Home Recensioni Live Uri Caine Ensemble plays Gershwin - Bologna, 30 Aprile 2016

Uri Caine Ensemble plays Gershwin
Bologna, 30 Aprile 2016

Bologna, 30 Aprile 2016 - America Novecento - Teatro Manzoni

Se volessimo definire Uri Caine, potremmo descriverlo come un musicista impegnato da oltre venticinque anni a scardinare le rigide separazioni tra generi musicali con intelligenza, passione, ma soprattutto rigore.

Pianista e compositore, nel corso degli ultimi vent’anni è stato in grado di conciliare il talento adamantino con una flessibile visione creativa, riuscendo spesso a fornire a molta grande produzione classica una nuova e rivelatrice luminosità, ma anche dimostrando di essere in grado di cogliere una vena umoristica inesplorata dal filone jazzistico. Era accaduto con Wagner, Bach (Variazioni Goldberg), Mozart, Schumann, Beethoven e Mahler. Per ciascuna di queste esperienze, Caine ha lavorato di cesello con grande rispetto per centrare il suo principale obiettivo che è, nel contempo, semplice ed estremamente complesso: disvelare l’essenza di quella musica.

Questa esecuzione, nel quadro del ciclo America Novecento di Bologna Festival, è l’esposizione del paziente e appassionato lavoro compiuto su un materiale incandescente: la produzione di George Gershwin. La conferma, lampante, viene immediatamente dopo il caos controllato prodotto ad inizio concerto dai musicisti. Il trillo e poi un singulto che frammenta il celebre glissando del clarinetto di Chris Speed annuncia una "Rhapsody in blue" distante da tutte le precedenti: la stessa strepitosa formazione chiamata in causa è una chiara cesura rispetto alle big band o alle grandi orchestre del passato. Cinque soli elementi coadiuvano Caine al piano svariando tra sonorità latine, una fortissima influenza klezmer e richiami di avanspettacolo. E tutto questo si avverte in una versione originalissima della Rapsodia che venne notoriamente concepita da Gershwin come un affresco del melting pot della complessa realtà metropolitana americana. L’intento è quello di approfondire le radici ebraiche dell’autore, ma soprattutto abbattere una resistenza culturale: improvvisare sulla musica classica.

La "Raphsody" è il trampolino ideale, uno spartiacque tra il jazz e la musica colta: innesta infatti in elementi classici arrangiamenti blues e jazz. Dopo l’introduzione, il sestetto entra rapido virando dalla marcia verso la samba per poi esplodere nuovamente in una vera e propria New Orleans che accarezza il ragtime con tema e controcanti di tromba e clarinetto. Spazio allora alle due cadenze virtuose di Caine e al finale, una furia gitana proveniente dall’est e dominata dall’ottimo violino di Joyce Hammann, un po’ “schiacciato”, a tratti, dalle possenti sonorità dei colleghi. Mirabile anche il contributo fornito dai due vocalist: Theo Bleckmann e Barbara Walker. Il primo, da solo, propone una nitida e delicata versione di “But not for me” riarmonizzata in una cornice celestiale, mentre insieme duettano nel giocoso dialogo musicale della celebre “Let’s call the whole thing off” attraversata dai divertenti soli del contrabbasso di Mark Helias e del piano di Caine.

La progressione degli accordi e le frasi sincopate danno il via al vortice di un altro grande caposaldo della produzione di Gershwin, eseguito benissimo, come “I got rhythm”, melodia sulla quale appare evidente come non fu semplice innestare un testo calzante. Bleckmann è ancora protagonista nella bella e deliberatamente timida ed accorata versione di “I’ve got a crush on you” nella quale mette in mostra l’abilità raggiunta nell’associare alle indubbie doti vocali un robusto senso dell’umorismo. Bene anche Barbara Walker nella performance, questa volta parecchio rigorosa, di un altro celebre standard come “Slap that bass”, costruita attorno alle linee sinuose e ad un solo tradizionale del basso del partner Helias. La chiusura è nel bis e negli echi di una stravolta “Summertime” commistione di jazz convenzionale, elementi di musica contemporanea ed arditi esperimenti vocali. La complessità della musica di Gershwin è l’aspetto che contribuisce da sempre a garantirle un’estrema longevità e freschezza. La cura e l’amore con cui è stata trattata questa sera da Caine contribuiranno a fornirle una ulteriore profondità e visione panoramica.

Il progetto di Caine è una letteratura in grado di combinare differenti inquadrature e slittamenti nelle voci della narrazione. La musica può fare lo stesso. La citazione è sempre finalizzata a suggerire innumerevoli e folgoranti connessioni.

 

 


Uri Caine: Pianoforte

Theo Bleckmann: Voce

Barbara Walker: Voce

Ralph Alessi: Tromba

Chris Speed: Sax tenore, clarinetto

Joyce Hammann: Violino

Mark Helias: Contrabbasso

Jim Black: Batteria

Data: 30/04/2016
Luogo: Bologna - Teatro Manzoni
Genere: Jazz

 

 

 

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