Il 2006 appare essere un anno veramente ottimo per il Prog italiano, ricco di nuove uscite, di nuove band che si affacciano con successo nel panorama musicale del Progressive Made in Italy e sopratutto ricco di validissime conferme, una di questa sono proprio i Taproban band romana giunta con questo "Posidonian Fields" al terzo album della propria carriera.
"Posidonian Fields" è un concept la cui scrittura e la cui registrazione ha impegnato la band capitolina per ben due anni e come d'altronde facilmente ben si evince già dal titolo si ispira al mondo degli abissi sottomarini, metafora in realtà di un altro tipo di abisso, l'abisso della mente umana, del subconscio, un viaggio senza ritorno nella psiche umana. La musica dei Taproban in questo "Posidonian Fields" è rappresentativa di un Progressive Rock "ortodosso" amabilmente legato alle radici "anni '70" del genere e raccoglie le sonorità orchestrali, ariose ed aperte, degli Yes, i manierismi e le fughe strumentali degli ELP, un certo approccio più intimista in cui fan capolino certi movimenti di genesisiana memoria, in special modo in alcuni momenti vocali di Guglielmo Mariotti o in alcuni passaggi di Gianluca De Rossi; un suono completo, maturo, chiaramente e dichiaratamente Prog, un songwriting che non lascia nulla al caso, definito e preciso anche nei minimi dettagli, partiture quindi complete, ricche ma mai prolisse o eccessive, anche nei lunghi momenti strumentali sempre vivi ed attrattivi per l'ascoltatore. Album composto da 3 grandi suite: "Chapter One: Immersion", "Chapter Two: Suspension" e "Chapter Three: Oblivion" suddivise, come nella migliore tradizione Progressive in vari movimenti. Impossibile non citare l'imperversante incedere di "Immersion" o la stupenda "Caronte's Ship Imponderability" che chiude il Capitolo Uno, un brano assolutamente da applausi a scena aperta, grande dimostrazione di capacità tecnica e compositiva ma sopratutto grande capacità di coinvolgere ed entusiasmare l'ascoltatore con una semplice quanto spettacolare linea melodica. La chitarra acustica, in primo piano nella gioiosa ed introspettiva "Riding the Posidonian Fields" che cede il passo a "Entwings" breve brano strumentale in cui Chris Squire e Rick Wakeman sembrano aver ispirato direttamente Guglielmo Mariotti e Gianluca De Rossi, imponenti nelle loro note. Tocca a "Suspension" la chiusura del secondo capito di "Posidonian Fields" un brano intenso in cui risaltano maggiormente gli accennati riferimenti ai Genesis ed a Peter Gabriel. L'apertuta del Capitolo Tre è affidata nuovamente ad una cavalcata sonora di impatto, coinvolgente ed entusiasmante: "Octopus", nuovamente con Gianluca De Rossi indiscusso protagonista, un brano dai toni maggiormente Neo-Prog rispetto al resto dell'album. "Uncontrolled Dreams", altro lungo brano quasi interamente strumentale in cui i Taproban si esaltano e ci esaltano con un campionario di stili e momenti che attraversano tutti i colori dell'universo Progressive. Le profondità marine, l'acqua, le sensazioni del mare questo è ciò che si respira nella sofferta "No Return". Il viaggio ha termine, ed è un viaggio apparentemente senza ritorno, prigionieri dell'oblio e delle immense distese del regno di Poseidone, nelle immense distese del subconscio, questa è in sintesi l'ironica e "fittiziamente" gioiosa "Farewell", che cela al suo interno una ghost track, "Rebirth", che segna invece un momento di speranza, di ritorno, di rinascita, forse il nostro viaggio non è realmente senza ritorno. Un ottimo album per tre ottimi strumentisti, Gianluca De Rossi che si è ritrovato a poter suonare un vero Hammond C3 e si vede o meglio si sente, il tastierista si diverte, si esalta, condisce ogni solo, ogni nota con un pizzico della propria anima e questo è grande valore aggiunto all'album, le chitarre di Guglielmo Mariotti mai in disparte nonostante l'apparente dominanza della componente pianistica, chitarre protagoniste specialmente nelle parti acustiche, Guglielmo ottimo interprete anche per le parti vocali, capace di trarre la giusta ispirazione e capace di garantire un'ottima interpretazione in tutti i momenti di "Posidonian Fields", avvincente ed entusiasmante anche l'apporto ritmico, nuovamente di Guglielmo Mariotti con il suo basso ed ovviamente di Davide Guidoni che alla batteria riesce a sottolineare e ad esaltare splendidamente la linea melodica specialmente nei lunghi intermezzi completamente strumentali. Molto bella la copertina curata dallo stesso Davide Guidoni autore tra l'altro anche di tutti i testi di "Posidonian Fields". Non c'è molto altro da aggiungere, il 2006 è stato veramente un ottimo anno per il Progressive Rock italiano ed i Taproban con il loro "Posidonian Fields" ne sono sicuramente tra i protagonisti principali, "Posidonian Fields" è tra l'altro candidato e con pieno merito alla vittoria finale dei ProgAwards2006. |
Gianluca De Rossi: Tastiere Anno: 2006 Sul web: |