Venissero da Canterbury probabilmente avrebbero sempre i riflettori puntati su di loro, ma vengono dalla fredda Polonia è nonostante prima di questo Rapid Eye Movement abbiano pubblicato due album di splendido progressive rock con tinte dark e metalliche, ai più sono sconosciuti.
Fatta questa doverosa premessa ed aggiungendo sin da subito che la terza fatica in casa Riverside ha lasciato un pò di amaro in bocca, va anche detto che il processo evolutivo di Mariusz Duda e soci continua imperterrito, sopratutto nel songwriting, sempre più spigoloso e duro, un percorso parallelo simile a quello degli ultimi Porcupine Tree, alla quale i Riverside in alcuni frangenti attingono non poco. Il disco offre nove traccie per una durata complessiva di 55 minuti, dove tra dilatazioni sulferee, stacchi strumentali e melodie dai refrain accattivanti chi è appassionato di atmosfere oscure e liquide, avrà da gioire. Ma purtroppo, questo non è ne un disco facilmente accessibile ne facilmente fruibile ai più, anche per chi ama il progressive, a causa di un complesso muro sonoro che spesso porta i musicisti a produrre flussi musicali ostili e complessi. L'opener "Beyond The Eyelyds" testimonia in maniera palese le impressioni sopra riportate, con un'incedere potente e diretto, dove la batteria di Kozieradzki fa un gran lavoro ma dove il caos regna sovrano, e la voce "oltretombale" di Duda non facilità a digerire il pezzo. Va indubbiamente meglio con "Raimbow Box", il pezzo più corto dell'intero lotto (210 secondi) ed anche uno dei più ispirati, quanto meno per la melodia poppeggiante che rimanda all'ultimo lavoro dei tedeschi Sylvan. Il disco prosegue su questi binari fino alla sua conclusione, con "Cybernatic Pillow" dal riff martellante ed ossessivo, con questa volta una linea vocale più cristallina accompagnata da testiere e basso vibrante oppure con i 13 minuti conclusiva di "Ultimate Trip", dove le fughe metalliche impreziosiscono il pezzo e lo rendono il più ispirato della raccolta. Un'album caldamente consigliato a tutti coloro con un'orecchio ben allenato nei confronti di una musicalità frammentaria, dura ma fluida e poetica. Il resto, cerchi altrove. 60/100
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Piotr Grudzinski: Chitarra Anno: 2007 |