri mezzi.

Il disco si presenta prolisso negli assoli e nei ritornelli sin dall’apertura con “Damn Song”. L’intro di “New Funk Song” (tra le altre cose inserire la parola “song” nel titolo di due canzoni nello stesso album – le prime due – non è esattamente un chiaro segno di originalità) costituisce la sequenza di secondi migliore dell’album, prima di trasformarsi in una canzone a caso di Infinito dei Litfiba (melodie e arrangiamenti che in italia non si sentivano dal 1999 ed era meglio così), e si continua sulla stessa direzione in “Distant Places”. La title-track mostra spunti interessanti e si rivelerebbe estremamente gradevole se venisse epurata dalla manciata di effettini di cui sopra.
Richiami al disco precedente si alternano a tributi ai Muse nelle tre tracce successive (“Prelude” si distingue per una melodia accattivante ma che in tre minuti si fa ripetitiva), fino alle due tracce finali “Oh Sweet Love” parte I e II, un po’ velleitarie, che chiudono il sipario in distorsioni e tastiere, senza retrogusto.

Nota a margine redazionale: i Tuesday's Bad Weather sono finiti nel nostro special di giugno Chi salverà l'Italia musicale come una delle migliori realtà musicali del nostro paese. L'autore di quell' articolo non è lo stesso di questa recensione, e la webzine cosi rivendica involontariamente la totale libertà d'espressione redazionale tra un membro e l'altro.

45/100


Pierpaolo Scuro: Chitarra, voce e synth
Alessio Messinese: Chitarra

Anno: 2012
Label: Autoprodotto
Genere: Post Punk/Revival

Tracklist:
01. Damn Song
02. New Funk Song
03. Distant Places
04. Electric Paranoise
05. Prelude
06. There’s No One
07. Tesla
08. Oh Sweet Love
09. Oh Sweet Love (Part II)

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