San Lazzaro (Bo), 20 Aprile 2015 - Paradiso Jazz - Sala Paradiso Photo Courtesy: Giorgio Bianchi
Oregon, ovvero quattro musicisti con una forza creativa capace di demolire le pareti tra i generi, le etichette e le categorie. Per trent’anni, Ralph Towner e Paul McCandless hanno dedicato le loro energie collettive e individuali ad una ricerca inesausta di sonorità profondamente suggestionate dagli elementi naturali più disparati quali il semplice richiamo di un volatile o soprannaturali come un rito sciamanico o una danza voodoo. La formazione, dopo l’abbandono di Gleen Moore sostituito da Paolino Dalla Porta che si sta ben inserendo in un nucleo già coeso, si è esibita per un pubblico letteralmente stregato nella cornice del Paradiso Jazz. Ralph Towner è apparso unico per la libertà espressiva alle chitarre (sei e dodici corde), oscillando dalle melodie all’uso percussivo, ma rimanendo solidamente ancorato alle strutture degli accordi e ad un fingerstyle classicamente orientato con frequenti volatine e fitte trame di arpeggi. L’impostazione è vistosamente classica, spesso affiorano impieghi del contrappunto e del ritmo debitori dell’epoca rinascimentale e barocca, ma l’armonia ed il fraseggio si intersecano continuamente con l’orbita del jazz sia nelle esecuzioni alla chitarra che al piano. McCandless è infinitamente delicato all'oboe, impetuoso al soprano, profondamente espressivo al corno inglese. Mark Walker non è il compianto Collin Walcott, ma è solido ed affidabile alla batteria e alle percussioni africane (tra le quali djembé e darbouka). Il concerto è un lungo excursus che tocca un po’ tutta l’evoluzione musicale della band. Così c’è spazio per brani storici quali: "If", "Queen of Sydney", "Redial", "Beppo" e la dolcissima "As she sleeps", ma anche il gran finale affidato all’immaginaria pioggia che lambisce la superficie di un lago evocata dalla sempre suggestiva "Witchi-Tai-To". Le strutture prevalenti dei brani, nella solida tradizione del marchio Oregon, sono incentrate su temi ed accompagnamenti delicati eseguiti contestualmente, in seguito articolati lasciando spazio a larghe fasi di improvvisazione che si ricompongono nel recupero del tema iniziale. Le melodie si articolano più spesso su temi irregolari, ma magistrale è anche la frequente interpretazione degli unisoni e un interplay che beneficiano di una solidissima tecnica individuale e di decenni di militanza musicale condivisa. La lezione di Towner e degli Oregon è che si può essere solisti e, facendo uso della stessa tecnica, suonare in gruppo. Ma è fondamentale un bagaglio più consistente di armonia, uno slancio inventivo rispetto alla relazione con gli altri strumenti, una attenzione maggiore alla dinamica e alle sfumature, il piacere della condivisione con gli altri strumenti ed i loro interpreti. Parafrasando uno dei loro album storici: musica di un’altra era.
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Ralph Towner: Chitarre, piano Data: 20/04/2015
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