Roma, 4 Luglio 2018 - Foro Italico Il titolo del nuovo tour di Steve Hackett, "Genesis Revisited, solo gems & GTR", non rende giustizia allo shows offerto dal chitarrista inglese, che propone, invece, un'esigua manciata di brani da solista (che omaggiano, più che altro l'album “Please Do not Touch”, non mancando di attingere sporadicamente anche dal recente "The Night Siren"), un solo pezzo del repertorio GTR (“When The Heart Rules The Mind“, molto orientato sulle sonorità degli Asia, come tutto l'album omonimo, del resto), mentre incentra prevalentemente l'intero spettacolo su masterpieces dei repertorio Genesis quali “Supper’s Ready“, “Dancing with the Moonlit Knight“, “Fountain of Salmacis“, “Firth of Fifth“, “The Musical Box”, “One for the Vine”, “Inside & Out“, "Los Endos".
Questi brani sono stati tutti proposti in versioni doverosamente identiche alle originali, con tre eccezioni, pur apprezzate con qualche riserva: di "Firth of Fifth" si può senz'altro dire che l'esecuzione è stata oltremodo magistrale, sebbene rimanga imperdonabile la caparbia volontà di Hackett di far eseguire al sax soprano quanto Peter Gabriel suonava con il flauto (si parla della parte di poco precedente all'assolo di chitarra elettrica). Ormai sono anni che il chitarrista propone in queste vesti lo storico pezzo e noi ancora ci chiediamo il perché di una tale scelta, considerando che il fiatista della band, Rob Townsend (lo ricordiamo al servizio di Bill Bruford), suona regolarmente (ed encomiabilmente) anche il flauto; "Los Endos" è ormai da tempo efficacemente attestato sulla formula medley, includendo anche brevi estratti di "Myopia", "Ace Of Wands" e "Hackett To Pieces", assumendo quindi una sua identità propria che supera, in termini di valore assoluto, la somma dei singoli brani (analogamente a quanto fecero i Genesis con il medley che includeva "In the Cage", "Cinema Show", "The Colony of Slipperman", "Afterglow"; “Supper’s Ready“, infine, è stato arricchito con una coda che, in crescendo, ha visto il Nostro nelle vesti spumeggianti di grande virtuosista, pur non in linea con le suggestioni e i magnetismi che solo questa meravigliosa suite è capace di evocare (si aggiunga che l'esecuzione di questo brano è risultata pregiudicata sia da problemi tecnici, legati alla pedaliera dell'inglese, sia da una vistosa stecca, sempre da quest'ultimo profusa).
Parlando degli altri componenti, ci ha colpito l'esecuzione di Nad Sylvan, sempre puntuale nella sua emulazione gabrielliana, molto meno in difficoltà, rispetto al passato, con le parti di Phil Collins (al riguardo, si rimanda alla lettura della recensione della scorsa data romana di Steve Hackett).
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Steve Hackett: chitarra, voce, armonica Data: 04/07/2018 Setlist:
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