I Koyaanis nascono a Milano nel 2008 dall’incontro di Claudio Avella e Jacopo Brusca che formano inizialmente un duo, a cui si aggiunge quasi subito Marco Faragutti.
Il monicker del gruppo è tutto un programma: “koyaanis” non ha un significato preciso, ma in lingua amerinda può voler dire tumulto. L’attività tumultuosa si riflette bene nella carriera di questa band con le sue esperienze di musica in strada, la promozione di concerti ed eventi,seguendo sempre la propria indole. La voglia di esprimere tutto quello che balenava nella loro testa, ha fatto sì che i Koyaanis producessero nuovi pezzi adottando uno stile atipico caratterizzato da sfumature etniche. Ciò si può ben notare dalla demo autoprodotta nel 2010 intitolata Relativismi. La prima traccia è “Milk”, che fa da biglietto da visita per il gruppo, presentando subito il sound rock e acustico con punte alternative. Gli accordi di chitarra acustica aprono il secondo brano “Proselicity”. La voce accattivante pronuncia un’immaginaria predica rivolta a chi di prediche ne fa quasi ogni giorno, denunciando così il falso proselitismo e il modo scorretto di intendere la propria fede. In seguito vi è “7 notti”, in cui un ritmo tranquillo si alterna con uno più deciso che grazie, alla grandiosa voce di Jacopo, introduce il refrain. Le sonorità cambiano nel brano “Light”: tema principale è il denaro, visto come un demone che si impossessa dell’uomo, offuscando la sua mente e facendogli perdere il lume della ragione. La penultima canzone è invece “Relativismi” che dimostra come il mondo crei delle illusioni, le quali, come dice il testo, sono solo delle interpretazioni. Nella seconda metà del brano si fanno sentire le percussioni le cui melodie si intrecciano con i riff di chitarra. A chiudere questo lavoro c’è la mini-traccia “Take 6”, una sorta di outro caratterizzato dal gioco di voci dei vari componenti entro un’atmosfera acustica straniante. I Koyaanis hanno saputo dare alla loro opera un’ impronta originale,ma soprattutto personale. Per questo direi che risponde alle esigenze del nuovo pubblico che desidera fuggire in realtà musicali alternative,ma allo stesso tempo tenere un piccolo filo legato alla dimensione corrente. 73/100
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Claudio Avella: Chitarra Anno: 2010 |