Così accosta video, poesia e fotografia alle effimere installazioni floreali e alla breve ma intensa performance di danza. Tutto si trasforma, così il visitatore di ieri avrà visto qualcosa di diverso dal visitatore di oggi. E, come Mayumi ci ricorda con quel suo linguaggio che sembra descrivere ideogrammi, l’opera e il fruitore dialogano, entrano in una relazione unica e personale.
Così la nera terra è attraversata dalla nera rete che tutto interconnette, un micelio nascosto e potente che fa dialogare tutto, il bosco e me. Accarezzo con i miei piedi scalzi le foglie autunnali, con le mie magre mani la meravigliosa corteccia. Tutto è una carezza, anche la pioggia che mi fa nascere. Trepida e sola, mi sento piccola, ho paura, tutto è così nuovo per me! Ma quello che mi sta intorno ha una bellezza inarrestabile e io – io la vedo – io la sento – io la agisco – io sono! Sono io, un orgoglioso fungo dal rosso cappuccio, un meraviglioso rosso acero dalla chioma fiammeggiante, un rosso tramonto sopra le montagne. Applausi.
Mi sarebbe piaciuto che Mayumi recitasse il testo in giapponese, intercalato con il testo italiano, per aggiungere anche quell’altra musicalità.
E ovviamente la perfomance all’aperto, nel bellissimo cortile-giardino di via Spallanzani, delicatamente illuminata dalle luci notturne sarebbe stata perfetta, ma impossibile con la pioggia autunnale. Ma trasformarsi e adattarsi sono l’unico modo per diventare eterni…