La valanga verbale di Bergonzoni ha scosso nuovamente la polvere dalle nostre coscienze. In un ininterrotto monologo di due ore, l’ineffabile bolognese non lascia un attimo di riposo al cervello dello spettatore che gioiosamente insegue i nessi, e rianima con una ginnastica morale adatta a tutte le età l’atonico senso del “noi”.
La sala strapiena dimostra che le aspettative sono alte e nessuno resterà deluso, nemmeno la signora genovese ottantenne capitata per caso che chiede al vicino di poltrona “Ma è uno conosciuto?”. Si verrà serviti, grazie al cielo, di “altro”. In uno spazio vuoto, una grande scatola / tavolo è l’unico artefatto con cui interagire, su cui tamburellare, prendere i libri di grandi autori su cui sono state scritte alcune delle memorabili sentenze che vengono elargite al pubblico. L’assenza scenografica diventa anch’essa virtuosismo, in una dimostrazione di come si possa andare in bicicletta senza bicicletta (bravi tutti ad andare senza mani, “lui” va senza bicicletta!). Da questa scarna postazione parte l’asta dei pensieri, quella che ci invita a essere parte attiva della “Crealtà”, di farci infettare da una salubre “congiungivite”, di “altrismo”, e di ricercare con tutti noi stessi la prima causa di vita. Il pubblico ride, e tanto, ai sempre sorprendenti giochi di parole: ride felice come un bambino che ha capito un indovinello, che si sente parte di un gioco più grande. E il gioco è davvero più grande, quando Bergonzoni ci fa immaginare un tavolo delle trattative di pace costruito con le gambe artificiali dei mutilati dalle bombe. Lungo, naso generoso che fende e rivolta come un vomero il nostro senso del comune, capelli bianchi da filosofo, un alato, stropicciato soprabito bianco che è anche una bianca bandiera: pochi artisti riescono a fare quel che fa lui, cioè portarci a ragionare veramente lasciandoci alla fine dello spettacolo attivati intellettualmente, puliti e con un intimo senso di gioia. Questo è davvero “tealtro”. Da vedere.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 20 novembre 2024
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ARRIVANO I DUNQUE (avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca) 19 novembre - 1 dicembre 2024
di e con Alessandro Bergonzoni regia di Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
scene Alessandro Bergonzoni
produzione Allibito
Dopo il lunghissimo tour di Trascendi e Sali, Alessandro Bergonzoni torna in teatro con il suo nuovo spettacolo – Arrivano i Dunque (avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca) – che debutta all’Elfo Puccini in prima nazionale martedì 19 novembre. «Un'asta dei pensieri dove cerco il miglior (s)offerente per mettere all'incanto il verso delle cose: magari d'uccello o di poeta». Un luogo scenico, multifunzionale, dove proseguire la sua ricerca artistica nei territori che in questi anni lo hanno visto partecipare attivamente e in prima persona ad avvenimenti sia artistici che sociali, applicando fattivamente la «congiungivite, dove varco il fraintendere, fino all’unità dismisura, tra arte e sorte, fiamminghi e piromani, van Gogh e Bangkok, bene e Mahler, sangue fuori mano e stigmate, stigmate e astigmatici, Dalì fino Allah». E se in questo nuovo allestimento vogliamo trovare un'altra cifra bergonzoniana, insieme ovviamente alla scrittura comica, dovremo cercarla nella Crealtà, altra sua invenzione, che esplicita, in un pensiero che si fa neologismo, la vera tensione morale di questo artista unico: il tentativo di ricreare una realtà che non solo non ci basta più ma che possiamo/dobbiamo reinventare giorno per giorno, alla ricerca di un futuro di pace assoluta e definitivamente più accogliente fino alle soglie di nuove percezioni e di altri significati. Quindi Arrivano i Dunque perché i tempi sono colmi e come si chiede Bergonzoni «Manca poco? Tanto è inutile? Non per niente tutto chiede!». A.B.
foto: Chiara Lucarelli
TEATRO ELFO PUCCINI Corso Buenos Aires, 33 MILANO tel: 02 00660606
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