Elena la matta, Teatro Carcano, dal 27 febbraio al 2 marzo 2025

Ci sono opere teatrali che sono memorabili per ciò che raccontano. Altre per come sono raccontate. Elena La Matta, in scena al Teatro Carcano, appartiene ad entrambe le categorie.

Una intensa Paola Minaccioni, dialogando con l’evocativo duo strumentale formato da Valerio Guaraldi e Claudio Giusti, ripercorre la storia vera di Elena di Porto, donna ebrea-romana, povera stracciarola, antifascista ma soprattutto forte, libera e con un grande senso di giustizia e solidarietà.       
Nata e vissuta nel ghetto, a parte un periodo di confino di tre anni in Basilicata negli anni della guerra, torna a Roma all’indomani dell’armistizio e resta nel ghetto fino al terribile rastrellamento del 16 ottobre 1943.               
Il testo di Elisabetta Fiorito, liberamente ispirato dal libro di Gaetano Petraglia La matta di piazza Giudìa, ci fa esplorare le molteplici dimensioni dell’ingiustizia a cui Elena resiste, contro cui si scaglia con tutta l’energia di una giovane donna « piccola di statura e dalla corporatura forte e robusta. » La descrizione di Petraglia continua così: «Aveva grandi occhi scuri, delineati da lunghe e folte sopracciglia, il naso regolare e largo, le labbra piene. Tanti capelli, ricci e crespi, incorniciavano il viso allungato, di un colorito bruno». Tanto bastava ai seguaci del razzismo scientifico degli anni Trenta per farla registrare negli archivi e nei casellari giudiziari come negroide, come fosse una causa del suo comportamento indipendente. Così lei donna, ebrea, povera, antifascista e ribelle, senza essere mai stata matta, diventa la cartina al tornasole che rende palese l’orrore dei manicomi e l’ingiustizia nei confronti delle donne, dei poveri e degli ebrei.     
All'epoca la legge prevedeva il ricovero coatto delle persone in manicomio sulla base di un certificato attestante uno stato di pericolosità per sé o per gli altri o per atteggiamenti di pubblico scandalo. A Roma il manicomio si chiamava Santa Maria della Pietà, ed era pieno di persone perfettamente sane di mente ma inaccettabili socialmente o politicamente. Così come la nostra Elena, che più volte e fin dall’adolescenza viene posta in osservazione per i suoi scatti di rabbia di rivolta contro le prepotenze, i soprusi e gli abusi subiti da lei o da persone intorno a lei. Lei, libera interiormente, è anche una sfida continua al modello della donna fattrice e sottomessa. Così ci viene restituita una immagine di donna e madre amorevole, ma anche istintivamente consapevole dei suoi diritti e del fallimento del patto di cooperazione con suo marito. Da giudea, non può che essere antifascista e spesso utilizza la sua presunta pazzia per facilitare la fuga di perseguitati. Tuttavia, le Cassandre, specie se donne, povere e sotto lo stigma della pazzia, non sono mai ascoltate, nemmeno dai saggi del Tempio. Il drammatico, accorato finale è segno di una generosità che si dona, senza alcun calcolo, sempre al più debole.
Paola Minaccioni, nella sua statuaria presenza, sembra aver completamente reincarnato la Elena del ghetto e la sua abilità al biliardo, la sua voglia di lavorare, le sigarette fumate come un uomo, i bimbi avvolti al petto, la rabbia irrefrenabile e l’amore per il prossimo. Vediamo scorrere sotto i nostri occhi lo stesso paesaggio che Elena vede, incantata, a quindici anni la prima volta che la portano dal ghetto al manicomio. Il suggestivo contrappunto musicale di Valerio Guaraldi e Claudio Giusti sulle musiche di Guaraldi diventa corale nel momento in cui Paola Minaccioni intona Le mantellate con una intensità degna di Gabriella Ferri. Una grande interpretazione, che merita pienamente i numerosi applausi a scena aperta con cui il pubblico milanese ha mostrato il suo incondizionato apprezzamento.         
Da non perdere.


Questa recensione di riferisce alla rappresentazione dell' 27 febbraio 2025.


ELENA, LA MATTA
con Paola Minaccioni

drammaturgia: Elisabetta Fiorito
regia: Giancarlo Nicoletti

liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia "La matta di piazza Giudia" edito da Giuntina

con i musicisti Valerio Guaraldi e Claudio Giusti

scene: Alessandro Chiti
costumi: Giulia Pagliarulo
Disegno luci: Gerardo Buzzanca

con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah
produzione Altra Scena & Goldenart Production

BPER sostiene il teatro femminile

foto: Guglielmo Verrenti

Fra documento storico, emozione e ironia, Paola Minaccioni torna a teatro con una grande prova d’attrice, vestendo i panni di un’antieroina del Novecento: Elena Di Porto, la “matta” del ghetto ebraico di Roma. Una storia vera tutta al femminile che si trasforma in uno spettacolo coinvolgente e di grande impatto emotivo. 
Una storia di libertà, di femminismo ante litteram, di ribellione alle ingiustizie, un’eco di quanto accade ancora oggi nei regimi. È quella di Elena Di Porto, nata nel Ghetto di Roma, interpretata da Paola Minaccioni in Elena, la matta, in scena nei teatri italiani con la regia di Giancarlo Nicoletti, la drammaturgia di Elisabetta Fiorito, le musiche originali di Valerio Guaraldi, eseguite dallo stesso autore e Claudio Giusti.
Lo spettacolo è un emozionante viaggio nell’Italia del Fascismo, delle leggi razziali, della paura, ma anche della speranza e della solidarietà. La storia vera di Elena Di Porto trae spunto dal libro Elena, La Matta di Piazza Giudia di Gaetano Petraglia, edito da La Giuntina, ma anche dalle memorie di Settimia Spizzichino, unica sopravvissuta al rastrellamento del Ghetto, dai racconti dello storico David Kertzer e dalle testimonianze di Giacomo De Benedetti.

(fonte comunicato stampa)

Teatro Carcano
corso di Porta Romana, 63 – Milano

Orari:
giovedì 27 ore 19.30;
venerdì 28 ore 19.30;
sabato 1 ore 20.30
domenica 2 ore 16.30

Informazioni e prenotazioni 02.55181362
www.teatrocarcano.it



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