Una piccola, magnifica storia semplice intreccia sul palcoscenico del teatro Franco Parenti la vita di tre donne legate da un nome, un destino e un comune sentimento. LETIZIA VA ALLA GUERRA La suora, la sposa, la puttana ha emozionato, ha fatto ridere e ha tenuta altissima l’attenzione di un pubblico entusiasta. Sullo spazio nero del palcoscenico le tre cornici dorate ci evocano una atmosfera intima, come se gli attori si apprestassero a sfogliare insieme a noi un vecchio album di fotografie. I lievi arpeggi della chitarra ci evocano già la terra di Sicilia e dal buio emerge, bella nel suo abito da sposa, la prima Letizia. Il largo sorriso e gli occhi brillanti di Agnese Fallongo illuminano ogni momento della storia d’amore tra la giovinetta Letizia e Pirrone Michele il soldato, interpretato da Tiziano Caputo. Il suo nome, Letizia, ben descrive la fanciulla che fin da piccola “corriva e cantava” e che duetta appassionata con il suo amore Michele intrecciando il racconto con i versi della più bella canzone d’amore siciliana, Mi votu e mi rivotu. Irresistibile la rievocazione dei rimbrotti e delle raccomandazioni della mamma, in un grammelot furibondo e parossistico, e la processione domenicale delle tre donne, con una mimica esilarante della “matri” in testa, Letizia al centro con gli occhi bassi e “nonnì” in coda, piegata dall’artrosi ma ancora prodiga di consigli. È come un macigno sui cuori, la notizia dell’entrata in guerra e della chiamata al fronte di Michele che sta, solo, al centro del palcoscenico: il volto di pietra è una maschera arcaica dagli occhi normanni sbarrati. “Ci vorrebbe una legge che bandisce l’amore da tutti i cuori”, grida il soldato. Ma l’amore è potente in questi due cuori e dà a Letizia il coraggio altruistico di partire anche lei verso il Friuli, e diventare una delle portatrici carniche, che con la loro gerla da 30-40 kg portavano viveri ai soldati al fronte, affrontando ogni giorno più di 1000 metri di dislivello e il fuoco nemico. Anche questo è essere donna in guerra. Secondo quadro: Roma, alla vigilia dell’entrata in vigore della storica Legge Merlin, 19 febbraio 1958. Un giovane spavaldo, con immaginifico sberleffo romanesco, annuncia “da domani se và dde mani!”. La storia corre indietro nel tempo portandoci alla fine della Seconda guerra mondiale e poi ancora indietro fino alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia. Tra canti e lazzi da postribolo Lina l’orfanella, ormai diventata “Letizia fa il servizio”, ci racconta la sua piccola storia ignobile di avvio alla prostituzione, dopo una infanzia comunque felice passata con le suore a Littoria. Anche qui il ricordo si fa Storia, con la citazione dei casini romani, benedetti dallo Stato: il lupanare di via Mario dei Fiori, le Tre Venezie, la Casa della Stonata sono veramente esistiti. E ancora il racconto si colora di ogni sentimento: il sorriso di “Letizia fa il servizio” non è spensierato, è passata dalla speranza al dolore e alla disillusione. Tra clienti e ragazze, tutta l’Italia e anche un bel pezzo di mondo passano per le case chiuse di Roma: in una vivacissima girandola procaci fanciulle in ogni dialetto si offrono ai clienti, che accettano. Sebbene non ci sia alcun cambio di costume, il trasformismo vocale è degno di un Fregoli. Anche i militari, italiani e stranieri, usano queste ragazze, con un cinismo e una crudeltà rafforzati dalla guerra: si sa, ogni esercito ha il suo seguito di puttane. E anche questo è essere donna in guerra. Ma anche in mezzo a tanta bassezza morale, l’amore, potente, trova la sua via: il giovane Felice, cliente innamorato, fa intravedere a Lina/Letizia un futuro di normalità. Sfumiamo sul finale su questa seconda vicenda. Il terzo quadro sposta il calendario a dopo l’entrata in vigore della legge Merlin e muove l’azione da Roma a Latina, che nel frattempo ha cambiato il compromettente nome di Littoria. Azione. La cappella di un convento, al mattino; blackout durante le preghiere mattutine. Il dialogo / orazione delle tre suore, tutto interpretato dal solo Tiziano Caputo, è uno dei pezzi di bravura più divertenti di tutto lo spettacolo. La performance attoriale prosegue con l’ingresso della terza Letizia, ancora la bravissima e versatile Agnese Fallongo, una vecchia e ruvida suora veneta che tira il fiato coi denti, ma che ha ancora abbastanza energia da mettere in riga chiunque, e tanto amore. Non capita spesso di assistere a uno spettacolo che sorprende così piacevolmente, che diverte e fa pensare, che muove e commuove. Grazie alle già elogiate capacità dei due attori / cantanti, e alla serrata regia di Adriano Evangelisti, prende vita questo testo di Agnese Fallongo, bellissimo e, una volta tanto, diretto, che ci parla della Storia con la semplicità di una storia, e che ci fa uscire dalla sala felici e, oso dire, purificati. Da vedere. Questa recensione di riferisce alla rappresentazione del 20 marzo 2024. |
LETIZIA VA ALLA GUERRA Tre grandi donne, due guerre mondiali, un sottile fil rouge ad unirle: uno stesso nome, un unico destino. Letizia va alla guerra è un racconto tragicomico, di tenerezza e verità. Tre donne del popolo, irrimediabilmente travolte dalla guerra nel loro quotidiano, che si ritroveranno a sconvolgere le proprie vite e a compiere, in nome dell’amore, piccoli grandi atti di coraggio. La prima Letizia è una giovane sposa, partita dalla Sicilia per il fronte carnico durante la Prima Guerra Mondiale, nella speranza di ritrovare suo marito Michele. La seconda Letizia, invece, è un’orfanella cresciuta a Littoria (Latina) dalle suore e riconosciuta dalla zia solo dopo aver raggiunto la maggiore età. Giungerà a Roma in concomitanza con l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Infine Suor Letizia, un’anziana sorella dalle origini venete e dai modi bruschi che, presi i voti in tarda età, si rivelerà essere il sorprendente trait d’union dei destini di queste donne tanto lontane quanto unite. Un omaggio alle vite preziose di persone “comuni”, che, pur senza esserne protagoniste, hanno fatto la Storia. (fonte comunicato stampa) Teatro FRANCO PARENTI via Pier Lombardo 14, Milano giovedì 21 Marzo - 20:15 venerdì 22 Marzo - 19:00 sabato 23 Marzo - 19:00 domenica 24 Marzo - 16:30 Info e Biglietteria via Pier Lombardo 14 02 59995206 Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. http://www.teatrofrancoparenti.it |