Disco dal sapore retrò che mescola gli istinti psichedelici che hanno attraversato gli anni sessanta e settanta con un pop raffinato ed accattivante di sapore vintage. Dieci tracce che scorrono fluide, suonate bene, intrise di atmosfere beatles-floydiane e richiami alla vena corale dei Moody Blues. Una ricerca filologica ineccepibile, una scelta forse un po’ anacronistica per i tempi attuali ma da rispettare per coraggio e coerenza. I brani meglio riusciti sono il trittico iniziale “Alligator”, “I want a head” e “I kill the machine”, vero e proprio manifesto synthpop anni ottanta della band con continui rimandi alla ritmica ed al modo di concepire la musica dei Daft Punk. Seguono poi le vene alla Depeche Mode, o meglio ancora alla Belle and Sebastian, di “Mother’s Blues” e “While the day explodes in the summer sunshine”: un approccio che enfatizza le armonie e gli arrangiamenti strizzando l’occhio alle melodie ed un gusto del DIY (Do It Yourself) ed all’underground tipicamente indie. Altro brano di spicco a strumentale “Stereonauts instrumental track” che riesce a far rivivere i cari e vecchi Gorillaz e la loro peculiare capacità di riattualizzare le melodie anni sessanta/settanta arricchendole di nuove sonorità e tematiche grazie anche alle nuove tecnologie: un inedito Italpop che promette bene anche se con un unico limite, la troppa omogeneità di stile e di arrangiamenti che stimola disattenzione e talvolta un pizzico di noia. Un disco riuscito che però non tocca le mie corde emotive (problema mio sicuramente) e forse tutto il progetto necessita un maggior ”calore” interpretativo ed un maggior coinvolgimento. 60/100 |
Alessandro Antonel: Voce, chitarra, tastiere Anno: 2015
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