Mai titolo fu così "premonitore". Ruggine, secondo disco dei Pontecorvo (considerando anche il primo sperimentale omonimo EP di quattro anni fa) si presenta come un corrosivo viaggio sonoro nei meandri di un duro hard rock di derivazione blues, condito con un pizzico di stoner e di noise. Una sapida misticanza che produce una musica metallica, forgiata tra incudine e martello. Sette brani per circa 20 minuti scarsi complessivi ad indicare che la forma "brano di durata breve" è quella prediletta, anche se l'atmosfera rimane coerente lungo tutto il disco. Voce urlata, chitarra violenta e distorta che predilige i riff agli assoli, basso e batteria a sincronizzare il tutto. La registrazione poi sembra ricercare le sonorità anni '70 ed '80 mantenendo una opacità vellutata, volutamente "low-fi". I brani più significativi rimangono "Cade", che fa da introduzione e crea immediatamente un'ansia auditiva accompagnando per due minuti l'ascoltatore in un unico loop ritmico per sfociare nell'altrettanto rapida e sfuggevole "Gaviscon Blues". Belle anche "Freddo", che finalmente lascia intravedere il giusto contraddittorio incedere tra acidità metal e calore blues, e "Paglia", con richiami a sapori quasi punk ben soppesati da raccordi lirici alla Black Sabbah. Un disco vecchio stampo, perfettamente in linea con il target ricercato e ben suonato (magari il volume e la nitidezza della voce sarebbero un po' da migliorare), da ascoltare pompato da casse acustiche adeguate e magari "live", anche se in questo momento nessuno riesce a vedere la fine del tunnel per quel che riguarda il ritorno alle performance con il pubblico. Spero a presto su un palco. |
Fili: Chitarra e Voce Label: |