La seconda, forse la più ardua (di difficoltà) da superare, è stata quella di non impormi mai, nonostante l'evidente linea di continuità narrativa, il confronto (e le normali conseguenti aspettative) con Thick As a Brick, storico full length - parodia del mondo progressive dell'epoca - che i Jethro Tull hanno rilasciato esattamente 40 anni fa, una sorta di impietoso confronto, perchè sarebbe anche intellettuamente ingiusto comparare un complesso nel suo momento di assoluto stato di grazia, in un contesto storico/musicale diverso da quello attuale, con i musicisti che hanno deciso di aderire a questo progetto.
La terza difficoltà è del tutto personale, visto la grande stima che ho per questa band: riuscire a pubblicare una recensione senza farmi influenzare da nessuna componente esterna (ho letto molto su forum e vari blog per documentari a meglio su questa release), nella speranza di esserci riuscito (ma qui mi rimetto al vostro giudizio, siate pietosi!)
Venendo al sodo, Thick As a Brick 2, arricchito dal pragmatico sottotitolo Whatever happened to Gerald Bostock?, come accennato ad inizio dello scritto narra - come il suo capostipite - le vicende di Gerald Bostock, all'epoca giovane protagonista dell'album che oggi è in età adulta (ha mezzo secolo di vita), cercando di far capire all'ascoltatore quella che è stata la sua esistenza in queste quattro decadi di assenza. Molto è cambiato da allora (il St. Cleve Chronicle & Linwell Advertiser, il quotidiano apribile dell'epoca del vinile oggi è un sito internet), ma poco o nulla sembra essere cambiato nell'approccio del sempre intenso Ian Anderson. Musicalmente parlando infatti, è del tutto obbiettivo definire questo disco come un buon album rock, con punteggiature blues e jazz (e di tanto in tanto prog), scritto con grande professionalità e performato davvero alla grande.
Ebbene si, non stiamo parlando di un capolavoro dal punto di vista meramente qualitativo, ma stilisticamente questo è un album riuscito sotto tutti i punti di vista. La narrazione è distinta tra Divergenza, una prima parte dove si descrive l'essere Gerald oggi, e Convergenza, dove invece è narrato il suo destino; musicalmente, il disco si presenta piaceole e ben metabolizzabile sin dal primo ascolto, la band fa un lavoro organico e pieno di spunti musicali interessanti e stimolanti che riescono a colpire nel segno e rendono l'ascolto di questo album una vera esperienza.
Eliminato quindi qualsiasi pregiudizio e raffronto storico/musicale, Thick As a Brick 2 risulta essere forse un pò ostico in alcuni frangenti, ma allo stesso tempo avvolgente e appassionante, un full length costruito con artigianalità sublime e forse con una puntina di sana incoscienza da parte di chi, da quasi cinquanta anni, racconta piccole fiabe musicali con la dedizione di un folletto che attraverso il suo flauto magico, ha fatto sognare milioni di persone in tutto il mondo.
78/100
Ian Anderson: Voce, flauto traverso e chitarra acustica
Florian Opahle: Chitarra elettrica
David Goodier: Basso
John O'Hara: Tastiere
Scott Hammond: Batteria, percussioni
Guests:
Ryan O'Donnell: Cantante
Pete Judge: Tromba, flugelhorn, flicorni e tuba
Anno: 2012
Label: EMI
Genere: Rock
Tracklist:
DIVERGENZA
01. Pebbles Thrown
From A Pebble Thrown
Pebbles Instrumental
Might-have-beens
02. Gerald the Banker
Upper Sixth Loan Shark
Banker Bets, Banker Wins
03. Gerald Goes Homeless
Swing It Far
Adrift And Dumfounded
04. Gerald The Military Man
Old School Song
Wootton Bassett Town
05. Gerald The Chorister
Power And Spirit
Give Till It Hurts
06. Gerald, A Most Ordinary Man
Cosy Corner
Shunt And Shuffle
CONVERGENZA
07. A Change Of Horses
08. 22 Mulberry Walk
Confessional
Kismet In Suburbia
09. What-ifs, Maybes And Might-have-beens