Arrivati al quinto album, sembra che i tre abbiano finalmente aggiustato il tiro: la ridondanza ha lasciato posto ad una scrittura più matura, molto orecchiabile ma non così sciatta e ruffiana. La qualità superiore delle composizioni si sposa piuttosto bene con la tipica varietà delle parti musicali, in questo episodio particolarmente vivaci e multiformi. Non mancano momenti di intrattenimento quasi commerciale, come "Undisclosed Desires”, un singolo perfetto per MTV, ma emerge sempre una certa maturità nella scrittura. È uno dei dischi più ricchi di influenze degli ultimi anni. La suite “United States of Eurasa / Collateral Damage” ne è l’emblema: archi delicati ad aprire, arabeschi orientali qua e là, cori da opera in stile Queen, un marasma strumentale di grande impatto e per finire Chopin. I Muse si avvicinano con grande originalità al Prog. L’accostamento di generi tanto lontani potrebbe sembrare stridente, ma il risultato è invece ottimo.
Certo, non tutte le canzoni sono così articolate: l’iniziale “Uprising” è un singolo coi fiocchi, ma nonostante ciò presenta una ritmica marziale di stampo New Wave e una serie di riff psichedelici niente male. Quantomeno originale come pezzo per pubblicizzare il lavoro. “Resistance” è semplice Pop Rock, ma ha classe da vendere, così come l’intensa “Guiding Light” in cui Bellamy mostra il suo stato di grazia. “Unnatural Selection” e “MK Ultra” ripescano un po’ dallo stile tirato e potente di Origin Of Symmetry. La prima alterna scariche adrenaliniche a stasi magmatiche, la seconda ha un bel gioco di chitarre granitiche e synth ipnotici, supportato da una ritmica incalzante. La retrò “I Belong to You (Mon Cœur S'ouvre à ta Voix)” con la sua raffinatezza jazzata segna il confine tra la prima parte del disco e la sinfonia finale in tre movimenti. La band esce allo scoperto, mostra le sue ambizioni progressive in modo palese: “Exogenesis”, una suite classicheggiante di buonissima fattura. La prima parte “Overture” si caratterizza per gli archi che disegnano paesaggi tenebrosi, sui quali si staglia una melodia eterea. La seconda parte “Cross-Pollination” è il cuore pulsante dell’opera, con un crescendo emozionante ed improvviso, racchiuso tra dolci note di pianoforte. La chiusura è lasciata al pianoforte celestiale di “Redemption”.
La prova è ampiamente superata, “Exogenesis” è sicuramente la parte migliore di The Resistance e dà un valore aggiunto ad un lavoro di per sé già rispettabile; la band mostra finalmente le sue tanto decantate potenzialità. Certo, ci piacerebbe vedere i Muse sempre impegnati in opere ambiziose come questa o la stessa “Eurasia” e non a perder tempo con ruffianate tipo “Undisclosed Desires” o per tornare indietro con gli anni, “Starlight”. Un disco che non risolve le problematiche legate al pubblico; i Muse restano una band ibrida, che può piacere a chiunque come può fare schifo a chiunque. Difficile stabilire se questa sia una qualità o un difetto, sta di fatto che le canzoni dei tre incorporano una quantità notevole di generi diversi. Questo album è forse l’apice di questo processo di assorbimento totalizzante. Certo, siamo ben lontani dalla perfezione, ma sono stati fatti numerosi passi avanti.
70/100
Matthew Bellamy: Chitarra elettrica, tastiere, sintetizzatore e voce
Dominic Howard: Batteria, drum machine e percussioni
Christopher Wolstenholme: Basso, coro e produzione
Anno: Anno
Label: Helium 3/Warner
Genere: Alternative/Progressive Rock
Tracklist:
01. Uprising
02. Resistance
03. Undisclosed Desires
04. United States of Eurasia / Collateral Damage
05. Guiding Light
06. Unnatural Selection
07. MK Ultra
08. I Belong to You / Mon Cœur S'ouvre à ta Voix
09. Exogenesis Symphony Part I (Overture)
10. Exogenesis Symphony Part II (Cross-Pollination)
11. Exogenesis Symphony Part III (Redemption)