"The Witched Seed", l'opera musicata dal fondatore dei Police e tuttora "arci-rockstar" Stewart Copeland, parla delle persecuzioni verso tutto ciò che non è compreso o ritenuto "normale" secondo i canoni del tempo e lo fa raccontando la storia e le vicissitudini di tre presunte streghe in una indefinita Europa, ai tempi dell'inquisizione, sconvolta da carestie e pestilenze. Un periodo buio usato come metafora di una umanità piccola e "cattiva", in balia di un destino determinato da altri in cui l'unica autogiustificazione è la propria disperazione. Alla fin-fine una classica storia di lotta tra bene e male giocata sulla pelle dei deboli.
Appuntamento per la prima il 22 luglio nello spettacolare e suggestivo Tones Teatro Natura realizzato all’aperto sfruttando una cava dismessa in cui le frastagliate pareti di granito fanno da meravigliose “quinte naturali”. Organizzato il viaggio ai confini dell’Italia, dove appunto si trova il teatro, ci ha accolto un tempo piovigginoso ed oscuro che è sembrato adatto ed in linea con i tuoni e fulmini dell’Europa “dark” e medioevale in cui è ambientata la storia. La bellezza degli improvvisi lampi che si stagliavano all’orizzonte, evidenziando lo skyline dei monti che sovrastano la platea a mo’ di scenografia naturale, mi ha permesso di sorvolare sulla sottile pioggerellina che fastidiosamente ha causato lo spostamento dello spettacolo alle 23 ed un’attesa di un’ora e mezza. Superati i problemi meteo il pubblico numeroso si è potuto alla fine accomodare ai propri posti, opportunamente asciugati dal personale addetto, e lo spettacolo è iniziato. Si è capito subito che non sarebbe stata una serata banale. La struttura dello spettacolo è quella di un’opera “contemporanea” ibridata da venature rock che ovviamente richiama la forma artistica dell’opera rock che ebbe notevole successo, sia a teatro che nel cinema, negli anni ’70 (come non ricordare Hair, Jesus Christ Superstar, Tommy…). Dico “richiama” perché Copeland stesso ci ha tenuto a dichiarare, in sede di conferenza stampa di presentazione, che i suoi riferimenti sono stati la “buona” musica operistica italiana, da Puccini a Verdi, e la sua potente capacità di raccontare storie complesse o drammatiche con un linguaggio popolare. Come nell’opera classica, anche qui la musica e le “arie” la fanno da padrone ed i dialoghi sono affidati quasi interamente al cantato dei brani, tranne poche necessarie eccezioni. In ogni caso la catalogazione in “opera rock” rimane” una corretta sintesi per uno spettacolo che ha voluto realizzare un racconto globale mescolando la musica (“che regala emozioni” come dice Copeland) al teatro, alla recitazione, alla danza. (“Una rock opera è la miglior musica possibile” ibidem). Gli ideatori di The Witches Seed, inoltre, hanno aggiunto il fascino del fantasy e la forza ed immediatezza visiva di proiezioni cinematografiche create apposta per portarci in un luogo diverso, lontano dalla quotidianità, e per “toccare” tutti i sensi percettivi del nostro essere.
Le inedite e complesse composizioni musicali del citato Copeland sono state ben suonate dalla orchestra filarmonica diretta da Eímear Noone, arricchita da un’inevitabile sezione ritmica che ha scandito le varie scene creando una continua ed ossessiva atmosfera di sospensione. Sul palco, a cantare le liriche ideate dal librettista Jonathan Moore, tre protagoniste femminili con voci e caratteristiche diverse e complementari: Isabetta, interpretata dalla voce roca e rock di Irene Grandi, la maitresse Manzinetta, interpretata dalla mezzosoprano Maddalena Calderoni (ideatrice, peraltro, dell’intero progetto) e la “macellaia” Nele interpretata dalla soprano Veronica Granatiero. Ad accompagnarle la giovane ed enigmatica Teresa, figlia adottiva di Nele ben interpretata da Valentina Versino, cha senza mai parlare sembra la più forte di tutte ed origine della loro capacità di ribellione oltre che simbolo di libertà e purezza nelle due belle scene che aprono e chiudono la “pièce”, in cui, sospesa alla parete di fondo, viene illuminata da uno spot cercapersone diventando una luna piena che indica la “via”.
Con loro, come co-protagonisti, ci sono il controtenore Ettore Agati che interpreta ottimamente la “nera” figura dell’Inquisitore Buelli - nonostante un timbro di voce un po’ monocorde e stridulo - ed il baritono Gabriele Nani nel ruolo del Vescovo Bascapè, sempre in bilico tra pietà e severità. Molti gli altri comprimari che ben hanno supportato la storia cantando le loro arie, e non sono potuti mancare un coro ed un corpo di ballo che hanno completato le scene e sottolineato i cambiamenti di contesto tra i diversi momenti della storia oltre che amplificare i movimenti delle protagoniste accompagnandone le movenze.
Bellissimi i costumi senza tempo di Klement Mihali e Anna Grignani, semplici ed allo stesso tempo evocativi, giocati su colori che hanno dato vitalità e volumetria alle coreografie (di Valentina Versino) e si sono ben fusi con le scarne ed essenziali scenografie sul palco (di Alice Tomola) e le video-scenografie di Edvige Faini che hanno ottimamente integrato immagini e visioni sulle meravigliose “quinte naturali”: proiezioni immersive che hanno posto il pubblico al centro dell’azione. Uno spettacolo intrigante, diverso da quelli che siamo abituati a vedere. Sicuramente complesso per delle musiche talvolta ripetitive e molto spesso orientate a registri cupi ed angoscianti anche se, ovviamente, una loro analisi critica nel contesto dell’opera è difficile. Siamo lontani dal commerciale, dalle arie che rimangono in mente al primo ascolto, dai brani costretti all’interno dei tre minuti per ragioni radiofoniche e promozionali, ma il tutto è stato voluto da Copeland quasi a sottolineare la sua volontà di indagine sulla “fatica di vivere”; la speranza è che questa scelta non vada a scapito della diffusione dello spettacolo, della sua rappresentazione ed esecuzione - visto anche che uno scenario come quello di stasera è impossibile da ritrovare o replicare. Complesso anche per il testo in inglese e la poca visibilità degli schermi adibiti alla proiezione della traduzione. Meno male che l’organizzazione ha fornito un libretto con tutte le liriche che ho potuto consultare una volta a casa, cosa che mi ha permesso di comprendere meglio alcune scene che erano rimaste oscure. In definitiva, The Witches Seed è un’“operetta morale” che descrive i mali di un tempo perché sono i mali di tutti i tempi. Devo ammettere però che la profondità di analisi poteva essere maggiore ed in questo senso qualcosa mi è mancato come efficacia nell’attualizzazione della storia che rimane più che altro un racconto un po’ fine a sé stesso. Probabilmente, con una trama ed una potenziale capacità di figurazione come quelle viste, potrebbe essere una giusta scelta completare il progetto con un film che ne possa spiegare in maniera più lucida e completa il concept che lo anima. Nonostante ciò, e nonostante alcuni problemi tecnici ed il ritardo dell’inizio, il numeroso pubblico è sembrato gradire lo spettacolo a cui ha attribuito fragorosi applausi. Io stesso sono contento di poter dire: io c’ero.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 22 luglio 2022
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The Witches Seed dal 22/07/2022 al 23/07/2022
da un'idea di Maddalena Calderoni con la collaborazione di grandi artisti regia Manfred Schweigkofler
Musica Stewart Copeland e Chrissie Hynde Libretto opera Jonathan Moore Video scenografie Edvige Faini Direttrice d'Orchestra Eimear Noone
con Irene Grandi, Veronica Granatiero, Maddalena Calderoni
e con Valentina Versino, Ettore Agati, Gabriele Nani, Giuseppe Raimondo, Davide Procaccini, Graziano Dallavalle, Andrea Galli, Mattia Rossi e la partecipazione del Coro Tones of the Stones, dell'orchestra filarmonica Italiana e del corpo di ballo Anti-Statico
coreografie Valentina Versino scenografie di palco Alice Tomola light design Emiliano Pascucci assistente alla regia Franz Brown costumi Klement Mihali e Anna Grignani
Fotografie utilizzate nell'articolo di Susy Mezzanotte.
produzione Tones Of The Stones
TONES TEATRO NATURA Via Valle Formazza, 28865 OIRA (VB) tel: 3335074077 https://www.ticketmaster.it
ORARIO SPETTACOLI
Venerdì 22 ore 21.30 Sabato 23 ore 21.30
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