I sassaresi Screaming Shadows giungono nel 2009 al loro terzo album New Era of Shadows, sulla cui copertina figurano tre malefici incappucciati che guardano con soddisfazione un neonato, presumibilmente l'anticristo, a giudicare dalle sembianze non del tutto umane del bambino.
Il disco dura circa quaranta minuti ed inizia con la compatta “Blood and Dust”, riguardante il modo in cui le nostre vite vengono controllate, seguita dall'orecchiabile e maideniana “Point of Light” che racconta come chi ha perso la propria via possa ritrovare se stesso. Il mid-tempo “New Era of Shadows” tratta la possibilità dell'avvento di una nuova era e del conseguente ritorno alla vita, mentre in “The Way of the Warrior”, piuttosto potente, ci viene fatta notare la differenza tra chi, lottando, vive e muore con onore e chi, vivendo in modo ben diverso, muore senza alcun onore. Il brevissimo strumentale alla chitarra “Echoes in the Shades” ci permette di rallentare il ritmo prima di passare al brano più elaborato del CD, cioè “What the Hell is Goin' on”, che racconta di come molti ragazzi, rimasti senza speranza in mezzo alle delusioni ed alle paure costruite dai mezzi di comunicazione di massa, trovino soluzione nell'alcool, nella droga e nel suicidio: dopo un avvio lento, il pezzo si fa ritmato per poi esaltarsi nell'assolo. “Lady Hawk”, che scorre rapidamente, è una canzone dedicata ad un amore negato ed è arricchita da un assolo con effetto wha-wha, quindi l'orecchiabile “Break the Chains” ci esorta a vivere in modo veramente libero, poichè le catene da spezzare non sono soltanto quelle reali. Si conclude con la veloce “Desperate Cry”, inno alla coerenza ed al mantenimento dei propri princìpi in attesa che sia fatta giustizia. La voce è dotata di una buona estensione e di un timbro espressivo ed è accompagnata da discreta tecnica strumentale, che si mette in luce principalmente tramite frequenti assoli, in un riuscito equilibrio di melodia e potenza curato da una produzione che mette in risalto i suoni nel modo opportuno, anche se a volte il disco ci sembra un po' freddo. A voler essere proprio pignoli, troviamo che non avrebbe guastato l'inserimento di un brano lento, come si usava ai tempi in cui il classic metal andava per la maggiore; a prescindere da questo nostro parere strettamente personale, consigliamo l'album agli appassionati di classic ed epic metal. 71/100
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Daniele Ledda: Voce Anno: 2009 |