Con il loro esordio discografico, l’autoprodotto From The Depth..., i torinesi Shadows In Heaven riescono ad emergere da un sottobosco, quello del metalcore, che appare oltremodo stratificato, così pesantemente inflazionato da bands, etichette, sottogeneri musicali.
Autori di una mistura che vede, su un substrato hardcore e thrah, innesti metal assai melodici e taluni rarissimi sprazzi progressivi, i 5 ragazzi tornesi ci sono sembrati attendibili tanto in fase compositiva, quanto in quella esecutiva, talché appaiono convincenti in brani come “My Invisible War”, che alterna momenti liquidi e rarefatti, a fratture sonore estremamente aggressive e dirompenti; “The Heretic”, che suonerebbe completamente Maiden se non fosse per il cantato in growl e per un’evoluzione sonora assai repentina e impetuosa; “Misanthropy: Attitude”, che propone improvvisi cambi di atmosfera, passando da ambientazioni truculente a sperimentazioni di difficile etichettatura, concettualmente vicine a certe cose dei Rush più attuali; “One Letter To The Front”, ricca addirittura di innesti proto-funky, ma su un solido substrato thrash. Non ci convincono del tutto gli improvvisi cambi di atmosfera. O meglio, ci convincono pienamente le innumerevoli variazioni sui temi iniziali, ma non la gestione dei suoni, forse frutto di minore esperienza a livello di produzione. Ne consegue che, passare improvvisamente dalle truculuenze del thrash più estremo alle morbidezze di una chitarra liquida ed onirica, da un lato è il frutto di un invidiabile approccio compositivo, dall’altro andrebbe gestito meglio a livello di impatto sonoro, magari calibrando i volumi o, più semplicemente, lasciando in dissolvenza feedback, note dilatate, echi vocali o sonori. Altrimenti si rischia di spingere l’ascoltatore a tuffarsi in un fiume gelido, anziché traghettarlo in maniera consapevole sull’altra riva. Tuttavia, quanto sopra non deve essere frainteso dal lettore: va ribadito che la band torinese è animata da un sano desiderio di progressione che si concretizza nella volontà tanto di non incedere mai nella stessa melodia, quanto di creare sempre soluzioni cangianti, frutto di una invidiabile vena creativa e un approccio compositivo che, sebbene da perfezionare, mostra in toto le innumerevoli potenzialità. Aspettiamo il combo alla prova del secondo album che, ne siamo convinti, sarà in grado di stupire e catturare. 75/100
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Alessio Re: Basso, voce Anno: 2009 |