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Reale Accademia di Musica
Reale Accademia di Musica

La Reale Accademia di Musica è una band romana fondata ad inizio degli anni ’70 sulle ceneri di diverse precedenti esperienze tipicamente beat. Ne facevano parte il chitarrista compositore e fondatore Pericle Sponzilli (presto sostituito da Nicola Agrimi, dopo la decisione di partire per l’India) il tastierista Federico Troiani, il cantante Henryk Topel Cabanes, il bassista Pierfranco Pavone e il batterista Roberto Senzasono.

Di matrice classicheggiante (e come non poteva dato il nome) la band ha fatto uscire per la Ricordi, nel 1972, questo primo – ed unico – disco dal titolo omonimo grazie all’attenzione ed all’apprezzamento che aveva suscitato in Maurizio Vandelli (Equipe 84) durante i concerti live di cover alla fine degli anni ‘60.
L’album si inserisce tra quelli più creativi del tempo, nel solco della vena più quieta e sognante del progressive. Caratterizzato da atmosfere rarefatte e favolistiche dove il pianoforte e le chitarre acustiche hanno un ruolo di primaria importanza, sembra raccontare una fiaba mentre sta raccontando la vita. Molti i brani rilevanti, dopo la prima traccia introduttiva “Favola”, lenta, delicata, onirica e cantata (o meglio raccontata) dalla voce di Cabanes accompagnata da delicati arpeggi di chitarra e tastiere con inserti sinfonici di una orchestra, arriva quello che è il pezzo forte dell’album, “Il mattino”. Suite da 9 minuti - come da copione prog – mette in evidenza la capacità degli artisti di fondere musica classica e preparazione accademica con le sonorità più moderne del rock e con contaminazioni ed influenze esotico-orientali. Molteplici e raffinate note e melodie accompagnano il viaggio musicale in parallelo con il viaggio interiore espresso nei testi, un pezzo complesso che ha alla base un pianoforte instancabile nel suo raccordare temi e strumenti lungo una partitura che ci accompagna fino ad un crescendo strumentale, fatto di ritmica movimentata dagli assoli di chitarra e dagli inserti del tanto caro mellotron, tra i più riusciti dell’epoca. Bello anche il ritorno ad una atmosfera più compassata e sognante di chiusura del brano, la quiete dopo la tempesta. È un viaggio che inizia, l’alba dell’uomo che si sveglia e viene alla vita per poi proseguire sulla ondeggiante ballad “Ognuno sa”, introspettiva ed allo stesso tempo straripante grazie agli interventi di batteria e percussioni ad animare le melodie delle tastiere e ad inserti improvvisi ed imprevedibili di organo che esaltano l’”attimo fuggente”, il desiderio di vivere ogni momento senza passato né futuro. Un inizio d’album che va in crescendo, che da favola si inizia a trasformare in una realtà piena di consapevoli difficoltà; ecco quindi la ricerca di una figura rassicurante, una figura paterna con cui aprire un dialogo che sa tanto di sfogo, di sublimazione delle proprie paure. Viene quindi lo struggente brano “Padre” contraddistinto da subitanei cambi di ritmo e di tono; agli strappi della chitarra elettrica ed agli scossoni della sezione ritmica si accoppiano momenti più calmi ed ecclesiastici (per l’uso dell’organo hammond) fino all’incipit del brano successivo “Lavoro in città” che ci pone di fronte al momento d’arrivo (o così sembra) del viaggio. Una vita destinata ad un tran-tran lavorativo, fatto di fatica e di monotona ripetitività, sottolineata dall’intervento jazzato del pianoforte e dalla batteria che, monocorde, sottolinea la vocalità bassa e quasi gutturale. Vero è che si può sempre sperare in qualcosa di meglio, una sprazzo di positività che potrà esistere solo “se tu lo vorrai” fino all’unico punto di arrivo possibile alla alienazione umana - “La vertigine” - il suo destino ineluttabile. Una melodia straziata, ripetitiva, batteria in 2/4ed organo che si contrappone agli altri strumenti con un controcanto distonico per poi lasciare spazio al solista di chitarra elettrica che raccatta note qua e là per sottolineare una voce sempre più disperata ed urlata.
Un bel disco, suonato bene e prodotto in modo impeccabile per l’epoca. Sei brani notevoli, armonicamente costruiti senza forzare la mano a facili esibizionismi, in un equilibrio perfetto tra la classicità del pianoforte, la ricerca di suoni nuovi (il mellotron) e la ricercata immediatezza degli arpeggi e della ritmica delle chitarre. Può essere considerato a buon diritto un caposaldo delle esperienze progressive italiane, un classico di gran lunga superiore a tanto più osannate meteore comparse all’epoca.



Federico Troiani: piano, organo, piano elettrico, mellotron, voce
Nicola Agrimi: chitarre acustiche, chitarre elettriche
Pierfranco Pavone: basso
Roberto Senzasono: batteria, percussioni
Henryk Topei Cabanes: voce solista
Pericle Sponzilli: chitarre elettriche
Maurizio Vandelli: chitarra acustica in "Il Mattino" e mellotron in "Lavoro in città"

Anno: 1972
Label: Ricordi
Genere: Progressive Rock

Tracklist
1    Favola    3:44
2    Il Mattino    9:14
3    Ognuno Sa    5:19
4    Padre    7:37
5    Lavoro In Città    5:54
6    Vertigine    7:09

Tutti i brani sono di P. Sponzilli e E. De Luca







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