Una esplosione di vita, quella riportata in scena al Teatro Franco Parenti da Andrée Ruth Shammah con la Maria Brasca, interpretata da una Marina Rocco che prende irruentemente in mano il testimone ed entra a pieno titolo nella storia di questo ruolo che fu di due grandissime attrici del teatro italiano: Franca Valeri e Adriana Asti. La vita scorre con grande potenza dentro le vene della Maria (siamo a Milano, l’articolo ci vuole prima del nome!), e con una carnalità sincera e senza vergogna, che si esprime con una foga, con una inarrestabilità senza paragoni. Ed è proprio vero che ha una dignità perché l’amore con il suo Romeo lei, nei campi in mezzo alle greggi, lo ha fatto con tutta sé stessa. Quanto poi quel fannullone del Romeo Camisasca si meriti le attenzioni dell’operaia di Vialba, è un’altra storia; a lei piace e tanto le basta! E tanto deve bastare a tutti gli altri, per primi alla sorella Enrica e al cognato Angelo, con cui divide il misero appartamentino di via Carbone. Ha progetti la Maria, progetti per il futuro, e nulla la può fermare, né le risatine delle malelingue sulla differenza di età, né l’amicizia del Camisasca con il Luciano, omosessuale e prostituto. Se necessario, difenderà il suo amore con le unghie e con i denti, come una tigre, o con il coltello, come nelle canzoni della mala. Questo era il mondo di periferia del dopoguerra ritratto nei Segreti di Milano del Testori: dal Ponte della Ghisolfa fino al Fabbricone, passando per la scandalosa Arialda. Nel centenario della nascita di Giovanni Testori e nel cinquantenario della fondazione del Parenti, di cui Testori è stato fondatore insieme alla Shammah e a Parenti stesso, il ritorno della Maria Brasca è un atto quasi dovuto, ma compiuto con un amore immenso. Così la canzone di apertura, ancora a sipario chiuso, ci fa risentire la voce di Adriana Asti. Un bacio lieve di Marina Rocco è il saluto all’attrice che prima di lei ha calcato quella stessa scena. Il sipario si apre sulla scenografia di Gianmaurizio Fercioni, che riprende esattamente la scenografia dello spettacolo degli anni novanta, con il cortile interno del fabbricato, la scala esterna che porta all’appartamentino al primo piano, la parete che va su e giù e con un solo movimento ci porta dentro e fuori casa. Il riflesso del lampadario sulla finestra di fondo ci trasmette visivamente le vibrazioni che scuotono tutto lo stabile al periodico passaggio del treno. Tutta la scenografia e i costumi, soprattutto quelli di Maria, sono una puntigliosa ricostruzione dell’allestimento del ’92, un perfetto ritratto della Milano degli anni ’50. Maria - Marina Rocco travolge tutto e tutti con quella sua squillante voce di operaia milanese, con i riccioli biondi e con quel sorriso che spesso diventa risata gioiosa ma che può mutare in un lampo se le si va contro. Mariella Valentini è Enrica, la sorella maggiore, sciatta e rassegnata, con l’anima appesantita molto più del suo corpo trascurato; solo la voce non è credibile, così pulita e senza accento dialettale: l’avremmo voluta più affaticata dai continui rimbrotti ai bambini e dalla sua vita di casalinga senza illusioni. Romeo - Filippo Lai è perfino troppo bello e giovane per il suo ruolo di perdigiorno, muscoloso e stolido bamboccione, ma per il gusto moderno sarebbe stato incomprensibile altrimenti, accanto a una Maria dalla bellezza così radiosa nonostante i capelli spettinati. L’opera del Testori è meno conosciuta rispetto a quella di altri intellettuali di pari livello del suo tempo, forse perché non si è mai espressa nel cinema, come quella di Pasolini, anche se Visconti trasse proprio dal Ponte della Ghisolfa il suo capolavoro Rocco e i suoi fratelli. Ci auguriamo che questa meritoria ripresa del teatro Franco Parenti possa riportare in scena l’opera dell’autore milanese per le nuove generazioni. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 15 febbraio 2023. |
LA MARIA BRASCA di Giovanni Testori uno spettacolo di
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