Ieri sera una magnifica Elena Arvigo in scena al Teatro Out-Off di Milano fa vivere la tenera e dilaniata protagonista di 4:48 Psychosis, ultima opera di Sarah Kane. Nell’ora più lucida, quella che precede “la mattina che porta sconfitta”, in un ambiente frantumato e bruciato la protagonista è testimone della sua progressiva disgregazione psichica e fisica.
Il solitario con le carte, probabilmente giocato per ingannare l’insonnia, diventa esso stesso un incubo, con le carte giganti che tracciano un destino indecifrabile: forse la vita è così, un mazzo truccato fin dall’inizio. I mille frammenti di specchio esplosi ovunque riflettono una immagine sempre più parziale, ma ogni tanto esiste la possibilità di vedersi intera nell’unica specchiera ancora integra nella sua cornice. La nera terra bruciata progressivamente sporca i piedi che cercano di aggrapparsi a qualcosa di solido, ma sporca anche le mani e il volto che si riga di lacrime e il corpo appena avvolto da una sottoveste lacera e scombinata, anch’essa sconvolta dalla asimmetria della vita. “Questa sta diventando la mia normalità”. Questo è l’habitat mentale disegnato dalla regista Valentina Calvani e da Elena Arvigo, semplice ma evocativo. In questo habitat la protagonista si siede per terra, si muove mimando perfettamente i movimenti tipici della malattia mentale, talvolta si rannicchia perché è sempre più difficile aprire se stessi ad un mondo a cui non si riesce a dare un senso. In un soliloquio senza storia e senza azione, notte dopo notte (o forse in una sola notte, in quell’ora e 12 minuti di lucidità), ci viene mostrato da un punto di osservazione interiore cosa succede alla mente che si frantuma e al corpo che ingrassa e si deforma. E tutto questo non è solo malattia, è anche un grido d’amore, “un dolce lamento che dice - Io esisto! -“. È proprio l’amore ciò che affiora sulla pelle con fatica, come se un corpo e una mente sempre più bloccati e sclerotici cercassero di soffocarlo, come se fosse necessario aprirsi la pelle e la carne del braccio per farlo venire fuori. Non importa se questo amore non è corrisposto, se è frainteso, sviato, se non esiste. È un grido di amore che riesce comunque a farsi strada nel cretto nero che rapprende la mente esplosa. Elena Arvigo riesce nella impresa di renderci tutto questo con una performance attoriale che dà ritmo a questo flusso interiore, e con una sensibilità estrema che affiora in ogni sorriso mozzato, nei suoi grandi occhi, nel suo corpo morbido e generoso e con la sua voce che rende con chiarezza, e mille sfumature di emozione, un testo tutt’altro che facile. Applausi meritatissimi.
La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 3 maggio 2024 |
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4:48 PSYCHOSIS
di Sara Kane traduzione Barbara Nativi regia di Valentina Calvani con Elena Arvigo
scene, costumi e luci Valentina Calvani e Elena Arvigo tecnica Saba Kasmaei musiche originali Susanna Stivali foto Pino La Pera
Produzione Teatro Out Off e compagnia Elena Arvigo
A venticinque anni dalla scomparsa di Sarah Kane, la discussa drammaturga britannica, figura determinante del cosiddetto in-yer-face theatre, il Teatro Out Off, per celebrare il valore della sua opera nel teatro non solo europeo, propone al pubblico milanese lo spettacolo 4:48 Psychosis. Tre saranno le repliche per lo spettacolo più rappresentativo della poetica dissacrante di Sarah Kane. In scena dal 3 al 5 maggio 2024, 4:48 Psychosis è l’ultimo testo scritto dall’autrice e tradotto da Barbara Nativi, Premio Ubu 2002 proprio per traduzione e messa in scena di Sarah Kane. Diretto da Valentina Calvani, 4:48 Psychosis, spettacolo che ha ottenuto numerosi e straordinari consensi dalla critica, è una partitura lirica, una sinfonia sull’amore e sull’assenza di amore attraversato in versione integrale da Elena Arvigo che dà voce e corpo ad uno dei testi più controversi, assoluti e intimi del teatro contemporaneo mondiale. 4:48 Psychosis non aderisce alla forma teatrale convenzionale. La parola della Kane, autrice rivoluzionaria è flusso di pensiero: 24 quadri in cui non ci sono indicazioni per la messa in scena né temporali né psicologiche. 4:48 Psychosis descrive il luogo senza confini, senza le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione. 4:48 Psychosis racconta la fragilità dell’amore, la ribellione dall’ordine costituito, la tenacia di fronte all’irrinunciabilità della speranza sentimentale. 4:48 Psychosis non è dunque l’ultima lettera di un suicida ma una preghiera, una richiesta di ascolto e di amore. 4:48 Psychosis perché viviamo in una società sorda, anestetizzata in cui non c’è spazio per emozioni così estreme, forti, devastanti. Una società che si ostina a “voler curare”, invece che “prendersi cura”. C’è bisogno di un teatro che risvegli “nervi e cuori” e 4:48 Psychosis porta alla luce il desiderio di speranza celato nel disagio, offrendo al pubblico l’opportunità di riscoprire il senso di compassione e umanità affinché la speranza diventi una possibilità mai più tradita. Questa lettura di 4.48 Psychosis non vuole essere uno spettacolo sulla follia ma uno spettacolo luminoso, un inno alla vita, nonostante la consapevolezza del suo essere effimera e sfuggevole riscoprendo così il senso vitale che abita ogni stato di dolore. Lo spettacolo è stato scelto nel 2019 come unica rappresentazione teatrale all’interno della rassegna “I’m much fucking angrier than you think. Il teatro di Sarah Kane vent’anni dopo” convegno organizzato dal Teatro Mercadante di Napoli in collaborazione con L’Università L’Orientale e curata dal prof Roberto Davascio. (fonte: comunicato stampa)
Teatro Out Off via Mac Mahon 16 20155 Milano Tel. 02 34532140 e-mail:
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