Home Recensioni Masterpiece Jethro Tull - A Passion Play

Jethro Tull
A Passion Play

A Passion Play è stato uno dei dischi più bistrattati dei Jethro Tull. Con il vulnus di fondo di essere il seguito del fortunatissimo Thick as a Brick, apripista della stagione “concept” della band, di cui non aveva - a detta dello stesso Anderson - “né l’umorismo ed il carisma, né l’entusiasmo e la leggerezza”, fu incompreso e controverso per la sua ecletticità. Flop in UK ebbe comunque maggior fortuna all’estero, soprattutto in USA dove raggiunse il primo posto in classifica.

L’album racconta la storia di Robert Pilgrim che, dopo la morte a causa di un incidente stradale - novello Dante - inizia un viaggio attraverso il Paradiso e ‘Inferno analizzando cosa accade a buoni e cattivi, per poi rinascere. Un tema classico affrontato con liriche enigmatiche piene di doppi sensi ed allusioni difficilmente assimilabili, spesso dal valore evocativo più che testuale. Dal punto di vista tecnico e musicale APP si configura come una suite di 45 minuti circa che corre lungo tutto il vinile. Parte con un’introduzione strumentale che poi si evolve senza soluzione di continuità in un continuo alternarsi di trame repentinamente abbandonate e poi riprese. Una musica che ha del teatrale, in parte oscura, dove al solito la fanno da padrone gli arpeggi della chitarra acustica di Anderson che si infilano tra i tasti del pianoforte di Evans e il flauto singhiozzante, ricco di pathos, che dialoga con la chitarra di Barre a tessere sequenze infinite di accordi. Ed anche nuove sonorità: un sax che spesso graffia le melodie ed un magniloquente synth dai mille effetti.



L’insieme è sorretto dai continui cambi di ritmo e da strappate infuocate come eruzioni che poi si placano raddensando le note, a creare un’atmosfera cupa ben “incorniciata” nella grafica di copertina con quel palcoscenico a sfondo nero su cui una ballerina classica giace morta rivolta verso la platea. Unico momento di pace è l’inserto “Carrolliano” di “The story of the hare who lost his spectacles” a metà dell’album, una bizzarra filastrocca in stile vittoriano che stempera l’ascolto. 
Un album complesso che rimane dopotutto un capolavoro che ha traghettato i Jethro Tull dal rock-blues degli esordi al progressive.

_________________

Articolo tratto da PROG Italia #48 - luglio 2023

NB: un articolo monografico dedicato a A Passion Play si trova
QUI.


Ian Anderson: voce, flauto, chitarra acustica sassofono
Martin Barre: chitarra elettrica
Jeffrey Hammond: basso, voce narrante in "The Story of the Hare Who Lost His Spectacles"
Barriemore Barlow: batteria
John Evan: tastiere, voce

Data: 1973
Label: Pig UK
Genere: Progressive Rock

tracklist: Original Version

A PASSION PLAY part I    23:09

I. Act 1: Ronnie Pilgrim's Funeral - a winter morning in the cemetery
a. Lifebeats (instrumental)
b. Prelude (Instrumental)
c. The Silver Card
d. Re-Assuring Tune (Instrumental)
II. Act 2: The Memory Bank - a small but comfortable theatre with a cinema-screen (the next morning)
a Memory Bank
b. Best Friends
c. Critique Oblique
d. Forest Dance #1 (Instrumental)
III. Interlude: The Story of the Hare Who Lost His Spectacles
a. The Story of the Hare Who Lost His Spectacles

A PASSION PLAY part 2   21:56

I. Interlude: The Story of the Hare Who Lost His Spectacles
a. The Story of the Hare Who Lost His Spectacles
II. Act 3: The Business Office of G. Oddie & Son (two dayslater)
a  Forest Dance #2 (Instrumental)
b. The Foot of Our Stairs
c. Overseer Overture
III. Act 4: Magus Perdè's Drawing Room at Midnight

a  Fight from Lucifer
b. 10:08 to Paddington (Instrumental)
c. Magus Perdè
d. Epilogue




 

I

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.