Rebirth, ovvero rinascita. Non poteva esserci titolo più azzeccato per il ritorno dopo 25 anni dei The Gift, alfieri dell'indie rock italiano che si riaffacciano con caparbietà e fiducia nel mercato discografico moderno.
Nati nei primi anni '80 nella periferia pescarese, i The Gift riuscirono ad esordire nel 1985 con Event, che allora vide la supervisione di Gianni Maroccolo, allora bassista dei Litfiba. Qualcosa poi non funzionò, forse vittime di un decennio troppo endonista per vederli protagonisti, sul finire del 1986 decisero di sciogliersi, dopo un breve tour. Risalgono proprio a quell'anno la maggior parte delle canzoni incluse in Rebirth, che vede appunto 14 brani incisi nel 1986 presso gli Spray Records e due brani "inediti", "Desperate Dance" e "The Change", messe su disco ad inizio anno presso i Protosuond Studio Recording. Ma nonostante la differenza temporale abissale, il sound della band abruzzese sostanzialmente non è cambiato di una virgola, proponendo un vigoroso e cupo rock dove confluiscono diverse sfumature, dalla new wave al post punk, passando garage. L'opener e primo singolo scelto, appunto "Desperate Dance" è indicativa in tal senso: basso pulsante che crea la melodia, linea vocale aggressiva e chitarra affilata e stridula; "The Change" è un anthem alla U2 dei primi tempi, ariosa e quasi solare, che denota anche una certa epicità compositiva di rilievo. Il disco riprende tutti i temi portanti della musica anni '80, facendoci scoprire una band all'altezza dei grandi nomi nostrani di quel decennio ed un sound molto appassionato e viscerale, con pochi fronzoli ed essenziale. Ed il bello arriva appunto quando salgono in cattedra i "vecchi episodi": oltre alla buona cover dei Beatles "Taxman", qui proposta in una chiave garage rock graffiante, vanno segnalati la new wave sincopata e nervosa di "Beautiful Toy", la ruggine chitarristica di "The rain is like the sun", le ritmiche con tanto di organo quasi danzereccie di "White Queen" e la punkeggiante "I Wanna be drunk with you". Mantenendosi su standard qualitativi medio alti per tutta la tracklist, questa raccolta ha dei leggeri cali sulla parte finale, dove comunque convincono il vintage '60s di "The Sphere" e più surf di "I said no" e la conclusiva "Searchin' for J.", dove si rende unica protagonista la chitarra affettata di Danilo Burchielli, supportato in maniera diligente da basso e batteria. Dedicato al fondatore della band Stefano Alici, Rebirth è un disco pieno di sfumature, un tuffo di testa verso un certo modo di produrre musica rock piena di sfumature e derivazioni musicali che oggi definiremmo senza riserve revival, ma allora per certi versi forse pure troppo all'avanguardia per essere digerito completamente. Un ritorno in grande stile per i The Gift, adesso attesi al più presto con un disco di nuove canzoni al più presto, per evitare che questa resti una semplice operazione nostalgica. 80/100
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Ugo Sala: Voce Anno: 2011 Sul web: |