Nei primi anni del millennio i The Mars Volta erano tra le band che maggiormente alimentavano le speranze della comunità Rock.
Speranza di sentire qualcosa di nuovo in un universo musicale in cui tutto ormai è Post, di trovare una band che sperimentasse nuovi lidi sonori senza arroccarsi nel castello degli intellettuali, continuando a rockeggiare ma con intelligenza e prospettiva. Tutte queste speranze trovano un saldo riscontro nell’esordio De-Loused In The Comatorium, un disco seminale quanto acerbo, in cui le idee vengono esposte con rigore scolastico. Il vero capolavoro della band è Frances The Mute, probabilmente uno dei dieci dischi più importanti del 2000, accolto tiepidamente dalla critica, probabilmente perché di difficile fruizione. Si tratta di un’opera di Musica Totale, estranea a regole e condizionamenti di sorta. Il magnifico equilibrio si rompe già col terzo lavoro Amputechture. La complessità si trasforma in arzigogolo inutile, i brani perdono forma in un caos indistinto. Con The Bedlam In Goliath la band, conscia del passo falso, torna sui propri passi optando per strutture più ordinarie e digeribili. La formula Prog-core, così brillante in Frances The Mute, si è rivelata un arma a doppio taglio, che va gestita con attenzione e soprattutto supportata da idee valide. Non è insomma un genere da prendere sottogamba. Resisi conto di non riuscire a ripetere certe acrobazie musicali senza tediare a morte l’ascoltatore, i The Mars Volta ora preferiscono dedicarsi a brani di cinque massimo otto minuti. La scelta è opinabile. Se da una parte i nuovi album sono molto più orecchiabili, dall’altra ci possiamo scordare le cattedrali prog di un tempo. Questo Octahedron è un buonissimo disco, ma non sfugge alla regola. Otto brani di ottima fattura, un prog rock impeccabile e raffinato, ma manca quella lucida follia che rendeva speciale la band. Un disco come questo si perde nel panorama della musica progressiva, De-Loused o Frances invece rimarranno nella storia della musica come due diamanti, stupendi e fragili al tempo stesso, frutto di un equilibrio precario e impossibile da replicare. Si evidenzia subito la preferenza per brani delicati, melodie agrodolci e suoni vellutati. L’iniziale “Since We've Been Wrong” è il manifesto programmatico del disco. Atmosfere soffuse condite da ricami melodici ammiccanti. L’elevata qualità delle composizioni va però commensurata alle potenzialità tecniche del gruppo. Per la band scrivere brani simili è uno scherzo, da una band simile è giusto pretendere di più. Va tuttavia riconosciuto che i pezzi sono molto buoni. “With Twilight as My Guide” affascina con atmosfere fosche e misticheggianti, “Cotopaxi” rispolvera un po’ di prog-core, compresso in 4 minuti. “Copernicus” è una ballata notturna di grande presa emotiva, da brividi. “Desperate Graves” è la giusta via di mezzo tra impulso ritmico vivace e melodia gentile, ricorda un po’ gli esordi. Il miglior brano è “Teflon”, con la sua ritmica poderosa e la melodia ipnotica immerse in un flusso sonoro denso e straniante. In “Luciforms” troviamo il miglior assolo di chitarra, a conclusione di un brano aggressivo ma ordinato. Il principale miglioramento tecnico apportato dal disco al sound della band è il timbro vocale di Cedric Bixler Zavala, finalmente lontano dalle grida degli scorsi episodi, ad eccezione di “Halo of Nembutals”, ed autore di melodie pregevoli. Le composizioni sono tutte di ottimo livello, ora come ora ci sono in giro poche band che possano competere con Omar Rodriguez-Lopez e soci. Certo, le ambizioni sono nettamente ridimensionate, ma dischi come questo si ascoltano più che volentieri, ricordando però che i capolavori dei The Mars Volta rimangono altri. Un buon disco che non innalza la statura artistica della band ma di certo non sfigura. Un lavoro di normale amministrazione che ci mostra il lato più introspettivo e delicato del progetto, in attesa di nuovi esperimenti di Musica Totale. 70/100
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Cedric Bixler Zavala: Voce Anno: 2009 |