Ci sono gruppi che cavalcano le mode nel contesto delle quali pubblicano i loro dischi; altri spesso, cercano di rivangare un passato che non esiste più, suonando fin troppo e forzatamente demodè.
I The Raconteurs, progetto parallelo (ma quanto è abusato questo termine oggi ?) di Jack White e Brendan Benson si posiziona nel mezzo, perfettamente a metà strada tra questi due mondi. A quasi tre anni dal clamoroso debutto Broken By Soldier, una delle migliori rock band dell’attuale scena alternative statunitense replica con una prestazione clamorosa consegnandoci uno dei dischi più belli di questo 2008. Musicalmente, Consolers Of The Lonely risulta come il perfetto risultato di una chimica tra i musicisti che compongono la band, andando a suonare un garage rock dalle tinte blues (Jack White) e dagli slanci hard, dalle melodie garantite da refrain power pop\ rock della ritmica composta da Jack Lowrence e Patrick Keeler, arrivando fino ad un sano tocco di cantautorato puramente americano (Brendan Benson) in tutte le sue sfaccettature più o meno tradizionali. Adesso, il buon compito del recensore sarebbe quello di descrivere una ad una le 14 canzoni che compongono questa raccolta, facendo così il classico resoconto che magari accontenterebbe un po’ tutti, soprattutto chi cerca di capire se questo sia o meno un prodotto da acquistare. Sta di fatto, che ci crediate o meno, che qui non siamo davanti a 3 pezzi ottimi, 4\5 buoni ed a altri tutti riempitivi (lo so, quindi abbastanza anomalo per essere uscito quest’anno), ma ci ritroviamo, senza nemmeno crederci più di tanto, davanti ad un album che non ha un pezzo inutile, che è prodotto in maniera grandiosa e mixato se possibile pure meglio, dove la coesione dei 4 musicisti si fonde alla grande per un’ esperienza sonora unica. Difficile quindi restare indifferenti al cospetto del groove funk di “Salute Your Solution” , che sfocia in un intermezzo psichedelico e dove si respira un certo aroma stoner nei solchi, oppure al dolce pianoforte che introduce “You Don’t Understand Me”, dove la voce di White si fa gentile e confidenziale ed i cori nella seconda strofa conferiscono al pezzo un sano tocco ‘70s. “The Switch…” ammicca al pop inglese degli anni ’60 con in testa (ma forse anche nel cuore) le splendide armonie dei Kinks, mentre la superlativa “Many Shades Of Black” con la sua sezione fiati a primeggiare sotto un tappeto quasi progressivo vale da sola un’ eventuale fila chilometrica davanti al vostro negozio di dischi di fiducia. Se tutto questo non bastasse, sappiate che le ultime tracce non allentano la presa, anzi: in “Rich Kid Blues” la band si traveste da Led Zeppelin del nuovo millennio aggiornandone le sonorità senza impallidire, mentre è il sacro fuoco del folk più radicale di “These Stone..” a spingere la band verso nuove alternative alla classica melodia rock. Se poi si chiude con i 6 minuti scarsi del crescendo epico di “Carolina Drama”, un country western cupo e metropolitano, con cori femminili ad impreziosire gli stacchi acustici di chitarra e violino che conquisterebbero anche l’ ultimo degli scettici (e che si ritroverebbe senza nemmeno accorgersene a canticchiare i la la la la posti in chiusura del pezzo), forse il dado è veramente tratto. Signori, questo è un piccolo miracolo musicale, non un semplice dischetto per appassionati di musica, una piccola opera d’arte che non è possibile scartare dopo pochi ascolti, perché son troppe le gemme negli arrangiamenti e nel songwriting per poter comprendere al meglio il tutto sin dal primo ascolto. (Quasi) capolavoro. 89/100
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Jack White: Chitarra e Voce Anno: 2008 |