Ecco il POP che non ti aspetti: presentati come musica elettronica, acustica, a cappella…nel loro omonimo disco d’esordio i Parados snocciolano un pop raffinato e sperimentale, intriso di una miscela di elettronica e strumenti reali che mi ha riportato alle atmosfere del primo Battiato (quello di Fetus per intenderci). Otto brani raffinati dove la ricercata commistione delle voci funge da strumento aggiuntivo oltre che linea melodica e mette in evidenza le liriche che non lasciano molto alla intuizione: testi che vogliono fare della semplicità ed immediatezza la loro caratteristica principale. Difficile quindi fare una operazione di catalogazione: come non sentire i Radiohead più sperimentali nei vocalizzi di “Ø”, inseriti però in un ipnotico gioco di chitarre, leggere ed evocative, che è la cifra stilistica di tutto il disco ... o nel riff di “Sylvia Rivera” … e come non riconoscere il debito ai Neri Per Caso in “Toracica” con i ricercati e ritmici vocalizzi inseriti all’interno di un contenitore pop classico. .. Per non parlare della strana “Indolore”, con la sua intro a cappella che ci introduce ad atmosfere di canto sacro sardo per poi trasformarsi in un prog elettronico e distorto.Il mio brano preferito comunque è “Venere”, una curatissima ballad percorsa da una melodia semplice e monocorde a più voci che si sposa benissimo con lo sviluppo ritmico costruito dalle chitarre acustiche, dal basso e dalla batteria.Un disco piacevole anche se non perfetto. Molte ottime idee ma con ancora margini di miglioramento sia dal punto di vista tecnico (nella sezione ritmica) sia dal punto di vista stilistico, nella necessità di raggiungere una maggior omogeneità tra suoni e melodie vocali.Ma un buonissimo esordio: semplicità, gusto e voglia di far pensare. 70/100
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Alberto Ladduca: basso, voce, synth Anno: 2015 |