Dario Salvatori non si improvvisa attore, come la locuzione "debutto a teatro", largamente ostentata nella sinossi ufficiale, potrebbe far suppore: in realtà, e più coerentemente, egli si limita a portare sul palco ciò che sa fare molto bene in tv, cioè ricostruire i percorsi artistici dei più grandi interpreti ed autori della musica italiana, fornendo aneddoti curiosi e gustosi in grado di stimolare riflessioni e sorrisi.
In questo percorso è accompagnato due volte: nella presentazione da un Toni Fornari assai brillante, musicalmente da una band versatile ed estremamente coesa, in grado di reintepretare i successi italiani, impreziositi da arrangiamenti che spaziano dal pop al jazz con raffinata eleganza. L'organico vede la punta di diamante in Emanuela Fresi (l'abbiamo apprezzata due anni fa, quale parte integrante dell'organico Cetra una volta, e anche nel 2023, nel medesimo contesto artistico), Camilla Noci (cantautrice e interprete con alle spalle studi di piano, arrangiamento, canto gregoriano e polifonico, fote peraltro della pubblicazione di “Sette giorni su sette”, suo esordio discografico datato 2017), ed Egidio Marchitelli (chitarrista e docente dello strumento presso Percentomusica che vanta collaborazioni con, tra gli altri, Teresa De Sio, Nina Zilli, Fabrizio Bosso, Beppe Vessicchio): le due donne si evidenziano quali interpreti versatili che, offrendo vocalità tanto differenti quanto intriganti, operano anche in un apprezzato contesto di duetto, sottolineando ciascuna sfumature ed espressività individuali in grado di esercitare differenti graduazioni di ascendenza; definendosi "chitarrista crossover", Marchitelli manifesta la piena volontà di "contaminare ogni genere che suona" con influenze variegate, frutto di pregresse esperienze in più alvei: impossibile, al riguardo, non notare i suoi trascorsi jazz, grazie ad interventi a vocazione solista espressi con garbo ed eleganza durante il concerto. I tre sono supportati da Valentina Ciccaglioni, Stefano Napoli e Matteo Di Francesco (rispettivamente pianista, bassista e batterista), i quali, pur non esprimendo individualismi a vocazione virtuosistica, costruiscono un'ossatura solida in grado di agevolare, se non di stimolare, le espressività solistiche appena citate. Così come descritto, il format è estremamente valido, caldamente consigliato a chi, non importa se animato da mera curiosità o da spirito nostalgico, ama l'intrattenimento televisivo dedicato alla musica, ove Dario Salvatori rappresenta un sicuro ed attendibile punto di riferimento.Un ambiente caldo, familiare, rassicurante, che ricostruisce proprio il bar posizionato nello stabile della famosa etichetta discografica RCA e che, vagamente, ricorda i contesti scenici voluti da Arbore nei suoi più riusciti programmi televisivi (curiosamente, fu proprio quest'ultimo a lanciare Salvatori come personaggio radiofonico/televisivo), è il luogo ideale per parlare di artisti del passato e grandi successi radiofonici, giocando intelligentemente ed in maniera sana con il gossip d'annata. Alla luce del giudizio estremamente positivo appena espresso, possono certamente essere perdonati i suoni non ottimali della batteria acustica (alla quale, considerando lo spazio contenuto, sarebbe stata preferibile quella elettronica, più idonea a garantire una piena modulazione dei suoni), l'omissione di alcuni artisti assai importanti (tra i quali Renato Zero), qualche parola omessa dalla Fresi in "Notte prima degli esami" ed un certo procedere "a braccio" palesato dallo stesso Salvatori che, pur esprimendo un'apprezzata genuinità di fondo, tradisce la partecipazione ad un numero di prove certamente troppo contenuto (al riguardo, va elogiato Toni Fornari, piuttosto abile nel recuperare e dare organicità ai ricordi del giornalista da questi evocati spesso in ordine sparso). La presente recensione si riferisce alla rappresentazione dell'8 novembre 2024. |
Al bar dell’RCAband:
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