Fin dalla lettura dal primo volume - oggi sono tre, ognuno per un periodo storico specifico – scritto da Antonio Scurati sulla figura di Mussolini mi sono appassionato al suo approccio di biografia romanzata sviluppata per capitoli in sequenza temporale, ognuno dedicato ad un episodio specifico e concluso però con quelle che io chiamo “le pezze d’appoggio”, cioè i documenti ufficiali che legano la finzione (il romanzo) alla realtà.
Ed appena ho sentito di questa “riduzione” del testo letterario del primo volume della saga “M il figlio del secolo” - Premio Strega nel 2019 – a cura di uno dei miei attori più cari – Popolizio – mi sono affrettato ad assicurarmi i biglietti per la serata. Già avevo perso le letture che sempre Popolizio aveva fatto al teatro Parenti con passaggi presi dal secondo volume (“L’uomo della provvidenza”) e non volevo rischiare di perdere un’altra possibilità di vedere a teatro la rappresentazione visiva di un tema da sempre tanto controverso. La figura di Mussolini e del Fascismo, come nel libro, viene sviscerata in 31 “quadri” che dipingono il periodo dalla nascita dei Fasci al discorso alla camera dopo l’uccisione di Matteotti passando dalla marcia su Roma (1919 - 1925). Popolizio, in effetti, sembra proseguire un proprio percorso di approfondimento di cosa sia stata l’esperienza del ventennio. Ricordo ancora l’esilarante, per quanto profonda, satira del film del 2018 “Sono Tornato”, di Luca Miniero, dove l’attore interpreta un Benito Mussolini - immodificato dal tempo - che cade dal cielo su una Roma ed una Italia diverse da come le ricordava (e voleva) e che in fretta impara ad usare le nuove tecnologie e diventa “influencer” in un ambiente socioculturale che più che ostile gli è casomai indifferente. Ma torniamo allo spettacolo di stasera: solo tre parole, bellissimo, ponderoso, emozionante. Tre ore che non si sentono presi dalla bravura di tutti i protagonisti che accompagnano Popolizio sulla scena (e sono tanti per tantissimi ruoli). Interessante la scelta di avere un doppio Mussolini, quello intimo e reale, quasi fatalista, con i suoi dubbi e le sue certezze che convivono con l’istinto e l’amore, con l'opportunismo ed i rimorsi (affidato alla recitazione di un perfetto Tommaso Ragno) e quello più pubblico, suadente Mangiafuoco tutto preso dal suo ruolo di capopopolo (interpretato magistralmente dallo stesso Popolizio). Ed interessante è anche la volontà di entrambi gli attori di non aiutare l’immaginazione ricercando una facile verosimiglianza delle proprie “maschere” con il Mussolini reale, basti pensare agli anacronistici capelli di Ragno. Sembra quasi una provocazione, un modo di dire che non si sta solo raccontando la storia Mussolini ma che si sta raccontando la storia di tutti i Mussolini che vivono in noi. Accanto al “geminae Dux” vi sono tutti i suoi compagni di viaggio nel bene e nel male. L’incendiario Marinetti, l’amore nascosto Margherita Sarfatti che sarà anche il suo passe-partout verso l'ascesa alla borghesia, l’architetto dell’impresa di Fiume D’Annunzio, la vittima predestinata Matteotti e tanti altri. Tutti contribuiscono a descrivere una società italiana piena di delusioni e di speranze, di ideologia e di cruda realtà con cui fare i conti, di paure e desiderio di riscatto, in un clima da “sliding doors” che ha permesso la nascita del Fascismo ma che poteva anche sfociare in qualcosa di diverso. Tutti bravissimi in tutti i ruoli recitati che compongono le tessere di un puzzle che si forma davanti a noi. Menzione particolare meritano comunque la Sarfatti, strepitosamente interpretata da una Sandra Toffolatti - che rende impeccabilmente le varie anime di amante protettrice, musa ispiratrice e visionaria mediatrice culturale - e il Gabriele D’Annunzio dell’intenso e tragicomico Bocci, fantastico nella sua resa dell’animo debosciato che convive con la grandezza del visionario. Dopo anni di studi sono riuscito ad entrare veramente nella storia di Fiume, a capirne il senso e l’importanza, grazie all’emozione della sua recitazione. Ma come detto bravi e credibili anche tutti gli altri tra cui non posso non citare Paolo Musio ed i suoi vari personaggi - come il perfido Italo Balbo ed il cameo del “convitato di pietra” signor Sarfatti - e poi Raffaele Esposito ed il suo fin troppo umano Matteotti per finire con Tommaso Caldarelli e la sua caratterizzazione dei vulcanici personaggi “estremi”, dal “ras” Bombacci al futurista Marinetti. Ma non voglio fare un noioso elenco che mi darebbe l’occasione di sbagliare dimenticando qualcuno. Tutti gli attori devono essere accomunati per bravura interpretativa, presenza scenica e tatto nell’entrare nei propri personaggi. Devo anche sottolineare la strepitosa, anche se inizialmente spiazzante, scelta di una recitazione a tratti macchiettistica, quasi espressionista (definizione di Popolizio) con una sovraesposizione dei caratteri dei personaggi che richiama il teatro di Brecht. Ho anche trovato corretta la scelta di recitare spesso in terza persona, come se gli avvenimenti in scena fossero raccontati da un osservatore esterno, che si alterna alla recitazione in prima persona di alcuni protagonisti (esattamente come Scurati ha fatto nel libro). Perfette anche la scenografia e le luci, tutte giocate sul bianco e sul nero con qualche sfumatura di giallo per i momenti di maggior intimità. Gli spazi “razionalisti” fanno da sfondo alle varie scene che si trasformano attraverso un sistema di piattaforme ed oggetti movibili che inseriscono e fanno scomparire gli elementi caratterizzanti la narrazione, impreziositi da studiati giochi di luce e ombra e proiezioni sullo sfondo di immagini evocative: una piazza diventa di volta in volta una strada, un balcone, una scalinata, il palazzo di Montecitorio …. E a facilitare la "geolocalizzazione" dei luoghi e delle azioni in cui ci si trova opportunamente viene proiettata una scritta esplicativa, usando i caratteristici caratteri in "Lemon/Milk font". Ultima citazione è per la ciliegina delle musiche che accompagnano le scene, tutte azzeccate sia come impatto emozionale sia come sottolineatura ritmica di ciò che si sta svolgendo sulla scena. Uno spettacolo che racconta la Storia facendo riflettere, che dipinge un periodo vissuto da pecore impaurite ed impreparate che si sono alla fine convinte che fosse meglio avere un cane pastore, che a sua volta si è sentito costretto a diventare lupo. Mussolini-Popolizio riassume il senso del tutto in una significativa frase “La violenza è un virus che è stato pre-incubato in tempo di pace. Il fascismo non è il virus, ma il corpo che lo accoglie". Una storia che può ripetersi e che serate come questa, accolta da applausi scroscianti del pubblico che si è sentito in dovere di intervenire anche durante lo spettacolo a sottolineare le varie scene, aiutano ad esorcizzare per evitare di ripetere gli errori. Assolutamente da vedere.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 28 settembre 2022.
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M il figlio del secolo dal 28/09/2022 al 16/10/2022
uno spettacolo di Massimo Popolizio
tratto dal romanzo di Antonio Scurati collaborazione alla drammaturgia Lorenzo Pavolini scene Marco Rossi costumi Gianluca Sbicca luci Luigi Biondi video Riccardo Frati suono Alessandro Saviozzi movimenti Antonio Bertusi assistenti alla regia Mario Scandale, Giulia Sangiorgio
con Massimo Popolizio e Tommaso Ragno
e con (in ordine alfabetico) Riccardo Bocci, Gabriele Brunelli, Tommaso Cardarelli, Michele Dell’Utri, Giulia Heathfield Di Renzi/Aurora Spreafico, Raffaele Esposito, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Diana Manea, Paolo Musio, Michele Nani, Alberto Onofrietti, Francesca Osso, Antonio Perretta, Sandra Toffolatti, Beatrice Verzotti
produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro di Roma–Teatro Nazionale, Luce Cinecittàin collaborazione con Centro Teatrale Santacristina
Teatro Strehler Largo Greppi, 1 - MILANO tel: 02 21126116
ORARIO SPETTACOLI Mercoledì 28 ore 19.30 Giovedì 29 ore 19.30 venerdì 30 ore 19.30 sabato 1 ore 19.30 domenica 2 ore 16.00 martedì 4 ore 19.30 mercoledì 5 ore 19.30 giovedì 6 ore 19.30 venerdì 7 ore 19.30 sabato 8 ore 19.30 domenica 9 ore 16.00 martedì 11 ore 19.30 mercoledì 12 ore 19.30 giovedì 13 ore 19.30 venerdì 14 ore 19.30 sabato 15 ore 19.30 domenica 16 ore 16.00
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