Sono poco conosciuti, ma gli It Bites, hanno una storia che dura da circa venticinque anni.
Hanno mosso i primi passi insieme ai Marillion e Pendragon ma non hanno avuto la stessa fortuna e negli anni ottanta hanno avuto successo in paesi come la loro Inghilterra ed anche in Francia e Germania. Il loro sound partiva dal rock progressivo, per passare verso elementi fusion ma molto easy, fino a toccare un pop mai banale e scontato. Oggi tornano in scena, con “The Tall Ship”, un ottimo lavoro nato grazie all’incontro con John Mitchell (Arena) nei Kino, altro progetto parallelo, da qui l’idea di riformare gli It Bites ed il resto è storia di oggi. “The Tall Ships”, racchiude una serie di ottimi brani, lineari e molto semplici. L’opener song “Oh My God” è forse il miglior momento del cd, dove a spadroneggiare è Mitchell, che oltre ad offrirci ottimi momenti vocali, incanta con i suoi interventi chitarristici e non può mancare l’accostamento proprio con gli Arena o con gli Yes anni ottanta. Anche “Ghost” è un ottimo brano, ancora una volta costruito su semplici melodie, mentre “Playground” riesce a districarsi bene su partiture più complicate ed avventurose. Ogni brano meriterebbe menzione, come “Memory Garden”, e le sue atmosfere orecchiabili e solari, oppure come la title track, che ricorda i World Trade di Billy Sherwood ed ancora una volta gli Yes di “90125”. Ma il meglio deve ancora arrivare e “The Wind That Shakes The Barley” è un brano più articolato e che più incorpora la vera anima degli It Bites. Il pop, non banale ma divertente, esce fuori nella sola “Great Disasters”, un pop elettronico molto anni ottanta e la conclusiva “This is England” è il brano più progressivo del cd, che si può considerare come una mini suite di più di tredici minuti. Il brano parte in maniera molto intimista, lento e malinconico ed in crescendo, tocca sicuramente l’apice della creatività della band, fino ad arrivare a sfiorare momenti quasi hard rock, sempre però intervallati a momenti molto progressivi e con una maggior cura nelle armonie vocali. Oltre a Mitchell, ritroviamo John Beck e Bob Dalton, che hanno ben pensato di far rivivere questa affascinante storia a nome It Bites e grazie ad Inside Out che riesce a trovare il meglio che il rock progressivo possa offrire oggi e posso assicurarvi che è un genere più vivo che mai. 80/100
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John Mitchel: Voce, chitarra Anno: 2008 |