Come tremano le cose riflesse nell'acqua
Piccolo Teatro Studio Melato, dal 27 gen al 25 feb 2024

Come tremano le cose riflesse nell'acqua Liv Ferracchiati Piccolo Teatro Studio Melato

Liv Ferracchiati prosegue nella sua personalissima analisi dei classici con questa sua nuova scrittura “attraversata dal Gabbiano di Čechov”. Il risultato è magnifico.

Nel duttile spazio del Teatro Studio Melato rinasce dal DNA dell’opera russa il nucleo di personaggi, ciascuno iconicamente riassunto da una frase: citando tra gli altri, Figlio, uno che prova a influenzare la realtà con la scrittura, oppure Zio, uno che voleva essere, ma non è stato. Solo Nina, una che vuole fare l’attrice o la rivoluzione conserva anche nella locandina il nome originale del personaggio, d’altra parte è lei il gabbiano. L’arcoscenico è tutto occupato dalla grande vetrata che ci mostra il nono, muto personaggio: il lago, che ci accoglie riflettendo la luce della luna filtrata da nuvole plumbee. In questa atmosfera che amplifica i pensieri e acuisce le percezioni, il giovane scrittore sente che potrebbe realizzare il suo obiettivo di un’arte nuova. La delicata e tormentata personalità di Kostia, il Figlio, non sembra in grado di difendere la fragile opera che sta nascendo da una Madre narcisistica, una grande attrice forse in declino, una sontuosa Laura Marinoni in tailleur, gioielli e tacchi a spillo. Come nel dramma di Čechov, l’azione è assente o si svolge fuori scena, ma con quanta chiarezza vediamo svilupparsi i personaggi e le relazioni mancate tra di loro! La comicità e il dramma si alternano senza soluzione di continuità, in un mix che per forza doveva risultare poco comprensibile ai contemporanei del russo. Il sarcasmo di Maša, la Vicina, una che porta prugne e il lutto per la sua vita, interpretata da Camilla Semino Favro, non è meno intenso del suo amore per Kostia e della sua repulsione per il Maestro, uno a cui tocca camminare e che non riesce mai ad essere visto veramente da nessuno. Povero piccolo maestro, l’esordiente Cristian Zandonella, la cui vita non può pretendere di essere messa in scena, oggetto e non soggetto di una comicità involontaria, non degno di esistere nello sguardo degli altri. Volontaria è invece la comicità di Sorin lo Zio, uno scintillante Nicola Pannelli, lieve e divertente. Come non riesce a sposarsi o a diventare uno scrittore, così non riesce ad essere efficace nel bloccare l’azione distruttiva della Madre verso il Figlio. Il suo unico rifugio è l’ironia, il suo non prendere nulla sul serio, nemmeno la malattia o la morte. La leggerezza è anche il registro principale del Dottore, uno sazio della vita interpretato intelligentemente da Marco Quaglia. Si prende in giro da solo, ma prova ad essere di aiuto a ciascuno, con tocchi delicati più adatti a curare i sentimenti che i corpi. Solo di Trigorin diffida, il Romanziere, uno a cui piace pescare, ma deve scrivere, e a ragione. È uno che guarda, il Dottore, i suoi occhi sono ben aperti e non si lascia ingannare dalla fama o dalla bellezza.
Il Romanziere è forse l’unico personaggio odioso, a riprova del fatto che è meglio non conoscere l’artista e l’ispirazione dietro l’opera, e Roberto Latini rende perfettamente questo distruttore senza rimorso, che entra ed esce dalle vite altrui con un passo da star moderna e un fisico palestrato esibito con finta modestia.
Lui guarda gli altri solo per impagliarli nei suoi racconti.
Nel gorgo creato dagli amori non corrisposti, di cui Trigorin è l’attrattore non attratto, svetta il gabbiano Petra ValentiniNina, una che vuole fare l’attrice o la rivoluzione, in una interpretazione di grande dolcezza. Lei affronta la distruzione ma, come Čecov nella sua vita, non perde mai la speranza. Tuttavia, non sarà capace di amare Kostia nemmeno dopo aver dovuto accettare l’indifferenza di Trigorin e il suo modesto successo di attrice. Il dramma raggiunge così, il suo epilogo, non prima di averci regalato un altro bellissimo duetto di richiami mancati e di sguardi evitati tra l’appassionato Kostia, un esordiente Giovanni Cannata che convince fino in fondo, e la Madre Laura Marinoni, inutilmente struggente in una ninna nanna a bocca chiusa cantata sempre nel momento sbagliato. Bella l’idea del regista Liv Ferracchiati di accostare a una attrice di grande esperienza e indiscussa bravura un attore appena diplomato.
La nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano Come tremano le cose riflesse nell’acqua (čajka) ha centrato completamente l’obiettivo. Applausi.



Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 28 gennaio 2024





COME TREMANO LE COSE RIFLESSE NELL'ACQUA (čajka)
un testo originale di Liv Ferracchiati
attraversato dal Gabbiano di Čechov


regia Liv Ferracchiati
scene Giuseppe Stellato
costumi Gianluca Sbicca
luci Emiliano Austeri
suoni spallarossa
video Alessandro Papa
consulenza letteraria Fausto Malcovati
con (in ordine alfabetico)
Giovanni Cannata, Roberto Latini, Laura Marinoni,
Nicola Pannelli, Marco Quaglia, Camilla Semino Favro,
Petra Valentini, Cristian Zandonella
dramaturg di scena Piera Mungiguerra
aiuto regia Anna Zanetti
assistente volontaria alla regia Eliana Rotella 

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Come tremano le cose riflesse nell'acqua Liv Ferracchiati Piccolo Teatro Studio Melato Laura Marinoni

Piccolo Teatro Studio Melato

via Rivoli, 6 - Milano
Tel. 02 21126116 - www.piccoloteatro.org

Orari:
martedì, giovedì, sabato ore 19.30
mercoledì, venerdì ore 20.30
domenica ore 16.00









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