«Più di cent’anni fa, in Russia, in un piccolissimo villaggio di frontiera, …». In questo inizio sta tutta la dimensione del Giobbe presentato al Parenti ieri sera. Un vecchio ebreo con un cappello nero, dagli occhi lucenti e il sorriso leggero ci racconta la storia avvenuta tanto tempo fa, una storia che inizia in uno shtetl al confine tra Russia e Polonia, uno di quei microcosmi abitati da ebrei d’oriente che, all’epoca in cui Joseph Roth scrive, nel 1930, già non esistono più, disgregati e dispersi da pogrom e shoah.
Ed è bello stare lì ad ascoltare. Nello spazio minuscolo e singolare della sala Treno Blu del teatro Parenti, Roberto Anglisani dà anima a Mendel Singer, alla sua famiglia e a tutti i personaggi che la vita farà incontrare al mite maestro di Bibbia: la poderosa, vitale moglie Deborah, i quattro figli, Jonas forte come un toro, Schemarjah furbo e svelto, la bellissima e passionale Mirjam e Menuchim, il più piccolo nato malato, che ha preso sul suo corpo deforme e la sua mente torpida “tutte quante le umane sofferenze che, altrimenti, una natura benigna avrebbe forse pian piano suddiviso tra tutti i membri della sua famiglia”; e poi Kapturak, il traffichino russo, il vetturino Sameshkin, Mac, il buon Skowronnek… Ed è bello stare lì ad ascoltare, mentre il racconto teatrale si snoda semplicemente, fluidamente, attraverso gli anni e i luoghi e attraversa l’oceano. La patria perduta segue Mendel racchiusa nel Libro e lui non perderà mai la sua patria fino a che il Libro sarà con lui. Brillano gli occhi chiari del narratore, come gli occhi del padre e di suo figlio Menuchim che si incontrano nel tintinnio argentino del cucchiaio sul bicchiere. L’abito nero è povero e liso e povera e rabberciata la sedia, unico arredo in uno spazio scrostato dove proscenio e retroscena sono definiti solo dalla luce giallo-dorata sul pavimento di assi di legno della casa di Mendel Singer a Zuchnow; ma lo spettatore rimane avvinto, anche se mai ha pregato oscillando il suo corpo in una danza e in un canto, con un leggero sorriso. Ci è piaciuta la forma del racconto teatrale, gli spazi evocati, la sala con finestra e uscita di sicurezza a vista.
Ci è piaciuto Roberto Anglisani, la sua mimica contenuta, e il suo Giobbe. Ci è piaciuto anche il suo parlare al pubblico dopo lo spettacolo, come a una famiglia o un gruppo di amici, e la sua autentica commozione e felicità nel potere finalmente portare avanti per le prossime settimane lo spettacolo. Se siete a Milano, andatelo a vedere..
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 19 aprile 2022.
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Giobbe dal 19/04/2022 all'8/05/2022
dal romanzo di Joseph Roth adattamento Francesco Niccolini consulenza letteraria e storica Jacopo Manna regia Francesco Niccolini con Roberto Anglisani
produzione Teatro Franco Parenti / CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia
TEATRO PARENTI Via Pier Lombardo, 14 MILANO tel: 02 5999520
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ORARIO SPETTACOLI Martedì 19 ore 21.00 Mercoledì 20 ore 20.15 Giovedì 21 ore 18.45 Venerdì 22 ore 20.15 Sabato 23 ore 20.15 Domenica 24 ore 16.45 Martedì 26 ore 21.00 Mercoledì 27 ore 20.15 Giovedì 28 ore 18.45 venerdì 29 ore 20.15 sabato 30 ore 20.15 domenica 1 ore 16.45 Martedì 3 ore 21.00 Mercoledì 4 ore 20.15 Giovedì 5 ore 18.45 venerdì 6 ore 20.15 sabato 7 ore 20.15 domenica 8 ore 16.45
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