Il sogno di un uomo ridicolo
Milano, Piccolo Teatro Strehler, dal 29 novembre al 4 dicembre 2022



Io sono indifferente, io che cammino urtando la gente, io testimone di inutili dispute, io “progressista contemporaneo e patetico intellettuale”. Io sono indifferente e quindi, cancellata con le mie proprie mani questa mia vita ridicola, finalmente posso essere “uno zero, uno zero assoluto”. Io - indifferente a tutto ciò che non è il mio dolore per l’inumana indifferenza del mondo – scaccio, gridando, chi ha bisogno…

Non è il sonno della ragione a generare mostri, ma la veglia nell’indifferenza: questo ci dice Dostoevskij. E così l’umanità ha perso la memoria dell’Eden. Solo la sofferenza dell’uomo ridicolo può, trafiggendogli il cuore, rimetterlo in viaggio per una seconda vita, farlo volare tra le stelle, verso un sosia perfetto del nostro sole, verso un verde mondo brillante dove bellezza e verità, amore e felicità illuminano tutti gli esseri e la natura, dove è possibile la vita senza il dolore. Ma il nostro uomo sarà il serpente di questo Paradiso Perduto: incubate dalla lusinga e dalla menzogna, indifferenza, ragione, individualismo e culto della personalità saranno ancora una volta le pesti dell’umanità. La scienza, falso dio, cercherà ancora una volta seducenti spiegazioni e troverà in sé stessa la propria giustificazione. Quale immenso dolore! Sapere di essere la causa della distruzione di quel mondo perfetto! E così, nuovamente trafitto nel cuore, il sogno di quest’uomo ridicolo finisce. Ma la memoria dell’Eden no, quella resta e con essa la vita e uno scopo: predicare la verità! “Gli uomini possono essere bellissimi e felici, senza perdere la capacità di vivere sulla terra. Io non voglio e non posso credere che il male sia lo stato normale degli uomini. Ed essi tutti ridono appunto solo di questa mia fede.”. “Ama il prossimo tuo come te stesso.”. Si sa, a dire queste cose è normale essere presi per pazzi. E questo sarà il destino del nostro uomo: smesso di ridere di lui, il mondo lo incasella come pazzo e chiude la pratica.
Quanto è stato facile entrare in empatia con questo testo! Non perché sia necessario essere d’accordo con le sue conclusioni, quanto perché ha mosso i sentimenti. Gabriele Lavia ci ha portato in modo mirabile attraverso questa storia, ce ne ha reso il senso e lo spirito come solo chi ama profondamente e conosce in ogni sua piega questo breve racconto del Maestro può, e come solo i grandi attori sanno fare.
E non potrebbe essere altrimenti: come lui stesso scrive, Lavia lo interpreta fin da quando aveva 18 anni; sua la traduzione e adattamento e sua la regia. La vecchia camicia di forza, con cui lotta e si abbraccia, si inginocchia e si rannicchia o si abbandona in posizione fetale, ha un posto d’onore nel suo guardaroba teatrale. La faccia e le gambe sono coperte di fango e di cenere grigia. I piedi sono nudi nella polvere. I corti, irsuti capelli sono di un rosso stinto. Il corpo è magro e non più giovane, ma quanto enormemente vitale! La voce è meravigliosa in ogni momento, anche il più incredibilmente faticoso…
Il confronto con il giovane Lorenzo Terenzi, che interpreta l’uomo ridicolo durante il sogno, fa pensare allo spettatore che siano passati molti anni tra quella notte del 3 novembre, in cui sognò di uccidersi, e il tempo presente della narrazione. E questo è bello, perché quest’uomo sarà anche ridicolo, ma da quando ha scoperto la verità non si arrende più. Mai più.



Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 29 novembre 2022.




IL SOGNO DI UN UOMO RIDICOLO
di Fedor Dostoevsij

traduzione e adattamento Gabriele Lavia
regia Gabriele Lavia

con Gabriele Lavia e Lorenzo Terenzi

luci Giuseppe Filipponio
fonica Riccardo Benassi

produzione Effimera





Piccolo Teatro Strehler
Largo Greppi - M2 Lanza
Tel. 02 21126116

Orari:

martedì 29 ore 19.30
mercoledì 30 ore 20.30
giovedì 1 ore 19.30
venerdì 2  ore 20.30
sabato 3 ore 19.30
domenica 4 ore 16.00



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