Servizio fotografico a cura di Ombretta Ciarrocchi
La carriera dei giovanissimi Avenged Sevenfold, dopo la prematura e tragica scomparsa del loro batterista James Owen Sullivan, in arte The Reverend Tholomew Plague, a soli 28 anni, è andata avanti come lo sarebbe stato anche nel volere del giovane drummer. Il 2010 e parte del 2011, ad aiutare la band è stato un nome che è una garanzia e che li ha portati ad incidere quello che è sicuramente il loro migliore lavoro e sto parlando dell’ormai ex Dream Theater Mike Portnoy e di “Nightmare”, lavoro dedicato proprio al loro grande amico e fratello The Rev, come hanno sottolineato durante il concerto. Gli Avenged Sevenfold, sono una band molto preparata, tecnicamente e sotto l’aspetto compositivo, il loro sound sa essere d’impatto, moderno, diretto, alternative e metal, ma anche articolato e spesso è stata usata anche la parola progressive, secondo me azzardatamente.
Anche per loro è la prima volta nella Capitale ed hanno dimostrato di saper tenere il palco da veri professionisti, anche se una nota negativa c’è stata, ma ne parleremo più avanti. E’ proprio con “Nightmare” che entra prepotentemente in scena la band, eseguita in maniera impeccabile, duri riffs, refrain orecchiabili, un wall of sound impenetrabile ed ottimi guitar solos. Questi sono gli ingredienti anche per gli altri brani firmati Avenged Sevenfold. Il suono di un organo introduce la successiva “Critical Acclaim”, poi sonorità epiche ed altre quasi trash, infiammano il pubblico e lo show va avanti con vari brani estrapolati qua e là dai loro lavori.
Ancora sonorità simil trash, ma con momenti alternativi per “Almost Easy”, ottimo brano che dal vivo cattura. Con la lenta e malinconica “Buried Alive”, la band tributa e saluta il loro compagno scomparso, con l’approvazione calorosa del pubblico e tutti a guardare al cielo applaudendo. Con “God Hate Us” si ritorna all’ultimo “Nightmare” e “A Little Piece Of Heaven”, colpisce per le sue atmosfere gotiche, teatrali, cabarettistiche e stavolta anche progressive e “Bat Country” nelle sue sonorità trash, mette la parola fine ad un concerto troppo breve e non basta il veloce bis con “Unholy Confessions” e qui sta la nota negativa.
Solo 75 minuti di concerto per una giovane band e 10 anni di attività è veramente ridicolo, hanno svolto il loro compitino in maniera egregia, perfetta, ma sempre di un compitino già scritto sembra trattarsi, ma avere un posto da headliner deve permettere ad una band di poter dare qualcosa in più ai suoi fans ed al suo pubblico.
Matthew Shadows (Matthew Charles Saders): Voce
Synyster Gates (Brian Elwin Haner Jr.): Chitarra
Zacky Vengeance (Zachary James Baker): Chitarra
Jhonny Christ (Johnathan Lewis Seward): Basso
Arin Ilejay: Batteria
Data: 21/06/2011
Luogo: Roma - Ippodromo delle Capannelle
Genere: Alternative Metal
Setlist:
01. Nightmare
02. Critical Acclaim
03. Welcome To The Family
04. Almost Easy
05. Buried Alive
06. So Far Away
07. Afterlife
08. God Hates Us
09. A Little Piece Of Heaven
10. Bat Country
Encore:
11. Unholy Confessions