Poesia pura al Parenti con Fratellina di Spiro Scimone, per la regia di Francesco Sframeli. Tenero, buffo, assurdo e lieve, riesce a penetrare il muro altissimo dell’insensibilità e farci intravedere per un attimo la possibilità di unione, di unità nell’abbraccio e nella carezza, di apertura, di un’altra realtà. Una scenografia essenziale: due coppie di letti a castello evocano le camerate di un ospizio per senzatetto, un condominio popolare, di quelli con le case di ringhiera, o forse le cuccette di una nave, con le manovre di scena dalle quali ci si aspetta di vedere calare un cesto per la spesa, e invece appaiono e scompaiono una sveglia più rumorosa di quella nel coccodrillo, uno specchio che “ci si vede attraverso”, un sole che riporta i colori di Sicilia a chi li ha persi, una luna che purtroppo è sempre storta. Nic e Nac (Scimone e Sframeli), amici e sodali da una vita, si svegliano. Con un carezzevole accento siciliano ci introducono nel loro presente. Nel loro passato nessuno li ha mai accettati per intero, nemmeno i loro familiari. Tuttavia, Nic intravede ora la possibilità di un altro mondo, di un’altra realtà e Nac lo segue, fedele. Ma per accedere a questa nuova realtà cosa bisogna fare? Farsi dimenticare! “Se ci dimenticano possiamo ricominciare”. Se ci dimenticano possiamo finalmente sognare… E in questo sogno ad occhi aperti arrivano Fratellino (Gianluca Cesale) e Sorellina (Giulia Weber). Gentile, elegante come Charlot, disponibile, lui. Attraversata dai dolori del mondo e dall’amore, stralunata eppure stranamente pacata, lei. Una tenerezza fraterna, dolcissima, è in ogni richiamo che si lanciano tra i due letti a castello: “-Sorellina! -, -Che c’è Fratellino? -”. Lui la collega al mondo, lei traccia nuovi sentieri. Il dialogo tra questi quattro teneri personaggi non ci racconta nessuna storia, ma dipinge, come una vera poesia, la delusione e la speranza. Ci fa sorridere e ci fa commuovere, ci esorta a tenere accesa la fiammella dell’accoglienza. Questi quattro esseri non saranno mai soli, malgrado la crudeltà del mondo, perché hanno una grande capacità di amare chi gli sta vicino da sempre e anche quelli che incontrano per la via. Questi quattro esseri non saranno mai del tutto disperati perché sanno che “Se dobbiamo ricominciare non possiamo sempre iniziare con la luna storta”. Spiro Scimone lavora sulle parole con un tocco leggero, non sforza i paradossi e gli ossimori, e nella ripetizione delle frasi rende un linguaggio epico e popolare allo stesso tempo, che evoca certe fiabe siciliane del Pitrè. Francesco Sframeli inventa un movimento minimo sui quattro letti a castello, fatto di rotazioni, allineamenti, opposizioni e congiunzioni: tanti piccoli tocchi che esaltano il senso e il non-senso più che il gesto esagerato e che ci chiamano a drizzare le orecchie per cogliere le voci degli altri, di quelli che non hanno voce. “Il silenzio ha tante cose da dirci”. Nic, Nac, Sorellina e Fratellino troveranno insieme una nuova via? Un convinto applauso a questa nuova opera della compagnia Scimone-Sframeli. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 30 marzo 2023. |
FRATELLINA di Spiro Scimone regia di Francesco Sframeli
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