Supplici, regine madri, mogli eroiche o ambigue dee. Nel bene e nel male sono le donne le assolute protagoniste di questa tragedia di Euripide che, come ogni classico, attiene all’universale. E la modernità di quest’opera risalta in questi giorni ancora più forte di quanto non dovesse risultare agli ateniesi nel 422 A.C. Le parole del tragico greco risuonano in noi come un grande appello alla pace: “Solo nella sconfitta l’uomo ha l’occasione di battere il mostro che si alimenta nel trionfo”. Ma il poeta non è cieco, non si fa illusioni. In questo testo estremamente complesso, ci pone anche di fronte all’impossibilità di bloccare la catena del dolore, dell’odio e della vendetta. Chi muore, in questa tragedia, non sono solo gli eroi argivi, figli delle supplici, o gli ateniesi che si battono per sostenere il diritto pan-ellenico ad una pietosa sepoltura, o i tebani che difendono la loro città. Muore anche la democrazia, che lungi dall’essere giusta e pietosa, ha sempre come unico vero scopo mantenere il potere dei leader, esattamente come la tirannide. È straordinario riflettere sul fatto che solo Evadne, moglie eroica dell’eroico Cotoneo, esercita con pieno diritto il potere di vita e di morte rinunciando, con la vita, alla sofferenza e alla vendetta. Tuttavia, anche questa morte sarà inutile, perché trasmetterà il dolore al vecchio padre. Sette donne, sette duttili attrici, interpretano tutti i ruoli nell’adattamento contemporaneo di questa attualissimo classico, dal coro delle supplici a Etra, madre di Teseo, Adrasto, re di Argo, Teseo, il messaggero di Tebe, gli Epigoni e così via. Un giusto contrappasso al teatro greco, rappresentato solo da uomini. Una tragedia vestita dei colori di una notte senza stelle, illuminata com’è dai fuochi degli uomini e dal lampo degli dèi. Al centro del palcoscenico sorge su una rocca il santuario di Demetra; esso ci appare arido e secco per il “rito mancato, l’aspersione non fatta”, ricoperto di radici e incrostato di una materia bituminosa. Esso sarà il fulcro di ogni azione. Attorno ad esso si muovono con una perfetta coreografia le sette attrici. I loro abiti di bitume e terra, incrostati di cristalli, si illuminano dei bagliori riflessi dalle fioche lanterne delle supplici, dal fuoco delle pire funebri o dall’elmo corrusco della dea Atena. Le loro voci si uniscono in canti magnifici. I singoli personaggi sono caratterizzati da un particolare del costume che viene di volta involta indossato e rimosso direttamente in scena: così è per Teseo e per il messaggero di Tebe, che esibiscono muscoli nudi, o per Etra con uno straordinario scialle a rete, Evadne ed Atena. Ma è soprattutto il cambio di registro recitativo l’elemento che rende meravigliosamente la suggestione del personaggio, così come la limpida regia di Serena Sinigaglia ci rende perfetta la comprensione di un testo così antico. A costo di essere forse un poco didascalica ci viene sbalzato un rapporto madre – figlio / Etra – Teseo in cui è evidente chi sia la vera stratega della politica ateniese; forse Teseo ci fa la figura del bamboccio, ma è proprio il rischio di manipolazione una delle accuse di Euripide alla democrazia. Allo stesso modo la battaglia tra Atene e Tebe diventa quasi, nelle parole dell’argivo fuggiasco che la racconta, un evento sportivo in cui Teseo trionfa. Le donne no, le donne sono serie, sia nell’esercizio del potere che nel dolore. Se riuscite, andate a vedere questa immortale opera che ha vinto lo scorso anno il premio Anct, il premio dei critici teatrali; soffermatevi nel foyer a guardare la piccola mostra fotografica che mette in luce la genesi della scenografia e dei costumi suggestivi di Maria Spazzi e Katarina Vukcevic e svela come il testo antico sia illuminato da inserti di altri autori. “Una sola cosa conta: imparare ad essere perdenti. Il solo che merita fiducia è colui che accetta di perdere: se ci riesce, avrà ucciso il mostro che era finché si affannava a trionfare. (Emil Cioran)” La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 14 febbraio 2023. |
SUPPLICI di Euripide traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi
corso di Porta Romana, 63 - MILANO ORARIO SPETTACOLI |