Celebrare John Wetton significa celebrare una delle figure carismatiche più duttili e feconde del panorama musicale mondiale; un artista capace di dare il meglio di sé, sia come musicista che come cantante, in diversi generi, dal progressive, all’hard-rock, dal folk, al rock melodico, dal pop al jazz-rock…
Fu infatti un bassista sopraffino, capace di interpretare i rabbiosi riff dei King Crimson degli anni ’70, accanto a Fripp, in capolavori come “Lark’s Tongues” e “Red”, ma fu anche profondo dispensatore di dolci ed accattivanti melodie pop nel supergruppo Asia, che lo ha visto suonare e cantare accanto a mostri sacri provenienti dalle band più in voga del momento come Yes, ELP e Buggles. Inoltre, la sua incapacità di stare fermo e di godere del successo raggiunto, lo ha visto impegnarsi anche in molti altri progetti eclettici e frequentare il sontuoso e magniloquente prog degli UK, l'hard rock tinto di armonie vocali degli Uriah Heep, il glam-rock dei Roxy Music, il folk rock dei Wisbone-Ash sviluppando in parallelo diverse esperienze come solista che hanno cementato il suo mito di artista raffinato e fuori dagli schemi. Ed in più di un’occasione, Wetton ha unito la sua bravura di musicista al talento di compositore, snocciolando una serie di “hit” indimenticabili. Tante esperienze, spesso impreziosite anche dalla sua qualità canora e da un inconfondibile timbro pastoso ed allo stesso tempo squillante. Poteva quindi sembrare un’impresa impossibile quella di rincorrere e rifrequentare cotanto percorso, ma ciò non è stato e ogni sfaccettatura dell’artista risulta ben rappresentata in questo tributo fortemente voluto da Cristiano Roversi, anch’esso poliedrico artista dalle mille progettualità nonché fondatore e “deus ex machina” dei Moongarden. Il tributo è stato concepito e realizzato radunando più di venti band progressive, italiane e non. Assieme ai citati italiani Moongarden, Ancient Veil, Germinale, Mangala Vallis … solo per citarne alcune, sono presenti infatti anche figure di spicco come Andy Tillison (Tangent) e Richard Palmer-James che di John Wetton fu amico e sodale nei King Crimson e in tante altre esperienze. Ogni band, come un pezzo di un gigantesco puzzle che via via si compone, si è impegnata a reinterpretare, in modo più o meno personale, un brano dello sterminato catalogo del cantante inglese; ne è scaturito un disco registrato in modo eccellente, che suona perfetto ed omogeneo sia quando le sonorità heavy prendono il sopravvento sia quando, invece, dominano gli approcci più acustici ed intimisti che raggiungono pastose profondità. Difficile riportare le sensazioni dell’ascolto dei 22 brani, e difficile non essere influenzati dal ricordo dell’emozione originaria di quando ho incontrato il brano in un concerto o in un disco, in momenti oramai lontani della mia vita. Devo però dire che tutti i pezzi reinterpretati sono notevoli, con qualche piccola imperfezione qua e là che penso sia inutile sottolineare perché potrebbe falsare l’impressione complessiva, quella di un disco ben riuscito, “pensato”, costruito e voluto sulla scia dell’amore per la buona musica, e del prog in particolare. Non posso non citare, però, alcuni brani che maggiormente mi hanno colpito. Primo fra tutti “I believe in You” (Ancient Veil), trasformato in una dolce ballad con un duetto pianoforte e flauto che impreziosisce l’intro ed una voce perfettamente adatta al compito. Subito dopo una collezione di meraviglie: la cavalcata fantastica del medley “Soul Survival + Cutting it fine” (Moongarden) realizzato a tinte prog e con un finale di chitarra di brivido, per gusto e virtuosismo, affidato al solito David Cremoni, e poi le eleganti interpretazioni dominate da un rock solido sorretto da splendide vocalità di “Battle Lines” (Mangala Vallis) e “Fallen Angel” (Notturno Concertante). E non si possono omettere l’eccellente ed accattivante “In the end”, proposta da Richard Palmer James in modalità meno “bucolica” dell’originale ma sempre “da brivido” con tanto di stimolo, lo confesso, per una lacrimuccia di commozione, e la cosmica e pastosa “Starless” a cui Alex Carpani da una propria interpretazione modernizzando la sezione ritmica, rendendola anche più veloce ed “elettronica”, concentrandosi solo sulla parte “melodica” del lungo brano dei King Crimson, mantenendone però il fascino della versione originale. Ma come detto all’inizio tutti sarebbero da citare e solo lo spazio mi contiene. Erano anni che non trovavo album tributo di questo livello. Di solito li ho sempre percepiti come “vetrina” per le band (quando andava bene) o speculazioni commerciali (la maggior parte). Questo no, questo si sente che è pieno di contenuto, di lavoro, di fatica, di voglia… d’amore. Super consigliato a tutti gli amanti del genere.
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Artisti Vari
Anno: 2022 Label: Ma.Ra.Cash Records Genere: Prog Rock, Pop Rock
Tracklist:
CD1 01. A Life Long Journey - Randevous 6:02 5:21 02. Alex Carpani - Starless 4:50 03. Ancient Veil - I Believe In You 4:19 04. Andrea Chimenti - Book Of Saturday 3:04 05. Andy Tillison (The Tangent) - In The Dead Of Night 4:54 06: Banda Belzoni (feat. Gazebo)- Crime Of Passion 4:54 07. Blind Golem - One Way Or Another 5:28 08. Davide Marani - Arkangel 4:19 09. Divae Project - After the war 5:03 10. Germinale - The Night Watch 7:39 11. Kerygmatic Project - Don't Cry - 4:35 CD2 01. La Grazia Obliqua - The Great Deceiver 4:37 02. Leviathan - Wildest Dreams 5:07 03. Maetrika - Heat Of The Moment 4:46 04. Mangala Vallis - Battle Lines 5:13 05. Moongarden - Soul Survivor Cutting It Fine 7:58 06. Notturno Concertante - Fallen Angel 4:43 07. Richard Palmer James - In The end 4:37 08. Rosenkreutz - Caesar Palace Blues 4:50 09. Sero Cosentino - Lament 4:27 10. Sezione Frenante - Una Volta Ancora (Time Again) 5:49 11. Sterbus (feat. Il Dolo) - Turn On The Radio 4:26
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