Small Years degli Ana Never non è un disco. Dentro ogni canzone pulsa, lo si sente forte e chiaro, il cuore di un rigoroso lavoro di studio sull’impatto “impressivo”, perché questo è il fine della band: suscitare impressioni, più che emozioni, creare un post-rock psichedelico che accolga, stordisca o sovrasti la psiche dell’ascoltatore a seconda del brano. Così la band serba, sconosciuta ai più ma attiva da ben dieci anni, erige quattro ernormi, assordanti colonne di suono per confezionare un prodotto dalle suggestioni (interiorizzate ed esteriorizzate) incredibilmente varie: un ricchissimo mosaico che va da Brian Eno ai My Bloody Valentine, dalla musica cosmica a quella concreta, passando per gli Explosions In The Sky. Un’ambient con gli attributi, un’esplorazione in ogni direzione possibile dell’universo della sensazione e dell’atmosfera a bordo di ben quattro chitarre, che non stanca e non ripercorre mai i propri passi, si evolve ad ogni brano. Ed è un’esplorazione verticale: si parte dalle massicce basi sonore di “Future Wife” (26:34) per poi elevarsi, attraverso un’estasi di spunti melodici e rumori parimenti evocativi, fino alla vetta della potentissima suite finale “To Live For”(28:00), passando per i due ottimi brani centrali “Half Way” e “Gorgeous One”. Non è musica da intrattenimento né da catarsi, la climax sonora di Small Years funge da accompagnamento per altre attività alla perfezione, questo il limite di una tale scelta stilistica: è poco portata alla contemplazione, viene voglia di correre o di scrivere un’autobiografia, ma ne resta poca per ascoltare e basta. Il pensiero si concentra su altro, viaggia veloce, seguendo le divagazioni. Il suono come flusso totale. 75/100
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Srđan Terzin: Chitarra, basso E tastiere Anno: 2012 |